TRENTO - Arriva a Palazzo Thun la protesta delle lavoratrici e dei lavoratori del call center di Dolomiti Energia, contrari alla gara d’appalto che rischia, tra un anno, di spostare fuori provincia e a condizioni peggiori il servizio per il mercato libero, attualmente gestito da Gpi con 34 lavoratrici a Trento e 18 a Milano. Fiom insieme agli addetti chiede di fermare la gara d’appalto e azzerare tutto, ma soprattutto aprire il confronto per evitare la delocalizzazione fuori provincia dei posti di lavoro e applicare a tutti i lavoratori dei call center di Dolomiti Energia, sia per il mercato libero sia per quello tutelato, il contratto nazionale dei metalmeccanici.
“Se è vero come sostiene la società che non si vuole far cassa sulla pelle dei lavoratori, allora si applichi a tutte e tutti il contratto economicamente più vantaggioso, cioè quello dei metalmeccanici e si dia, soprattutto garanzia che i posti di lavoro restano qui”, incalza Michele Guarda, segretario provinciale della Fiom che insieme ai lavoratori ha ribadito queste richieste anche al Consiglio comunale a Trento, dove era in discussione anche un’interrogazione sul tema della consigliera Bortolotti.
Attualmente il bando prevede, infatti, che tra un anno l'attività gestita oggi in Trentino venga trasferita a una azienda di fuori provincia che applicherà il CCNL Telecomunicazioni, senza che sia stato imposto all'azienda appaltatrice cui andrà il lavoro alcun impegno per il mantenimento occupazionale e salariale nei confronti di chi svolge l'attività oggi. “In questo modo Dolomiti Energia fa solo finta di rispettare le clausole sociali previste dalle normativa trentina sugli appalti, perché lo fa “a tempo”. Tra un anno, spostando il servizio oggi svolto in provincia sull'altro appalto, pagato molto meno, si libera della clausola sociale e la società che si aggiudica l'altro appalto non avrà alcun obbligo di prendersi insieme al lavoro anche chi ci lavora. E’ un precedente gravissimo e inaccettabile”.
Di fronte a questo scenario i soci pubblici o prendono posizione o sono complici di questa strategia al ribasso secondo il sindacato. “E’ ora che Provincia e Comuni, che sono i soci di Dolomiti Energia, ci spieghino qual è l’interesse pubblico di questa operazione se non un mero taglio dei costi del lavoro”.
Il sindaco Franco Ianeselli, soffermandosi con le lavoratrici all’esterno di Palazzo Thun, ha sottolineato l’impegno del Comune perché si concretizzi un avanzamento nel confronto tra le parti, definendo prioritaruoi riaprire il confronto.