TRENTO - È stato approvato il Protocollo d’intesa tra la Conferenza locale per la giustizia riparativa del distretto di Corte d’Appello di Trento e la Regione Autonoma Trentino-Alto Adige/Südtirol per l’istituzione del
Centro per la giustizia riparativa. Tale Protocollo, propedeutico e preliminare all’apertura del Centro ai sensi della normativa vigente, rappresenta un passaggio fondamentale per rendere effettivo e concreto il diritto di accedere ai programmi di giustizia riparativa in materia penale, nel rispetto dei principi sovranazionali che ne sanciscono la generale accessibilità.

“Con l’istituzione del Centro per la giustizia riparativa nel distretto di Trento vogliamo trasformare la risposta al reato in un’occasione di ricomposizione e ricostruzione dei legami sociali – ha spiegato
il presidente della Regione Arno Kompatscher - la giustizia non è solo punizione: è anche restituire dignità alle vittime, favorire l’assunzione di responsabilità dell’autore dell’offesa, offrire partecipazione e prospettive alla comunità. È nostro dovere costruire un ponte tra chi ha sbagliato e il tessuto sociale, promuovendo percorsi che guardino al futuro, non solo al passato.
Vogliamo garantire dignità e possibilità a tutti, anche a chi ha sbagliato – ha concluso il presidente - le iniziative previste mirano anche a costruire un ponte tra il carcere e la società, promuovendo la giustizia riparativa e il reinserimento come strumenti fondamentali per la coesione sociale”.
L’accordo stabilisce che il Centro dovrà garantire fin dall’avvio la piena fruibilità dei programmi, assicurando la presenza di personale qualificato e in particolare di mediatori esperti in programmi di giustizia riparativa iscritti all’elenco ministeriale. Particolare attenzione verrà posta alla parità di genere e alla diversificazione dei profili dei mediatori, valorizzando l'età, competenze e professionalità pregresse. Sarà inoltre garantita la presenza di interpreti bilingue che siano anche traduttori, così da rendere accessibile il percorso a tutte le persone coinvolte. L’accesso ai programmi sarà gratuito, volontario e aperto senza discriminazioni, indipendentemente dalla tipologia o dalla gravità del reato, salvo nei casi in cui vi sia un concreto pericolo per i partecipanti.
Il Centro si rivolge non solo alle vittime di reato e alle persone indicate come autori dell’offesa, ma anche ai loro familiari, a persone di supporto, ad associazioni e istituzioni, promuovendo un percorso di riconoscimento reciproco e di ricostruzione dei legami con la comunità. I programmi si svolgeranno su invio dell’autorità giudiziaria nel pieno rispetto delle garanzie previste, come il diritto all’informazione, il consenso libero alla partecipazione, l’assistenza linguistica, la riservatezza e la non discriminazione, con tempi adeguati alle necessità dei singoli casi. È inoltre prevista una rigorosa formazione dei mediatori e la loro iscrizione in appositi elenchi, a garanzia della qualità e della serietà dei programmi.