CARZANO (Trento) - Con il nome di "Sogno di Carzano" è passato alla storia un episodio della Grande Guerra assolutamente singolare e significativo. Accadde nella notte tra il 17 e il 18 settembre 1917, quando fallì in modo del tutto imprevedibile il piano d'attacco dell'esercito italiano nel territorio allora controllato dall'Impero di Vienna. La sortita dal confine orientale del Trentino era stata favorita dal tradimento del tenente austro-ungarico Ljudevit Pivko, ufficiale sloveno che nutriva sentimenti irredentisti e che - spalleggiato da altri ufficiali di origine cecoslovacca - lavorò assieme al nemico per consentire l'avanzata degli italiani. Il piano per l'appunto non andò a buon fine e i bersaglieri del 72º Battaglione furono investiti in pieno dagli asburgici. A Carzano - per la 23a edizione della commemorazione di quei fatti - oggi è salito anche il presidente Claudio Soini, che al programma come sempre organizzato dall'apposito comitato del paese, ha concesso il patrocinio del Consiglio provinciale di Trento.

Soini - ospite della presidente Piera Degan - ha voluto sottolineare il valore di coltivare la memoria storica.
"In quella notte lontana - ha poi ragionato il presidente - si manifestarono drammaticamente le aspirazioni del mondo slavo che voleva liberarsi dal peso di Vienna e di Budapest e quelle dell’Italia che vedeva nell’Impero Austro – Ungarico il nemico storico da battere per compiere l’ultimo passo del Risorgimento, completando l’unità d’Italia. Carzano in quelle ore divenne il centro nevralgico della guerra Italo – Austriaca e dello scontro tra nazionalità che componevano il morente impero degli Asburgo.
Sogni di riscatto nazionale che purtroppo, dopo la Grande Guerra, divennero incubi perché sfociarono nei nazionalismi esasperati che costituirono il terreno fertile per la nascita delle dittature che trascinarono i popoli europei nell’olocausto della Seconda Guerra Mondiale e fecero arretrare drammaticamente il livello di civiltà del nostro continente".
La conclusione di Soini è stato l'invito a guardare agli 80 anni di pace che l'unione e concordia europea hanno consentito. "Sono convinto che se, nella più malaugurata delle ipotesi, l’Europa dovesse disgregarsi a causa del ritorno dei nazionalismi o sotto la pressione di regimi autoritari i popoli che la compongono ben presto guarderebbero a questi nostri anni con nostalgia e rimorso. Una nostalgia e un rimorso che si estenderebbero anche alla nostra Autonomia che è il frutto e il testimone del dialogo possibile tra popoli che sono stati nemici storici. Carzano quindi è un importante luogo della memoria, ma anche un richiamo a non tornare su strade pericolose che l’Europa ha già percorso".