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Festival dello Sport, la nonesa Battocletti si racconta

La campionessa di Cavareno accolta da star a Trento

TRENTO - "Se cinque anni fa mi avessero detto che sarei stata questa avrei detto che non era possibile. Ora mi guardo indietro e penso a quanto sono cresciuta: mi fa emozionare quasi più di rivedere una medaglia. Sto crescendo, sto raggiungendo qualcosa che fino a qualche anno fa sembrava impossibile“. La testa di Nadia Battocletti è grande quanto il suo motore, quella che l’ha portata ad aggiungere le medaglie mondiali in 10.000 (argento) e 5.000 (bronzo) a quella Olimpica di Parigi.

Nella sua Trento (“Questa per me è casa”), ospite del Festival dello Sport in un’edizione live di “Un altro podcast”, che ha inaugurato così la sua seconda stagione, ha raccontato i suoi segreti e i suoi prossimi obiettivi, dagli Europei di cross in Portogallo a dicembre in cui vuole fare bene alle Olimpiadi di Los Angeles che “non sono un chiodo fisso ma a cui sto già pensando" (Nadia Battocletti, foto credit Daniela Papini).

L’idea di Nadia e continuare a crescere. Ci sono le medaglie dei Mondiali di Tokyo, quelle che tiene in banca assieme a quella di Parigi, a ricordarle non solo quanta strada ha fatto, ma anche quanto si stia avvicinando a chi le sta davanti. “Nessuno è imbattibile, si sta riducendo il gap perché io sto crescendo e costruendo tanto - racconta Nadia, sommersa dall’affetto della Sala Filarmonica, piena anche dei tifosi del suo fan club -. Mi piace l’idea di migliorarmi come atleta ma anche come persona”. Lo ha fatto anche ai Mondiali, da cui è tornata con le due medaglie che ha portato in sala a ricordarlo. “Sono state due medaglie diverse - ricorda -. Medaglie diverse. Nei 10.000 sapevo che non mi volevano all’ultimo giro e avrebbero fatto una gara subito tosta. C’erano fischietti all’interno dello stadio e dopo un po’ di giri ho cominciato a sentire un fischio: era un segnale per far aumentare ritmo e attaccarmi.
A livello mentale, i 10.000 sono stati più difficili, ma quella più faticosa a livello di energie rimaste è stata quella nel 5.000. Ho provato a fare uno step in più, provando a stare davanti da subito”.

L’oggetto che Nadia porta nella scatola, una delle caratteristiche di “Un altro podcast”, sono le sue scarpe. E anche da qui emerge quanto la testa di Battocletti sia un suo segreto quanto le sue gambe. “Queste scarpe sono state fatte per me, apposta per il Mondiale - racconta -. Vengono da due anni di ricerche, descrivono il mio percorso e l’approccio che ho per questo sport, che diventa sempre più scientifico e metodico. Lavoro con gli ingegneri che realizzano le scarpe: a luglio lo sponsor mi ha comunicato che avrebbero prodotto le scarpe su cui stavamo lavorando in tempo per il Mondiale. Serviva l’ok della federazione, che è arrivato il giorno prima dei 10.000. Lo sport è tanto legato alla tecnologia, anche se nell’atletica la prestazione è prettamente umana”.

L’essenza di Battocletti sta soprattutto nella sua famiglia, nei genitori di cui si emoziona sempre a parlare e che chiama “il suo porto sicuro, quelli che se vinco festeggiamo insieme e se va male so che mi prendono comunque. Con mamma poi ho un rapporto così speciale che spesso ci scambiano per sorelle”. E sta nella sua terra, in quel Trentino di cui “quando vedo il cartello stradale mi sento subito a casa. Resistenza, efficacia sulla corsa, sono cose che ho fin da bambina - dice -. A livello di carattere, voglia e volontà di non mollare fanno parte di me. E anche il dover sacrificare tutto per raggiungere determinati obiettivi”. Nadia è anche studentessa, e nella corsa alla laurea in Ingegneria edile e architettura mette la stessa determinazione che usa in pista. Quella che l’ha portata a medaglie storiche, a diventare uno dei simboli dell’atletica Italiana. E di quel Trentino che ama tanto e che ha contribuito a renderla un simbolo.
Ultimo aggiornamento: 10/10/2025 15:10:38
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