“La rapidità del ritorno spontaneo del lupo che negli ultimi anni ha visto questa specie ripopolare aree della Penisola da tempo prive della sua presenza, lascia pensare - sostiene Luca Corlatti, ricercatore del settore lombardo del Parco Nazionale dello Stelvio - che nei prossimi anni la sua presenza aumenterà anche nel settore lombardo del Parco dello Stelvio, date le buone condizioni dell’habitat, in termini di spazio e di prede selvatiche disponibili”.
“Ma ancor prima dell’arrivo del lupo in questo settore del Parco - prosegue Corlatti - in virtù della missione di conservazione che è alla base dell’istituzione stessa dell’area protetta, e dell’esperienza delle altre Regioni, il Parco si impegna per promuovere le misure che rendono possibile la coesistenza fra lupo e attività umane”. Il quadro di tutela del lupo è complesso e articolato: a livello nazionale il lupo è tutelato dalla legge 157 del ’92, dalla legge Quadro 394/91, che disciplina la conservazione della natura nelle Aree protette, mentre a livello europeo è riconosciuta come specie da difendere, secondo la Convenzione di Berna (Convenzione sulla Conservazione della vita selvatica e degli Habitat in Europa), firmata a Berna il 19 settembre 1979 e ratificata dall’Italia con la legge 503 del 5 agosto 1981 e dalla direttiva Habitat 357 del 1992.
“Proprio in questo contesto normativo definito a livello Nazionale, più che locale, un atto di bracconaggio come questo risulta particolarmente grave - spiega Luca Pedrotti, coordinatore scientifico del Parco Nazionale dello Stelvio - e rende nulli gli sforzi che il Parco e Regione Lombardia, insieme alla comunità locale, si stanno impegnando a fare per facilitare la compresenza di lupo e uomo in questo territorio; è attualmente argomento di discussione a livello nazionale ed europeo la possibilità di intervenire in determinate condizioni con abbattimenti in deroga, ma si tratta di una questione che può essere affrontata solo in maniera coordinata tra i soggetti istituzionali, locali e centrali, e la cui eventuale applicazione può solo essere conseguente alla messa in atto delle misure di prevenzione attivabili; per cui un’azione individuale, come questa, si configura quale reato penale e non può che generare l’effetto contrario”.
“Vi è la piena disponibilità da parte del Parco - conclude il direttore Franco Claretti - a sostenere tutte le azioni a favore di questi territori, agricoltura compresa, finalizzate a rafforzare la cooperazione nella gestione di questa specie. Il grave gesto, oltre che inutile dal punto di vista ecologico, non ha giustificazione alcuna. Sarà rafforzato il nostro impegno nel proseguire, insieme alle Comunità, il dialogo costruttivo nella convinzione che il lupo rappresenta un elemento fondamentale degli ecosistemi naturali e la conservazione di questa specie comporta un beneficio per tutte le altre componenti ambientali ad essa interrelate”.