TRENTO - Una fatica necessaria per meritarsi il giusto riposo. Questo, in sintesi, il pensiero riguardo lo sport di Mauro Corona, intervenuto nel talk “Lo sport come fonte di quiete”. In una piazza Duomo che faticava a contenere il tanto pubblico accorso, stringendo il sigaro tra le dita, con bandana e abbigliamento tecnico d’ordinanza, Corona ha ben presto catturato l’attenzione con racconti e aneddoti divertenti. A partire dalle scuse iniziali per la voce roca, “ieri ho giocato a morra e sono senza voce però ho battuto mio fratello” o dalla sua mancata propensione allo sport: “Per essere dei vincenti in qualsiasi disciplina sportiva – ha ammesso – è necessario iniziare prestissimo e dedicarsi anima e corpo. All’idea di trascorrere 20 anni di sacrifici per entrare nella storia dello sport, ho preferito la geografia delle osterie”.
Durante il suo monologo, Corona ha ricordato le sue origini trentine. Nato sulla strada tra Baselga di Piné e Trento prima di tornare a Erto dopo sei anni, nel capoluogo conserva ancora diversi parenti. Tra le curiosità, l’aver praticato molti sport in gioventù.
Dal bob a 4 dove è arrivato terzo ai campionati nazionali all’arrampicata e l’invidia nei confronti di Manolo, dalla corsa allo sci di fondo, disciplina condivisa con un vero campione, Maurilio De Zolt: “Correvo con lui – ha rivelato Corona – però non potendo allenarmi e non avendo mezzi né soldi per disputare le gare mi consigliò di entrare in un corpo militare. I vigili del fuoco di Belluno mi chiesero la fedina penale ma questa non era pulitissima e non potei entrare”.
Animo insoddisfatto, come lui si è descritto, Corona (foto credit Alessandro Eccel Pat) ha trovato nella montagna la cura per i suoi mali: “La montagna mi abbracciava – ha concluso - sapevo di faticare ma mi sentivo protetto e quando tornavo a casa e non ero più nervoso. Una cosa che mi capitava anche dopo aver lavorato. Non mi piaceva trascorrere 15 ore in cava, ma alla sera ero rilassato. Oggi faccio diversi sport come l'arrampicata o lo sci alpinismo, ma per me lo sport è camminare; una cosa che mi rilassa e mi fa stare bene anche se questo comporta fatica. Purtroppo oggi si è persa l'abitudine alla fatica. Pur con la sempre utilissima tecnologia, si usano sempre meno le mani e di conseguenza si stimola poco il cervello. Col tempo, così, si è persa la voglia di faticare e anzi, talvolta capita di essere stanchi ancor prima di fare fatica e si finisce per essere tristi o litigare per inezie proprio perché il corpo non ha faticato”.