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Nadro: il ritorno degli Uri scomparsi

Esposto al pubblico, dopo 40 anni, un calco del masso scomparso

CETO (Brescia) - Tornano, almeno in effigie, due delle figure più antiche dello straordinario patrimonio di incisioni rupestri della Valcamonica, primo sito UNESCO italiano. L' occasione è la presentazione, venerdì 29 agosto alle ore 18:30, presso il Museo della Riserva delle Incisioni Rupestri di Ceto, Cimbergo e Paspardo, del primo volume della Collana Mondadori Rose Camune intitolata "Sulla pietra Antica" e dedicato alle incisioni più antiche della Valle Camonica: alcune di quelle che campeggiano sulla Collina Sacra di Luine a Darfo Boario Terme e per l'appunto i due uri di Mezzarro di Breno (nella foto), ritrovati, studiatii e segnalati negli anni Ottanta e poi misteriosamente scomparsi.

Per fortuna l' archeologo camuno Ausilio Priuli, a suo tempo, poco dopo la scoperta, fece foto, rilievi e soprattutto un calco di quel masso di Mezzarro e ora questo calco sarà esposto al Museo di Nadro a Ceto in occasione della presentazione del libro "Sulla pietra Antica". Le incisioni più arcaiche della Valle Camonica, primo sito Unesco italiano.

Sarà presente Ausilio Priuli stesso, uno dei quattro autori del volume, che dialogherà con Virgilio Patarini, curatore del volume e della Collana Mondadori.
Questo primo volume discussione testi inediti redatti per l'occasione da Fabio Martini, Umberto Sansoni, Diario Sigari e Ausilio Priuli, ovvero alcuni dei massimi studiosi che si sono occupati delle Incisioni Rupestri più antiche della Valcamonica negli ultimi 15 anni.

E tra gli argomenti trattati dal volume, oltre che gli uri di Mezzarro, spicca anche la scoperta di cinque nuove figure controverse zoomorfe sulla roccia n.6 di Luine, su cui campeggiano altre otto figure paleolitiche (o mesolitiche, a seconda delle interpretazioni).

Della scoperta di queste nuove figure di animali databili tra la fine del Paleolitico e il Mesolitico avevano già scritto Dario Sigari e Angelo Fossati su una rivista specializzata, ma la notizia era passata pressoché inosservata.

Allo stesso modo la scomparsa del masso di Mezzarro su cui campeggiavano due figure di uro (una specie di grande toro dalle corna lunghissime scomparse in età storica) era stata ignorata almeno fino a qualche tempo fa quando la notizia era comparsa in un articolo su un quotidiano nazionale, articolo scaturito proprio a margine delle prime indiscrezioni trapelate sull'uscita di questa pubblicazione.

Ora per la prima volta entrambi gli argomenti sono affrontati con ampia trattazione e presentati al grande pubblico.

Presentazione a ingresso libero, venerdì 29 agosto alle 18:30 presso il Museo della Riserva Naturale Incisioni Rupestri di Ceto, Cimbergo e Paspardo. A Nadro di Ceto, via Piana, 29.
Da settembre il volume sarà in distribuzione in tutte le librerie italiane.

SULLA PIETRA ANTICA
Le incisioni più arcaiche della Valcamonica, a cura di Virgilio Patarini.
Nella prima parte: saggi introduttivi sull'immaginario paleolitico a cura di Fabio Martini e sull'ipotesi animistico sciamanica a cura di Umberto Sansoni. Nella parte centrale: testi sulle incisioni più antiche della Valcamonica -rilevate sulla collina di Luine a Darfo Boario Terme- di Fabio Martini, Umberto Sansoni e Dario Sigari.

In appendice un saggio di Ausilio Priuli su due figure di uro rinvenute su un masso a Mezzarro di Breno.
Primo volume della collana “Rose Camune”, progetto editoriale a cura di Zamenhof Art.
EDITORIALE GIORGIO MONDADORI. Copertina rigida, formato cm 21x28, pagg.
210, euro 35

Presentazione
A partire da quattordici mila anni fa, alla fine dell'ultima glaciazione, gruppi di cacciatori nomadi varcarono i confini della Valcamonica, lasciando segni materiali del loro passaggio: i resti di una capanna a Cividate Camuno e le più antiche incisioni rupestri della Valle sulla Collina di Luine a Darfo Boario Terme e su un masso a Mezzarro di Breno (ora andato perduto). Questo libro, attraverso la voce di quattro dei massimi esperti che si sono occupati della materia negli ultimi anni, parla di quei primi segni arcani, del loro ritrovamento, della difficile decifrazione, dei possibili significati, dei molti riferimenti, ma anche della vita, del modo di pensare e di relazionarsi tra loro e col mondo da parte di quei nostri lontanissimi antenati. Così simili e così diversi da noi.

Negli ultimi quindici anni numerosi studiosi sono tornati ad occuparsi delle più antiche incisioni della Valcamonica rilevate da Anati alla fine degli anni Sessanta del secolo scorso su due rocce della collina di Luine: la roccia n.34 e la roccia n.6, collocate l'una all'estremità sud della collina, a strapiombo sul Dezzo, l'altra all'estremità nord a strapiombo su di un'ansa del fiume Oglio che scorre un centinaio di metri sotto.

Ha dato il via a questa nuova ondata di interesse e di studi Fabio Martini nel 2009, su invito della Sovrintendente Raffaella Poggiani Keller. In seguito hanno affrontato l'argomento Angelo Fossati e Dario Sigari e, incidentalmente, anche Umberto Sansoni. Nessuno dei quattro è arrivato alle medesime conclusioni.

Martini ha sparigliato rispetto alle conclusioni di Anati, retrodatando alla fine del Paleolitico, salvando una sola figura (quella sulla sommità della r.34) e interpretandola come un cavallo anziché un cervo. Sigari e Fossati hanno individuato ben 15 figure della fine del Paleolitico (quella sulla r.34 e ben 14 sulla r.6, il doppio di quelle individuate da Anati), mentre Sansoni è sostanzialmente tornato alle conclusioni di Anati: otto figure zoomorfe del Mesolitico. Chi ha ragione?

Zamenhof Art ha invitato questi autorevoli studiosi a rielaborare, per la presente pubblicazione, quanto da loro scritto in merito negli ultimi anni, affinché sia ​​poi il lettore stesso a farsi un'opinione, tirando le proprie conclusioni sulla base delle diverse argomentazioni e magari recandosi a vedere le incisioni di persona. Questi tre contributi costituiscono la parte centrale della pubblicazione. In appendice si pubblica anche un breve saggio di Ausilio Priuli che pur trattando di altre due figure rinvenute altrove affronta criticamente anche i temi principali relativi alle figure più antiche di Luine con alcune interessanti considerazioni sulle modalità di picchiettatura delle incisioni e su aspetti geomorfici delle rocce che risultano non irrilevanti nell'analisi dei segni sulla roccia.

Inoltre, al fine di contestualizzare questi segni dell'Era della Pietra Antica, si è chiesto a Fabio Martini di condurre il lettore in un viaggio preliminare nel dedalo dell'Immaginario Paleolitico, affinché possa orientarsi in questo labirinto di segni e di figure abbastanza da non perdersi, utilizzando come filo di Arianna le differenze e le analogie tra il “fare segno” nella Preistoria e l'arte in senso contemporaneo.

A Umberto Sansoni si è chiesta qualche suggerimento sui possibili significati di queste figure di animali incise sulla roccia. E questi due contributi sono il prologo, il viatico che ci conduce alla parte centrale.

Ed infine, in appendice, come si accennava, si è invitato Ausilio Priuli a raccontarci qualcosa di altre due figure rinvenute in Valcamonica (non a Boario, ma a Mazzarro di Breno), che potrebbero, dovrebbero essere paleolitiche. E in questo caso la faccenda si tinge doppiamente di giallo, non solo per i dubbi relativi alla datazione delle due incisioni, ma anche per la loro scomparsa: si tratta di quello che se fosse un racconto letterario potrebbe intitolare “Il mistero degli uri fantasma”. Il masso infatti, nonostante le segnalazioni fatte alla Soprintendenza e al Comune di Breno, non è stato messo sotto tutela e attualmente risulta “scomparso”, forse rimosso, forse andato distrutto durante i lavori di risistemazione del luogo.
Ultimo aggiornamento: 26/08/2025 23:55:03
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