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Le Regioni europee chiedono all'UE un'Agenda urgente per montagna e aree interne

I delegati europei in Consiglio regionale a Trento: il voto finale a Tenerife

TRENTO - Ieri e oggi Trento è stato il cuore simbolico dell’Europa delle Regioni. La CALRE – Conferenza delle Assemblee Legislative Regionali Europee – si è riunita nel capoluogo trentino su iniziativa del presidente del Consiglio regionale del Trentino-Alto Adige, Roberto Paccher, per discutere una questione cruciale: lo spopolamento e la fragilità economica delle aree montane e interne, che coprono l’80% del territorio dell’Unione e ospitano il 57% della popolazione europea.

I delegati, in arrivo da diversi Paesi europei – dalla Baviera alla Cantabria, dall’Abruzzo a Bruxelles – hanno aperto la due giorni di lavoro con una visita al museo di Alcide De Gasperi in Tesino, richiamo ideale ai valori fondativi dell’Europa. Oggi, nell’aula del Consiglio regionale, hanno discusso un documento comune elaborato dal Gruppo di lavoro CALRE su “Problematiche della montagna e delle aree interne”, che lancia un appello all’Unione Europea per un intervento tempestivo e strutturato. In aula dopo i saluti del presidente della Regione Arno Kompatscher e del presidente della Provincia Autonoma di Trento Maurizio Fugatti, è toccato alla presidente della Calre Astrid Maria Pérez Batista augurare buon lavoro ai delegati europei presenti nell’aula del Consiglio. Subito dopo gli intervenuti hanno potuto ascoltare dalla professoressa Mariangela Franch, senior professor dipartimento economia dell’Universita’ Trento, una lectio sulla sostenibilità del turismo.

Il documento messo a punto a Trento dalla Calre, e che verrà votato dall'assemblea plenaria a Tenerife a gennaio 2026, prende le mosse da un dato che pesa.
E non poco: nonostante queste aree contribuiscono al 46% del valore aggiunto lordo dell’UE, il PIL pro capite resta fermo al 70% della media europea. Spopolamento, invecchiamento, abbandono delle attività agricole e mancanza di servizi essenziali stanno trasformando intere regioni in territori fragili. La proposta CALRE si articola su tre linee di azione. La prima chiede un maggiore rilievo istituzionale, con l’approvazione di un’Agenda europea per i territori montani, rurali e periferici e l’inclusione delle aree interne tra quelle con “svantaggi strutturali permanenti”, come previsto dall’articolo 174 del Trattato sul funzionamento dell’UE. La seconda punta al rilancio economico, con un pilastro dedicato all’agricoltura di montagna nella PAC post-2027, il sostegno al turismo lento e alla manifattura innovativa. La terza riguarda la cooperazione transnazionale, rafforzando i programmi come Interreg Alpine Space e le strategie macroregionali (EUSALP, EUSAIR), e promuovendo progetti pilota per servizi sanitari, scolastici e digitali condivisi.

“La montagna non è un’entità minoritaria da proteggere, ma un cuore vitale per ripensare il futuro europeo” – si legge nel documento. Esperienze come gli incentivi trentini per la riqualificazione abitativa, la destinazione del 30% dei fondi UE alle aree interne in Toscana o il sostegno bavarese agli agricoltori alpini mostrano che le soluzioni più efficaci nascono dal basso. La conclusione è netta: “Meglio investire prima, con servizi e presidio del territorio, che pagare dopo il prezzo dello spopolamento e dell’abbandono”. Da Trento, dunque, parte un messaggio politico chiaro all’Europa: il futuro dell’Unione passa anche – e forse soprattutto – da quei territori che oggi non vogliono restare ai restare ai margini.
Ultimo aggiornamento: 17/10/2025 12:49:12
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