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Prendersi cura della famiglia in una società che invecchia

Ultimo giorno del Festival della Famiglia di Trento 2025

TRENTO - In una società che invecchia, le famiglie si fanno carico dei bisogni di cura di più generazioni tra figli, nipoti e anziani, simultaneamente e per periodi sempre più lunghi. Le persone caregiver, soprattutto quando gestiscono la non autosufficienza di familiari anziani, sono spesso esposte a rischi di malessere psicologico. Alcune famiglie affrontano la sfida della disabilità, una sfida particolarmente importante se ad essere disabile è un minore. Le donne rimangono, a tutte le età e in tutti i casi, perno della cura familiare. Per loro, quando i servizi di cura non sono disponibili, accessibili o di qualità, la cura spesso compete con il lavoro retribuito. Nel caso dei servizi di cura per l’infanzia, profonde differenze territoriali possono trasformare la cura in un difficile gioco di equilibrismo. Ha moderato Antonella Carlin, direttrice di RTTR tv e RTT radio.

"La famiglia è il principale ammortizzatore sociale: si assume ogni giorno responsabilità e compiti di cura che non sempre i servizi pubblici riescono a coprire pienamente. Spesso si trova a supplire alle funzioni di prossimità, ma questo impegno – diviso tra lavoro, casa, figli, scuola e assistenza – sta diventando sempre più gravoso. Per questo servono interventi urgenti anche a favore dei caregiver, per garantire loro momenti di respiro, energia e serenità. La politica pubblica deve attivare più servizi per sostenere le famiglie, sollevandole da compiti pressanti e continui legati alla cura di bambini, anziani e persone fragili", così il vicepresidente e assessore alla famiglia della Provincia autonoma di Trento, Achille Spinelli, nel suo saluto introduttivo.

Ha poi aggiunto: "Servono nuovi strumenti da parte della Provincia: l’Assegno Unico Provinciale avrà una nuova impostazione, affiancando al contributo economico anche servizi erogati da soggetti qualificati del Terzo settore, in grado di offrire un supporto più concreto rispetto alla sola misura monetaria. Il nostro obiettivo è fare in modo che le difficoltà delle famiglie non pesino solo sulle loro spalle, ma possano essere condivise dalla comunità e accompagnate da un intervento organico dell’ente pubblico. È un percorso impegnativo e complesso, ma che vogliamo affrontare con determinazione, forti della nostra speciale autonomia", queste le conclusioni del vicepresidente Spinelli.

A seguire, ha preso la parola Tiziana Tesauro, ricercatrice presso il Consiglio Nazionale Ricerche che ha commentato: “Stiamo sviluppando una ricerca sul ruolo dei caregiver che in Italia, senza alcuna remunerazione, si occupano delle persone più fragili e degli anziani. Nel nostro Paese su 4 milioni di anziani non autosufficienti, 7 milioni sono caregiver e su di loro si basa il sistema di welfare nazionale. La famiglia è camera di compensazione di rischi e bisogni e la cura pesa in media 40 ore a settimana a persona. E’ nata una nuova coppia tra anziano e caregiver e vi è il rischio dell’isolamento sociale.
Occorre un inquadramento giuridico del caregiver per riconoscere i suoi diritti. Continuare a pensare che il carico è solo sulla famiglia, non è corretto e dovrebbe invece essere un dovere di cittadinanza. In Italia vi è solo un 'Beneficio di accompagnamento' verso coloro che hanno almeno 80 anni e un reddito che non supera i 6000 euro annui e non è autosufficiente: una misura – ha concluso – completamente insufficiente a livello economico”.

La professoressa associata di Sociologia dell’Università Bocconi, Nicoletta Balbo, ha invece presentato le famiglie “invisibili” che sono quelle con bambini con disabilità. In Italia vi sono 411.000 bambini fragili e 2 milioni e mezzo di famiglie che hanno almeno un parente fragile. Le conseguenze principali sono una peggiore salute mentale e fisica con carico di stress e senso di solitudine molto accentuati. Queste famiglie hanno un carico di cura in media di 12 ore a figlio con disabilità, mentre per i padri di 4 ore al giorno. Inoltre, le mamme con un figlio disabile guadagnano in media il 15% in meno delle mamme con figli in salute. I fratelli dei bimbi con disabilità sono considerati anch’essi “invisibili” perché spesso vengono trascurati dai genitori. Questi fratelli e sorelle, quando diventano adulti, sono resilienti, con un buon lavoro perché non vogliono causare altri problemi ai genitori e diventano adulti prima della media. Sono anche in genere soggetti molto attivi nella vita pubblica visto che sono più altruistici e pensano maggiormente al bene comune.

Infine è intervenuta Antonella Inverno, responsabile ricerca dati e politiche per l’infanzia e l’adolescenza di Save the Children, che pubblica ogni anno un Rapporto sulla maternità “Le equilibriste, la maternità oggi in Italia”. La dottoressa ha esordito dicendo che il “divario nel tasso di occupazione tra donne e uomini è di solo il 9% prima di avere figli, ma nel momento in cui nasce un figlio il divario si allarga a 31,8% col tasso di disoccupazione che arriva al 60%. Il sistema del lavoro penalizza le donne che decidono di avere un figlio. In molte regioni italiane il numero di figli per donna è correlato all’occupazione femminile. Questo spiega perché il primo figlio in media arriva a 33 anni, ma sono sempre di più le donne che diventano madri dopo i 40 anni.”

Un altro tema evidenziato da Inverno ha riguardato le mamme sole con un figlio e senza partner. “Voglio porre un faro sulle mamme sole, che sono sempre di più: 716.000 donne tra i 25 e i 54 anni con un figlio minorenne, e con tutto il carico di cura che questo comporta. Per quanto riguarda il reddito, i padri soli con un figlio guadagnano in media circa 35.000 euro all’anno, mentre le donne sole con un figlio circa 27.000 euro. In Italia non esistono misure specifiche a loro favore, mentre in altri paesi europei sono già previste iniziative come il raddoppio dei congedi e la maggiorazione delle retribuzioni per le donne che vivono da sole".
Infine ha aggiunto: "Occorrono interventi strutturali, anche economici, come bonus estesi nel tempo – idealmente per almeno 30 anni – per garantire risultati efficaci. Ricordo inoltre che l’Italia si colloca al 95° posto su 146 paesi per quanto riguarda la differenza salariale di genere".
Ultimo aggiornamento: 22/11/2025 18:11:56
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