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Festival della Famiglia, confronto sui nuovi percorsi verso la genitorialità

Esperti di demografia, medicina, diritto e politiche sociali a confronto

TRENTO - Esperti di demografia, medicina, diritto e politiche sociali a confronto. Il desiderio di futuro: al Festival della Famiglia un confronto sui nuovi percorsi verso la genitorialità "Desiderio di futuro: percorsi verso una genitorialità possibile", è stato il penultimo panel del Festival della Famiglia di Trento, moderato da Paolo Mantovan, vice direttore di TV33, un dialogo sul desiderio di genitorialità alla luce dei cambiamenti demografici, medici e sociali in atto. In un contesto in cui la denatalità e il rinvio della maternità/paternità sono fenomeni strutturali, la società è chiamata a riflettere su procreazione medicalmente assista e adozione, due procedure profondamente diverse, ma unite da un fattor comune, ossia il desiderio di essere genitori (foto credit Juliet Astafan Archivio Ufficio Stampa Pat).

Ad aprire il dialogo Cinzia Castagnaro, ricercatrice senior dell’ISTAT, che ha presentato un quadro per comprendere lo scenario nel quale si snoda il tema. “Fino agli anni ’60 la natalità cresceva costantemente, grazie al saldo positivo tra nascite e decessi. Questo trend è proseguito fino al 2014, anche grazie all’immigrazione, ma da allora la popolazione ha iniziato a calare: l’Italia ha perso circa 1,5 milioni di abitanti, e nel 2024 il tasso di natalità è sceso a 1,18 figli per donna, superando in negativo il minimo storico. Il fenomeno delle 'culle vuote', con la perdita di circa 200.000 nati negli ultimi 16 anni, è riconducibile a vari fattori: un numero sempre più ridotto di donne in età fertile, tante che decidono di avere figli più tardi, e altre che scelgono di non averne, per ragioni legate alla salute, all’età o ai propri progetti di vita".

Arne Luehwink, direttore dell’Unità Operativa Ostetricia e Ginecologia – PMA di Arco, APSS, ha illustrato il tema della PMA, come pratica che intende affrontare le difficoltà del concepimento, alla luce del contesto sociale e demografico presentato. La fertilità non è una condizione costante nel tempo: segue i suoi ritmi, spesso diversi da quelli dei progetti di vita.
La capacità di concepire tende a ridursi già molti anni prima della menopausa, proprio mentre tante donne tra i 35 e i 44 anni stanno costruendo il loro futuro familiare. Per questo, sempre più coppie scelgono di rivolgersi alla procreazione medicalmente assistita, pur sapendo che i risultati non sono garantiti, soprattutto nelle età più avanzate. "La PMA offre maggiori possibilità quando l’età femminile è più giovane, perché i tempi della natura sono poco modificabili. La medicina può dare un sostegno importante, ma è fondamentale che ogni donna abbia accesso a informazioni chiare, così da compiere scelte davvero consapevoli per il proprio percorso", ha concluso.

Lucia Busatta, professoressa associata di Diritto costituzionale e pubblico – CIBIO, Università di Trento, ha presentato il ruolo della legge davanti allo scenario presentato. “La riproduzione medica è una pratica sanitaria e pertanto deve essere regolamentata. La legge è arrivata nel 2004, relativamente tardi anche rispetto al contesto, purtroppo con una soluzione non equilibrata, dal momento che è stata scritta in una maniera troppo rigida”.

Dopo aver esaminato il limite storico alla natalità, quello biologico e quello giuridico/politico, Elisabetta Cenci, direttrice dell’Ufficio età evolutiva, genitorialità e centro per l’infanzia – Servizio politiche sociali della Provincia autonoma di Trento, ha parlato della genitorialità adottiva, basata sul legame affettivo e non biologico. “L’adozione è un fenomeno in netto calo, sia per fattori esterni, sia per la complessità delle procedure. Le coppie che decidono di aprirsi a questo percorso, infatti, devono avere dei requisisti per legge, legati all’età, alla stabilità della relazione e alla valutazione sulla idoneità ad accogliere, mantenere ed educare i figli. A livello statistico – spiega Elisabetta Cenci - le coppie sono relativamente mature, hanno un livello di istruzione medio-alto, e una posizione lavorativa generalmente stabile". C’è però un’altra caratteristica: il percorso adottivo segue spesso anni di tentativi di PMA, con coppie che portano con sé l’esperienza di un progetto familiare non realizzato. In sintesi "l’adozione non può essere un 'piano B': deve diventare un nuovo percorso generativo, che trasformi il bisogno di un figlio nel desiderio di essere famiglia per un bambino".
Ultimo aggiornamento: 22/11/2025 22:56:13
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