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Sabato, 4 maggio 2019

Trento Film Festival e Premio Itas del Libro di Montagna: tutti i vincitori

Trento - Si è svolta questa mattina a Trento presso la Sala Wolkenstein del Teatro Sociale la conferenza di proclamazione dei vincitori del 67. Trento Film Festival e della 45a edizione del Premio Itas del Libro di Montagna.


filmIl Gran Premio “Città di Trento” Genziana d’oro Miglior film va a La Grande-Messe. Il Premio CAI - Genziana d’oro Miglior film di alpinismo, popolazioni e vita di montagna al film italiano La regina di Casetta. Il Premio "Città di Bolzano" - Genziana d’oro Miglior film di esplorazione o avventura a Bruder Jakob, schläfst du noch?. Le Genziane d’argento Miglior contributo tecnico-artistico a Riafn e Miglior cortometraggio a Stations. Il Premio della Giuria è stato assegnato a The Border Fence e la Menzione speciale della Giuria a Beloved.


Il senso della comunità conquista con ironia la 67/ma edizione del Trento Film Festival con il documentario La Grande-Messe di Méryl Fortunat-Rossi e Valéry Rosier.


La giuria internazionale, composta da Charlène Dinhut (Francia), Ed Douglas (Gran Bretagna), Arunas Matelis (Lituania), Eliane Raheb (Libano), Giulio Sangiorgio (Italia), ha assegnato infatti a La Grande-Messe (Belgio/Francia, 2018, 70’) il prestigioso Gran Premio “Città di Trento” Genziana d’oro Miglior film con la seguente motivazione: «un racconto sapientemente ritmato su identità, nazionalismo, invecchiamento e lutto. Il film indaga l'appassionato fanatismo di un gruppo di tifosi di ciclismo provenienti da tutta la Francia, che condividono l'amore per una delle più famose gare di ciclismo al mondo: il Tour de France. Con l'avvicinarsi della gara, i registi Méryl Fortunat-Rossi e Valéry Rosier, svelano le vite di un'anziana generazione impegnata in una riflessione su quello che loro, e la Francia, sono diventati».



«Ho accolto con piacere la notizia della vittoria della Genziana d’oro da parte de La Grande-Messe - ha evidenziato il presidente del Trento Film Festival, Mauro Leveghi – perché è un’opera originale e coinvolgente, dove, in un ambiente di montagna dalla bellezza straordinaria, i veri protagonisti sono questa volta gli spettatori di un evento ciclistico di richiamo mondiale, il Tour di France, che fa da sfondo alla storia. Attraverso il loro entusiasmo, le emozioni, la semplicità dei loro gesti dettati da ritmi lenti, i protagonisti del film, avanti con l’età, trasmettono il senso della comunità, il piacere dello stare insieme, sublimando il significato dell’attesa. Valori che sono stati al centro di questa edizione del festival e che costituiscono anche una filosofia, un modo di approcciarsi alla montagna, secondo la quale ciò che è importante e premiante è il percorso, da fare insieme, non la cima in quanto tale. Anche questa volta la montagna unisce, creando una comunità d’intenti e la condivisione per la bellezza di un ambiente naturale che ognuno di noi ha il dovere di preservare».



Il Premio del Club Alpino Italiano Genziana d’oro Miglior film di alpinismo, popolazioni e vita di montagna è stato assegnato al documentario La regina di Casetta di Francesco Fei (Italia, 2018, 80’) con la seguente motivazione: «la giuria vuole complimentarsi con il regista per la sensibilità con la quale ha guidato il pubblico alla scoperta della vita privata di Gregoria, una ragazza che sta crescendo in un paesino di montagna. Il film segue la protagonista per un anno, evidenziando le sfide che è costretta ad affrontare per restare nel suo bellissimo paese circondato dalla natura, che lei considera il posto più bello al mondo. Allo stesso tempo poetico e contemplativo, La regina di Casetta trasmette un messaggio di resistenza per tutte quelle comunità che vogliono continuare a vivere in montagna».



«Il coraggio e la coscienza dell'identità delle proprie radici – ha dichiarato il presidente generale del CAI, Vincenzo Torti - non conoscono età: ce lo dimostra la protagonista del film La regina di Casetta che, proprio come era nelle intenzioni del Club alpino italiano quando ha aperto l'attribuzione dalla propria Genziana d'oro anche ai film che valorizzano, oltre all'alpinismo, le popolazioni e la vita nelle terre alte, guarda all'amore per la “propria” montagna. Non occorre avere alle spalle una vita dalla quale non ci si vorrebbe staccare, talvolta anche per una consuetudine di quotidianità: basta invece avere forte nel cuore la convinzione che la montagna dove si è nati ha bisogno di noi tanto quanto noi abbiamo bisogno di lei. La giovanissima protagonista non ci insegna l'attaccamento nostalgico, ma la visione verso il futuro».



Il Premio Città di Bolzano Genziana d’oro Miglior film di esplorazione o avventura è andato a Bruder Jakob, schläfst du noch? di Stefan Bohun (Austria, 2018, 80’) con la seguente motivazione: «Questo commovente film, la storia di quattro fratelli cresciuti insieme nelle montagne del Tirolo - tra cui lo stesso regista Stefan Bohun - e del loro tentativo di comprendere e fare i conti con il suicidio del quinto di loro, è a suo modo anche un'esplorazione. Attraverso il tempo, riguardando i filmati della loro infanzia e confrontandosi sui reciproci percorsi, e lo spazio, viaggiando dalle loro montagne alla lontana città dove viveva il fratello, i quattro analizzano la loro relazione con Jacob e tra loro, prima di tornare sulla montagna che scalarono insieme da ragazzi».



La Genziana d’argento Miglior contributo tecnico - artistico è andata a Riafn di Hannes Lang (Germania, 2019, 30’). «Una meravigliosamente ritmata raccolta di canzoni, suoni e richiami – si legge nella motivazione della giuria - che i pastori delle montagne usano per comunicare tra loro e con i loro animali. Considerato il tema, la colonna sonora di questo film è fondamentale. Il suono e il montaggio sono eccezionali e contribuiscono enormemente al successo del film, creando l'impressione complessiva di uno spontaneo concerto di montagna».



La Genziana d’argento Miglior cortometraggio è andato a Stations di Julien Huger (Francia, 2018, 23’) «per le sue immagini mozzafiato – si legge nella motivazione della giuria - e per il suo approccio artistico molto originale, il film è capace di trasformare le immagini dell'attività di una stazione sciistica invernale in astrazioni, sensazioni ed emozioni, mostrandole come vani tentativi da parte degli umani di addomesticare montagne quasi soprannaturali. Attraverso l'uso raffinato e intenso delle immagini e della musica, al termine del film i monti diventano un varco che connette l'umanità al cosmo».



Il Premio della Giuria è stato assegnato a The Border Fence di Nikolaus Geyrhalter (Austria, 2018, 112’): «Un documentario che è un saggio preciso sul presente. Un forum di confronto tra opinioni, che accoglie la voce dei cittadini, li osserva al lavoro, costruisce un possibile popolo e ascolta un coro discordante di parole e impressioni sul tema dei migranti. Un grande film politico, complesso e contraddittorio, che si contrappone al discorso politico semplificato trasmesso dai media».



La giuria ha inoltre assegnato la Menzione speciale a Beloved di Yaser Talebi (Iran, 2018, 61’) sulla straordinaria figura di Firouzeh, una donna di ottant’anni che vive immersa nella natura tra le montagne dell’Iran. «La giuria vuole inoltre conferire una menzione speciale al documentario Beloved e complimentarsi con il regista per aver ritratto il coraggio di una signora di ottant’anni che vive da sola sulle montagne della Turchia, sopravvivendo con difficoltà insieme alle sue mucche, alle quali è legata come fossero i suoi figli. Mentre i suoi veri figli non le fanno mai visita, lei continua ad aiutarli attraverso il duro lavoro, garantendo loro un’eredità. Riprendendo la vita di questa donna in diverse stagioni, il regista offre un ritratto onesto del coraggio di una madre».



Anche la direttrice del festival, Luana Bisesti, si è detta contenta per il fatto che il senso di comunità, valore che contraddistingue da sempre il Trento Film Festival, sia emerso nei premi assegnati dalla giuria internazionale. «Una voglia di stare insieme e di condivisone – ha detto Luana Bisesti – che è stata testimoniata sia dalle sale cinematografiche sempre piene, ma anche dalla grande partecipazione di pubblico a tutti gli altri eventi del festival, dalle mostre, alle serate evento, dai caffè scientifici, agli eventi per il Marocco, alle iniziative per i più piccoli al Parco del Mestieri. Il festival, in questo senso, ha dimostrato ancora una volta come rappresenti un momento di riflessione e d’incontro, dove ognuno può percorrere itinerari a seconda delle proprie passioni e interessi, scambiando opinioni, programmi, progetti, amicizie. Un festival sempre più internazionale, dove il nostro territorio si apre al mondo, diventando laboratorio del mondo della montagna e delle sue culture».



«Le scelte della giuria del concorso – ha evidenziato il responsabile del programma cinematografico del festival, Sergio Fant - ci rallegrano perché colgono la combinazione di rilevanza tematica, originalità formale e forza dei racconti che cerchiamo di mettere in evidenza con la varietà dei film selezionati. Inoltre, dopo tante Genziane andate a film girati sulle montagna di tutto il mondo, i premiati di quest’anno ci riportano tutti su Alpi e Appennini, come a ricordaci che l’attenzione, la cura per i territori di montagna iniziano necessariamente da quelli che abbiamo più vicini, che viviamo ogni giorno, e non solo celebriamo con film e racconti».


La Giuria del 67. Trento Film Festival – composta da Charlène Dinhut (Francia), Ed Douglas (Gran Bretagna), Arunas Matelis (Lituania), Eliane Raheb (Libano), Giulio Sangiorgio (Italia) - ha assegnato i seguenti premi ufficiali:



GRAN PREMIO “CITTA’ DI TRENTO”


GENZIANA D’ORO MIGLIOR FILM


La Grand-Messe


di Méryl Fortunat-Rossi e Valéry Rosier (Belgio/Francia, 2018, 70’)




PREMIO DEL CLUB ALPINO ITALIANO


GENZIANA D’ORO MIGLIOR FILM DI ALPINISMO, POPOLAZIONI E VITA DI MONTAGNA


La regina di Casetta


di Francesco Fei (Italia, 2018, 80’)




PREMIO “CITTA’ DI BOLZANO”


GENZIANA D’ORO MIGLIOR FILM DI ESPLORAZIONE O AVVENTURA


Bruder Jakob, schläfst du noch?


di Stefan Bohun (Austria, 2018, 80’)




GENZIANA D’ARGENTO


MIGLIOR CONTRIBUTO TECNICO-ARTISTICO


Riafn


di Hannes Lang (Germania, 2019, 30’)




GENZIANA D’ARGENTO


MIGLIOR CORTOMETRAGGIO


Stations


di Julien Huger (Francia, 2018, 23’)




PREMIO DELLA GIURIA


The Border Fence


di Nikolaus Geyrhalter (Austria, 2018, 112’)




MENZIONE SPECIALE DELLA GIURIA


Beloved


di Yaser Talebi (Iran, 2018, 61’)




Premi Ufficiali – Motivazioni e Sinossi



GRAN PREMIO “CITTÀ DI TRENTO”


GENZIANA D’ORO MIGLIOR FILM


La Grand-Messe di Méryl Fortunat-Rossi e Valéry Rosier (Belgio/Francia, 2018, 70’)



MOTIVAZIONE - Un racconto sapientemente ritmato su identità, nazionalismo, invecchiamento e lutto. Il film indaga l'appassionato fanatismo di un gruppo di tifosi di ciclismo provenienti da tutta la Francia, che condividono l'amore per una delle più famose gare di ciclismo al mondo: il Tour de France. Con l'avvicinarsi della gara, i registi Méryl Fortunat-Rossi e Valéry Rosier, svelano le vite di un'anziana generazione impegnata in una riflessione su quello che loro, e la Francia, sono diventati.



SINOSSI - Un film sui tifosi che vengono ad applaudire il Tour de France. Un film sui pellegrini di oggi. Un film sui tornanti del leggendario Colle dell’Izoard. Un film sui camperisti che si assicurano il loro posto con due settimane di anticipo. Un film sullo scorrere del tempo tra la strada e le montagne. Un film sull'estate e una nuova routine quotidiana. Un film sul nostro bisogno di appartenenza.




PREMIO DEL CLUB ALPINO ITALIANO


GENZIANA D’ORO MIGLIOR FILM DI ALPINISMO, POPOLAZIONI E VITA DI MONTAGNA


La regina di Casetta di Francesco Fei (Italia, 2018, 80’)



MOTIVAZIONE - La giuria vuole complimentarsi con il regista per la sensibilità con la quale ha guidato il pubblico alla scoperta della vita privata di Gregoria, un ragazza che sta crescendo in un paesino di montagna. Il film segue la protagonista per un anno, evidenziando le sfide che è costretta ad affrontare per restare nel suo bellissimo paese circondato dalla natura, che lei considera il posto più bello al mondo. Allo stesso tempo poetico e contemplativo, La regina di Casetta trasmette un messaggio di resistenza per tutte quelle comunità che vogliono continuare a vivere in montagna.



SINOSSI - Gregoria è l’unica ragazzina rimasta a Casetta di Tiara, un paesino sperduto nell’Alto Mugello, abitato da undici persone, di cui otto pensionati. Ma non ci resterà ancora a lungo: a settembre del 2018 dovrà trasferirsi in valle per frequentare il liceo, e quel momento segnerà la conclusione del film. La storia comincia dodici mesi prima, all’inizio della scuola, e racconta un anno in sua compagnia. Il passaggio delle stagioni, in questa remota parte dell’Appennino Tosco-Emiliano, con i suoi riti naturali, la raccolta delle castagne, la caccia al cinghiale e la neve d’inverno, accompagna le giornate di Gregoria, quelle dei suoi genitori e compaesani.




PREMIO “CITTÀ DI BOLZANO”


GENZIANA D’ORO MIGLIOR FILM DI ESPLORAZIONE O AVVENTURA


Bruder Jakob, schläfst du noch? di Stefan Bohun (Austria, 2018, 80’)



MOTIVAZIONE - Questo commovente film, la storia di quattro fratelli cresciuti insieme nelle montagne del Tirolo - tra cui lo stesso regista Stefan Bohun - e del loro tentativo di comprendere e fare i conti con il suicidio del quinto di loro, è a suo modo anche un'esplorazione. Attraverso il tempo, riguardando i filmati della loro infanzia e confrontandosi sui reciproci percorsi, e lo spazio, viaggiando dalle loro montagne alla lontana città dove viveva il fratello, i quattro analizzano la loro relazione con Jacob e tra loro, prima di tornare sulla montagna che scalarono insieme da ragazzi.



SINOSSI - Quattro fratelli in un viaggio nel passato, che inizia dopo la morte del quinto fratello. Un film personale sul lutto e la separazione, Bruder Jakob, schläfst du noch? è un documentario attento e intimo, che parla sia del dirsi addio che del ritrovarsi. I vari filmati d’archivio che mostrano i fratelli da bambini e adolescenti, in cima alle montagne in estate, nuotando insieme, ballando e giocando selvaggiamente, trasmettono una leggerezza inattesa. Questo percorso inizia nell’alta valle tirolese di Lareintal e finisce in una camera d'albergo a Porto, con la consapevolezza che non si tratta tanto di un film sulla tristezza, quanto sulla necessità del dolore e sulla ricerca di coloro che ci accompagnano nella vita.




GENZIANA D’ARGENTO MIGLIOR CONTRIBUTO TECNICO-ARTISTICO


Riafn di Hannes Lang (Germania, 2019, 30’)



MOTIVAZIONE - Una meravigliosamente ritmata raccolta di canzoni, suoni e richiami che i pastori delle montagne usano per comunicare tra loro e con i loro animali. Considerato il tema, la colonna sonora di questo film è fondamentale. Il suono e il montaggio sono eccezionali e contribuiscono enormemente al successo del film, creando l'impressione complessiva di uno spontaneo concerto di montagna.



SINOSSI - Riafn è un viaggio cinematografico nel paesaggio sonoro delle Alpi. Lingua, canto, così come i richiami e ordini dei pastori si fondono nella creazione di un film musicale tra ideale artistico e realismo documentario.




GENZIANA D’ARGENTO MIGLIOR CORTOMETRAGGIO


Stations di Julien Huger (Francia, 2018, 23’)



MOTIVAZIONE - Per le sue immagini mozzafiato e per il suo approccio artistico molto originale, il film è capace di trasformare le immagini dell'attività di una stazione sciistica invernale in astrazioni, sensazioni ed emozioni, mostrandole come vani tentativi da parte degli umani di addomesticare montagne quasi soprannaturali. Attraverso l'uso raffinato e intenso delle immagini e della musica, al termine del film i monti diventano un varco che connette l'umanità al cosmo.



SINOSSI - Le Alpi in inverno. Uomini e macchine si abbandonano a strane coreografie che danno forma al paesaggio di montagna. Il territorio resiste sovrapponendo realtà e immaginario.




PREMIO DELLA GIURIA


The Border Fence di Nikolaus Geyrhalter (Austria, 2018, 112’)



MOTIVAZIONE - Un documentario che è un saggio preciso sul presente. Un forum di confronto tra opinioni, che accoglie la voce dei cittadini, li osserva al lavoro, costruisce un possibile popolo e ascolta un coro discordante di parole e impressioni sul tema dei migranti. Un grande film politico, complesso e contraddittorio, che si contrappone al discorso politico semplificato trasmesso dai media.



SINOSSI - Primavera 2016: il governo austriaco annuncia la costruzione di un muro al confine del Brennero, prevedendo un cambio della rotta dei rifugiati verso l’Italia dopo la chiusura della via balcanica. Due anni dopo, la recinzione è ancora arrotolata in un container e il temuto afflusso di migranti non è mai avvenuto. In cerchi concentrici che partono dal confine transitabile del Brennero, il film mappa un territorio diventato scenario di una trasformazione nella politica interna europea, attraverso le tipiche meticolose riprese di Geyrhalter, già giurato del Trento Film Festival, e i dialoghi con gli ufficiali di polizia, le persone del posto, gli escursionisti, i ristoratori e i casellanti. Quello che emerge da uno spazio estremamente definito è la grande varietà di voci e posizioni politiche su un tema decisivo per l’Europa.





MENZIONE SPECIALE DELLA GIURIA


Beloved di Yaser Talebi (Iran, 2018, 61’)



MOTIVAZIONE - La giuria vuole inoltre conferire una menzione speciale al documentario Beloved e complimentarsi con il regista per aver ritratto il coraggio di una signora di ottant’anni che vive da sola sulle montagne della Turchia, sopravvivendo con difficoltà insieme alle sue mucche, alle quali è legata come fossero i suoi figli. Mentre i suoi veri figli non le fanno mai visita, lei continua ad aiutarli attraverso il duro lavoro, garantendo loro un’eredità. Riprendendo la vita di questa donna in diverse stagioni, il regista offre un ritratto onesto del coraggio di una madre.



SINOSSI - Documentario sulla straordinaria figura di Firouzeh, una donna di ottant’anni che vive immersa nella natura tra le montagne dell’Iran, con la sola compagnia delle sue mucche, a cui è profondamente affezionata. Madre buona e amorevole, grazie al suo coraggio e la sua forza riesce ad affrontare le difficoltà e i momenti più duri che la vita le riserva, senza mai abbandonare la fiducia in Madre Natura e nei suoi animali. Malgrado abbia scelto uno stile di vita duro e maschile, lo interpreta in modo poetico.



Riconoscimenti speciali – 67. Trento Film Festival



Premio “Mario Bello”


Istituito dal Centro di cinematografia e Cineteca del Club Alpino Italiano al film che meglio rispecchi i valori e gli ideali del Club Alpino Italiano.


Il premio, in memoria della figura di Mario Bello, viene assegnato al miglior film, tra quelli ammessi alla Categoria Alp&Ism di Trento Film Festival - preferibilmente di regista che non abbia ancora compiuto i 40 anni, che rappresenti l’alpinismo nei suoi molteplici aspetti di avventura umana, culturale, tecnica, di rispetto dell’ambiente, di valorizzazione e promozione delle popolazioni che vivono nelle Terre Alte, delle loro culture e tradizioni, e che rispecchi i valori e gli ideali del Club Alpino Italiano.


La giuria composta dal Presidente del CCC Angelo Schena, da Nicoletta Favaron, Michele Ambrogi e Renato Veronesi, ha deciso di assegnare al film:



Dreamland. A documentary about Maciej Berbeka


di Stanislav Berbeka (Polonia, 2018, 86’)



MOTIVAZIONE - Il documentario del trentaquattrenne Stanislav Berbeka racconta la vita del padre, forte alpinista polacco, poco conosciuto al grande pubblico, scomparso, insieme a Tomasz Kowaiski, durante la discesa dal Broad Peak il 6 marzo 2013, dopo la vittoriosa prima invernale a quella vetta, già tentata nel 1988. Un buon debutto per il figlio di Maciej, alla sua prima esperienza con un film. Ha saputo raccontare in modo delicato, ma molto empatico, la storia alpinistica, la filosofia di vita, i “credo” più profondi del padre nei molti anni di attività di alpinista, guida alpina e soccorritore.

Il bilanciato connubio di materiale d’archivio con i ricordi di amici, famigliari e compagni di spedizione ne fanno un racconto puntiglioso, ma dai toni mai noiosi e melensi. In particolare nel film viene sottolineata l’intensa umanità di Maciej, che pone sempre al centro del proprio modo di essere la famiglia, la solidarietà, l’umiltà rispetto al puro gesto alpinistico. Il film è intriso della profondità dei rapporti umani, con i compagni di cordata, i famigliari, gli amici e ci mostra uno spaccato della società polacca della seconda metà del Novecento. Lo spettatore è colpito dalla narrazione di situazioni drammatiche, raccontate con un linguaggio molto raffinato, sentimentale, dolce, ma non sdolcinato. Dreamland, per i principi di umanità e solidarietà di Maciej nell’approccio alla vita e alla montagna, rappresenta al meglio gli ideali che il Club Alpino Italiano promuove e sostiene quotidianamente.



Premio RAI


Premio al miglior documentario d’attualità assegnato dalla Sede Rai di Trento.


La giuria composta da Sergio Pezzola, Direttore della Sede RAI di Trento, Waimer Walter Perinelli, giornalista e Giorgio Balducci, programmista regista Sede RAI di Trento, ha deciso di assegnare il riconoscimento al film:



Storie di pietre


di Alessandro Leone (Italia, 2019, 74’)



MOTIVAZIONE - La pellicola racconta e descrive tre aspetti della vita a Frascaro, frazione di Norcia, dopo il terremoto del 24 agosto 2016. La popolazione vive ancora nei moduli metallici, in spazi angusti e in assenza di luoghi di aggregazione. Gli archeologi a mani nude e senza ausilio di mezzi, cercano fra le macerie, in particolare della Chiesa trecentesca di san Antonio Abate, frammenti delle sculture lignee e degli affreschi, ricostruendo come in un puzzle la pala d'altare del Santo. Un monaco custodisce sul monte un eremo con una piccola chiesa, risparmiato dal terremoto, e ne rafforza quotidianamente le mura in una sorta di sfida all’imponderabile, ma in armonia con Dio. Il film è un alternarsi di scene di vita, ricostruzione e ricerca di quanto appartenuto alla memoria collettiva e a tradizioni ataviche. Il quotidiano s'intreccia con la storia: non tutto sarà recuperabile e molta parte di quanto è sepolto dalle macerie resterà solo nei racconti. Lo sguardo nell’ultimo fotogramma si rivolge al cielo che assiste, il resto è silenzio come il sentiero che congiunge Frascaro a Norcia. Buone la sceneggiatura, le riprese ed il montaggio.



Premio Dolomiti Patrimonio Mondiale UNESCO


Istituito dalla Fondazione Dolomiti UNESCO e dalla SAT Società Alpinisti Tridentini al miglior film che documenti la consapevolezza delle comunità rispetto agli eccezionali valori universali riconosciuti da UNESCO e la capacità di una conservazione attiva del territorio.


La giuria composta da Marcella Morandini, Maria Carla Failo, Annibale Salsa, Riccardo Decarli ha deciso di assegnare il premio al film:


La regina di Casetta


di Fracesco Fei (Italia, 2018, 80’)



MOTIVAZIONE – Una storia semplice quella di Gregoria, ragazza di 14 anni, seguita per l'arco di un anno, nel momento in cui la vita richiede una delle scelte più difficili: abbandonare il proprio piccolo paese dell’Appennino per proseguire gli studi in città, oppure sobbarcarsi la fatica di lunghe e disagiate trasferte quotidiane. Il film documenta una particolare consapevolezza da parte dei giovani dell’unicità di territori apparentemente marginali, ma che in realtà costituiscono la spina dorsale dell’intero Paese. Quella realtà che la ragazza definisce “luogo magico”, resistendo alla tentazione di seguire l'esempio di quei tanti abitanti che nei decenni scorsi hanno abbandonato quei luoghi. Gregoria diventa così il simbolo di quelle comunità montane che vivono certo in condizioni disagiate ma sono custodi e sentinelle di un territorio fragile. Una bella storia, semplice e vera, di amore e attaccamento. L’essenziale colonna sonora, composta quasi esclusivamente dai rumori della natura, si pone in sintonia con le immagini e la semplicità del racconto. Si inseriscono bene anche i versi di Dino Campana, che soggiornò per qualche tempo nella frazione di Casetta di Tiara, l’altra ‘protagonista’ del film.



Menzione speciale - Premio Dolomiti Patrimonio Mondiale UNESCO



Beloved


di Yaser Talebi (Iran, 2018, 61’)



MOTIVAZIONE - Molto interessante per gli aspetti etnografici che richiamano tratti culturali affini alle culture alpine. La dimensione agro-pastorale viene posta in evidenza anche con l'ausilio di un pregevole apparato fotografico ed i paesaggi rappresentati pongono nella giusta evidenza l'alternanza fra natura e vita umana in coerenza con le motivazioni del Premio. Risaltano, in particolare, il valore dell'unità delle culture montane nella diversità dei territori, la dimensione universale della montagna e le peculiarità locali.



Premio Solidarietà Cassa Rurale di Trento


Istituito dalla Cassa Rurale di Trento all’opera che meglio interpreta le situazioni di povertà, ingiustizia, emarginazione e isolamento sociale che, nella solidarietà e nell'aiuto reciproco, possano trovare il loro riscatto, come avvenne alle origini del movimento cooperativo nelle vallate e nelle montagne del Trentino.


La giuria assegna il premio al film:


Una casa sulle nuvole


di Soheila Javaheri (Italia, 2018, 83’)



MOTIVAZIONE - Documentario di grande attualità tematica in cui la lingua persiana si alterna con quella italiana ed inglese e che presenta un montaggio agile e dinamico, sostenuto da immagini notturne molto evocative. La regia attenta e puntuale riesce a favorire l’interazione scenica fra la stessa regista e gli altri attori coinvolti, dando vita alla drammatica vicenda della coppia di rifugiati politici, originari dell’Afghanistan e dell’Iran, che deve lasciare la propria casa di Trento entro 60 giorni per tornare al Paese natio della donna, accompagnanti dal loro figlio di 10 anni, Sepanta, nato e cresciuto in Italia. L’intenso dialogo fra padre e figlio e la profonda introspezione della madre guidano lo spettatore alla comprensione delle dinamiche psicologiche che orientano i genitori nella scelta di dedicare questi 60 giorni totalmente al loro figlio, per offrirgli un’idea diversa di casa, e di intraprendere un viaggio verso il Paese d’origine della madre che non rappresenta solamente un itinerario geografico. La regia riesce brillantemente a raccontare le dinamiche personali ed il senso di nostalgia dei protagonisti, la fertile dialettica dei loro rapporti e la nascita di sentimenti di costruttiva solidarietà, di compassione intesa in senso letterale, anche come riflesso dei sentimenti sociali della piccola comunità in cui si muovono, uno spazio che rappresenta un luogo più universale dove si rende possibile, attraverso l’impegno condiviso, un nuovo senso di casa, di famiglia e di patria. Il film invita, in ultima analisi, a non dimenticare mai che dietro ogni persona c’è una storia che merita sempre di essere ascoltata.



Premio Studenti Università di Trento, Bolzano e Innsbruck


Istituito dalle Università di Trento, Bolzano e Innsbruck a un’opera di particolare valore culturale realizzata da un autore di età inferiore ai 33 anni.


La giuria ha assegnato il premio al film:


Livadi


di Mirac Atabey (Turchia, 2018, 15’)



MOTIVAZIONE - Livadi, nella sua originalità, è un cortometraggio difficile da descrivere. Sospeso tra dinamismo e staticità, trasporta lo spettatore in un viaggio tragicomico che si va a svelare gradualmente. Un uso del tempo magistrale e la brillantezza dei dialoghi, fanno muovere la pellicola con leggerezza fra tempi e spazi vicini e lontani. Una serie, questa, di scelte coraggiose e mirate che lo rendono unico nel suo genere.




Premio MUSE Videonatura


Istituito dal MUSE - Museo delle Scienze all'opera più originale, per soggetto, sceneggiatura e montaggio, nel racconto di temi quali natura, ambiente, sostenibilità e cambiamenti climatici.


La giuria del Premio MUSE Videonatura, composta da Michele Lanzinger (Presidente), Davide Dalpiaz e Fabio Pupin, ha deciso di assegnare all’unanimità il premio al film:



Le Temps des forêts


di François-Xavier Drouet (Francia, 2018, 103’)



MOTIVAZIONE - Drouet ci accompagna in un lungo viaggio attraverso le foreste francesi. Incontriamo boscaioli, forestali, proprietari terrieri. Vite legate alle foreste, alla loro gestione, alla loro salvaguardia, al loro sfruttamento. Insieme ci svelano come le foreste di Francia si stiano trasformando sempre più in monocolture intensive, sradicate dai cicli propri di un ambiente naturale e vincolate, invece, dagli imperativi dell’industria. Il regista indaga e lascia che siano le voci dei protagonisti a delineare uno scenario estremamente complesso. Lo spettatore, ne siamo certi, si immedesimerà. Si porrà dubbi, si chiederà quali scelte debbano essere prese. È proprio la capacità di stimolare una maggiore consapevolezza nei confronti del proprio territorio e delle dinamiche che lo definiscono che ci ha colpiti e che vogliamo premiare con piacere.



Premio Museo Usi e Costumi della Gente Trentina


Istituito dal Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina al film che meglio rappresenta con rigore documentario etnoantropologico, gli usi e costumi delle genti della montagna.


La giuria composta da Giovanni Kezich (Presidente), Daniela Finardi e Antonella Mott assegna il premio al film:


In questo mondo


di Anna Kauber (Italia, 2018, 97’)



MOTIVAZIONE - Il film In questo mondo di Anna Kauber, con originalità e con attenzione, apre all’osservazione etnografica il mondo poco esplorato, per quanto ben noto da sempre, delle donne pastore. Così, attraverso la testimonianza diretta di un gran numero di interpreti d’eccezione, sapientemente individuate con evidente impegno di ricerca ai quattro angoli più remoti del nostro paese, il film punta al mettersi a fuoco di un paesaggio etico intonso, in cui la femminilità delle protagoniste si coniuga naturalmente con la loro condizione di pastore e di mandriane, vere e proprie “madri del gregge”, in una prospettiva dalle coloriture ancestrali che sarebbe certamente piaciuta a Marija Gimbutas.



Premio BIM


Istituito dai quattro BIM (Bacini Imbriferi Montani) della Provincia di Trento e assegnato al miglior film che documenti azioni di attenzione e tutela dell'ambiente e delle risorse naturali, con particolare riferimento all'acqua.


La giuria del Premio BIM composta da Michele Bellio, Erwin Filippi Gilli, Luigi Bosetti, Alessandro Togni assegna il premio al film:


Bamboo Stories


di Shaheen Dill-Riaz (Germania/Bangladesh, 2019, 96’)



MOTIVAZIONE - Attraverso una figurazione dai tratti neorealistici dove a muovere sono le narrazioni di una vita condensata fra le radure delle foreste, ecco i gesti, le azioni delle persone, il loro linguaggio spontaneo, la verifica delle difficoltà materiali, ma anche le suggestioni per un futuro desiderato e migliore. Nella successione delle scene si frappongono materiali visivi in forma documentale, luoghi smeraldo dove serpeggiano fiumi generosi ai quali viene affidata parte della soluzione, ma anche si tratteggiano con rarefazione evocativa le persistenze quasi nostalgiche di atmosfere gonfie di esotismo. “La foresta è sacra”, nella sua bellezza antica e continuamente rigenerata, per la donazione di materie e sostanze che gli uomini rispettosamente prendono con il lavoro, per alimentare la loro esistenza. Le scene di quotidianità sono ispirate, riconsegnate con pacatezza al nostro sguardo occidentale, vibrano nella rappresentazione gonfia della dignità dei momenti, nella descrizione degli stati d’animo; tante volte traducono sentimenti di speranza e molte sincere intensità dei protagonisti dediti al lavoro del taglio e del commercio del bamboo. Le immagini diventano avventurose e propositive quando, dopo una faticosa realizzazione “fatta a mano” prende corpo una acquatica derivazione, che faciliterà il trasporto del legname verso i porti e i mercati più o meno lontani. Un progetto quest’ultimo, un’invenzione che cambierà il corso delle cose; una diga, con il nuovo canale costruito nelle vastità selvatiche che, con l’energia dell’acqua diverranno impulso e speranza per il futuro di tutta la famiglia dei lavoratori. L’epica della fluitazione viene svelata con preziose e commoventi riprese in rallenty, che pure considerando la distanza dei territori e delle culture, nella disuguale tradizione e programmazione, sembra lasciare affiorare il ricordo e le metodologie di lavoro dei boscaioli della nostra storia alpina. Un film che avvicina ed apre a respiri di profonda umanità.



Menzione Speciale Premio BIM



The Absence of Apricots


di Daniel Asadi Faezi (Germania/Pakistan, 2018, 49’)



MOTIVAZIONE - Appare come un viaggio negli anfratti della conoscenza primordiale, in luogo di descrizioni dai contorni decisi ma anche in attraversamento di presenze indistinte come se la costruzione del racconto avvenisse per mezzo di flash mnemonici fuoriusciti dal normale flusso del tempo. Il suono emerge molte volte come respiro ancestrale, mentre i paesaggi desolati e le azioni degli uomini riferiscono di manifestazioni ancorate nella memoria individuale e collettiva di tutti i protagonisti. È la visionaria osservazione del ‘modello originale’ di provenienza lontana, mentre si rende presente e prossimo alla nostra conoscenza con segni e tradizioni dal profilo difficile. Le riprese frontali, scarnificate di possibili suggestioni decorative sono linguaggio per una recitazione austera intrisa di avvenimenti ai limiti della metafisica, mentre la sintesi narrativa sembra volgere importanza al susseguirsi di frammenti di una vita prossima a divenire danza dell’arcaico interiore e ritualità.



Premio CinemAMoRE


Alla miglior opera della sezione Orizzonti Vicini, dedicata ai film prodotti o girati in Trentino Alto Adige, agli autori, case di produzione e scuole di cinema della regione, alle storie e al racconto del territorio. Istituito dai tre Concorsi cinematografici di levatura internazionale del Trentino: Rassegna Internazionale Cinema Archeologico di Rovereto, Trento Film Festival e Religion Today Filmfestival.


La giuria del Premio CinemAMoRe, composta da Claudia Beretta (per la Rassegna Internazionale del Cinema Archeologico), Gabriele Carletti (per il Trento Film Festival) e Miro Forti (per Religion Today) ha deciso all'unanimità di assegnare il premio al film:



Una casa sulle nuvole


di Soheila Javaheri (Italia, 2018, 83’)



MOTIVAZIONE – Il film parte da un’esperienza privata e si allarga verso tematiche attuali come i flussi migratori, l’identità nazionale e personale, l’integrazione, dando valore universale al racconto. Interessante l’utilizzo di diversi mezzi tecnologici, funzionali alla narrazione, che è ripensata continuamente a fronte di eventi reali imprevisti e incontrollabili.



Menzione Speciale CinemAMoRE



J


di Gaetano Liberti (Italia/Bosnia Erzegovina, 2018, 44’)



MOTIVAZIONE - per gli alti meriti formali. Le scelte registiche, che integrano nella narrazione punti di vista non scontati, bianco e nero e colore, oltre a mezzi espressivi diversi come filtri e computer grafica, denotano un’attenta ricerca e sperimentazione del linguaggio cinematografico.


Il Premio ITAS del Libro di Montagna, il concorso letterario internazionale dedicato alle opere in cui si celebra la montagna, è giunto alla sua tappa conclusiva proclamando i vincitori della 45? edizione nell’ambito del 67. Trento Film Festival.



La giuria, presieduta da Enrico Brizzi e di cui per la prima volta ha fatto parte anche Paolo Cognetti (vincitore del Premio nel 2017), ha decretato i vincitori dopo avere valutato le 88 opere pervenute da oltre 50 case editrici.



A ritirare il Trofeo Aquila ITAS per ciascuna delle tre categorie in gara sono:





  • Migliore opera narrativa: Simon McCartney con Il Legame (Alpine Studio)


“Per me l’alpinismo fa parte del passato e questa è una realtà che devo accettare. Come un amante che è stato rifiutato, ho la sensazione che a rifiutarmi sia il mondo della montagna”. Scrive così Simon McCartney per spiegare in sintesi ciò che gli è avvenuto una volta rientrato alla vita normale dopo lo scampato pericolo di morte sul Denali. Il libro ha due momenti centrali: uno è il “dopo”, narrato a inizio e in conclusione del libro; il secondo è il “durante”, cioè nella fase della gioventù di McCartney, alla fine degli anni ’70. Due sono anche i protagonisti: lo stesso autore e il compagno di scalate Jack Roberts, scomparso alcuni anni fa. Doppia anche la componente narrativa, che si nutre di ampi stralci dei diari dello stesso Roberts. Ma unica, in tutti i sensi, è la capacità di recuperare, a così lunga distanza, il senso di ciò che era stato quel sodalizio, traguardato con gli occhi di un oggi che rimane sempre presente. Così riesce a dare compiuta visibilità alle imprese di allora, alla successiva rinuncia e a un ritorno finale che chiude un cerchio, ma in modo imperfetto, così come in fondo accade sempre nella vita. Ne esce un racconto dallo stile e dal tenore lontani dall’autocelebrazione quanto vicini invece allo spirito libero che caratterizza il modo di vivere l’alpinismo di un personaggio anomalo come Simon McCartney.





  • Migliore opera non narrativa: Manolo con Eravamo immortali (Fabbri Editore)


Dopo aver liberato l'arrampicata dal peso dell'alpinismo classico, Manolo libera anche la letteratura alpinistica dai suoi eroi, dalle sue imprese, perfino dalle sue cime e pareti. Ha scritto di sé rinunciando a celebrare le grandi scalate, e raccontando invece di un bisogno e di una ricerca: il bisogno di libertà e la ricerca di un modo di vivere autentico e pieno. Intorno, per una volta, non ci sono nevi e ghiacci ma un paese in rapido cambiamento e un'epoca tumultuosa, le fabbriche e i movimenti di piazza. C'è un figlio dell'Italia più trascurata e marginale che sceglie di andare in montagna per sottrarsi a un destino già scritto, e che in montagna trova la sua strada. In questo senso “Eravamo immortali” risulta una lettura capace di regalare al lettore la sensazione piena della meraviglia: non ci troviamo ad ammirare tanto la descrizione delle imprese che compongono l’impressionante curriculum dell’autore, quanto le sensazioni del ragazzo che arrampicando si eleva sopra il disagio che assedia un’intera generazione, gravata dal peso dei propri sogni e dalla certezza di vivere in un’Italia disperatamente conformista e provinciale. Manolo ci scorta con la sua scrittura, capace d’immagini felici e spiazzanti, dalle marachelle d’infanzia alla scoperta della passione politica, dalle ebbrezze collettive alla ricerca personale, dal sogno hippie del viaggio verso l’India misteriosa ai progetti perseguiti sulle montagne di casa alla ricerca dell’eccellenza.





  • Migliore opera narrativa per ragazzi: Alessandro Boscarino con K2. Storia della montagna impossibile (Rizzoli)


Non bastano le dimensioni per fare un grande libro. Alessandro Boscarino però ci riesce. Il risultato è sì un volume che fatichi a sistemare in libreria, ma soprattutto l'esempio di come si possa oggi inventare ancora qualcosa di nuovo in questo ambito, purché si usi per prima cosa la fantasia. Un libro-gioco, ed è per questo che è stato premiato nella categoria dedicata ai ragazzi. Un libro di cui non smetteresti di girare le pagine, che ti diverti a squadernare, che ti invita a immaginare, salendoci con le dita, le grandi imprese vissute sui fianchi della seconda montagna della Terra, come fosse una di quelle carte topografiche a tre dimensioni che un tempo erano esposte nei corridoi di qualsiasi scuola. Un libro, però, che non è solo per lettori acerbi, ma stimola la curiosità degli adulti, anche se del K2 si è convinti di sapere quasi tutto.



Menzione speciale all’opera Abschnitt. Adamello 1915-1918, di Tommaso Mariotti e Rudy Cozzini (Parco Naturale Adamello Brenta).


Il tema della Guerra Bianca in Adamello è stato oggetto di approfondite ricerche, trattato in numerosi studi, documentato in tanti libri. Ma il lavoro di Mariotti e Cozzini non si sovrappone a iniziative già editate, va invece a riempire uno spazio finora poco o nulla esplorato, quello dell’esercito asburgico, con un approccio molto rigoroso che si dota di una ricca, spesso inedita documentazione e che si struttura in quattro capitoli, ognuno dedicato ad un anno di guerra, e con successivi approfondimenti tematici (ben 14) fra i quali risaltano le opere campali, gli acquartieramenti, le teleferiche e le telecomunicazioni, i cimiteri di guerra, che danno un ulteriore potente e assai stimolante contributo alla lettura di quanto accaduto e di ciò che rimane visibile ancora oggi. Non è un’opera per addetti o per soli appassionati: è un lavoro che si offre alla lettura di ogni persona che voglia affrontare la Guerra Bianca da una prospettiva diversa e comprendere la complessità delle operazioni militari e quanto lavoro di profonda trasformazione dell’alta montagna abbia richiesto il fronte più alto, ma anche il costo umano per migliaia di soldati costretti ad un conflitto ai limiti del sovrumano.



"La giuria del Premio Itas del Libro di Montagna, che da quest'anno conta fra i suoi membri il vincitore uscente ed ex Premio Strega Paolo Cognetti, si è trovata di fronte a un ventaglio ricchissimo di proposte – commenta Enrico Brizzi, Presidente della giuria - Gli autori, premiati nel corso della cerimonia organizzata congiuntamente con il Trento Film Festival, hanno riscosso la piena approvazione dei giurati, ma mai come quest'anno sarebbe stato d'uopo assegnare riconoscimenti e segnalazioni a diversi volumi, segno che l'editoria di montagna è più viva che mai".


www.premioitas.it

Ultimo aggiornamento: 04/05/2019 12:52:52
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