TRENTO - Nel primo semestre 2025 il mercato del lavoro in Trentino ha consolidato la dinamica positiva osservata nell’anno precedente: sono aumentate partecipazione e occupazione, mentre è sensibilmente diminuita la disoccupazione. Lo confermano i dati del 40° rapporto sull'occupazione da Agenzia del Lavoro della Provincia autonoma di Trento. Dal 2021, dopo la fase pandemica, le assunzioni si sono attestate su valori nettamente superiori al periodo precedente. L'80,9% dei lavoratori dipendenti sono occupati con un contratto stabile.
"I dati del primo semestre sono positivi - ha commentato il vicepresidente e assessore al lavoro della Provincia,
Achille Spinelli -.
Diminuisce la disoccupazione, cresce l'occupazione e migliora anche la qualità del lavoro, con un aumento, importante, di occupati con competenze di alto livello. Certamente - ha detto ancora Spinelli - si stanno delineando alcune criticità, dovute anche a dinamiche internazionali, come nel settore manifatturiero. Il quadro generale resta comunque positivo, però dobbiamo prepararci ad interpretare le incertezze che ci riserva il futuro. In questo - ha concluso Spinelli - potrà esserci d'aiuto il piano industriale e le politiche economiche che stiamo preparando".
Il
professor Riccardo Salomone, presidente di Agenzia del Lavoro, ha evidenziato come il quadro sia stabile, in una crescita che si presenta ancora di un certo rilievo. Due gli elementi di criticità evidenziati da Salomone: la tendenza all'aumento dell'occupazione part time e a termine rispetto al lavoro a tempo indeterminato e la difficoltà delle imprese a trovare competenze e professionalità adeguate.
"Ci sono, dunque, - ha spiegato Salomone -
due versanti su cui intervenire. Il primo versante è innalzare la qualità del lavoro, ovvero il modo in cui le imprese reclutano e governano i rapporti di lavoro, anche dal punto di vista retributivo. Il secondo versante, su cui l'Amministrazione trentina deve impegnarsi, è quello di aiutare le imprese a colmare lo squilibrio fra domanda e offerta di lavoro".
Nel primo semestre 2025 - ha spiegato
Isabella Speziali, direttrice dell'Ufficio dati e funzioni di sistema di Agenzia del Lavoro, presentando i numeri - il mercato del lavoro ha consolidato la dinamica positiva osservata nell’anno precedente: sono aumentate partecipazione e occupazione, mentre è ulteriormente diminuita la disoccupazione. Le forze di lavoro sono cresciute dell’1,3% (+3.300), trainate soprattutto dalle donne, mentre gli inattivi sono rimasti sostanzialmente stabili (-0,1%), per l’andamento contrapposto di uomini, in crescita, e donne, in calo.
Gli occupati sono saliti di 6.200 unità (+2,5%) portandosi a quota 252.500. Uomini e donne sono cresciuti in misura simile, confermando la stessa composizione percentuale di un anno prima, con il 54,2% di occupati di sesso maschile. I disoccupati sono calati drasticamente (–35,9%), attestandosi a 5.200 soggetti. Quasi due terzi sono donne, anche perché la riduzione di persone in cerca di lavoro è stata più marcata sul versante maschile (-53,8%) che su quello femminile (-16,7%).
L’incremento dell’occupazione è stato determinato dai lavoratori dipendenti (+3,3%), che hanno compensato il calo degli autonomi (-0,5%). Gli uomini guidano entrambe le dinamiche, con una forte crescita tra i dipendenti (+7,9%) e un notevole calo tra gli indipendenti (-13,2%). Il terziario è stato il settore più dinamico, con una crescita di occupati del 3,3%, sostenuta principalmente dalle altre attività dei servizi (+4,6%), mentre i comparti legati al turismo hanno fatto segnare un apprezzamento modesto (+0,2%). La dinamica del settore è stata sostenuta più dalla crescita delle donne (+4,8%), che degli uomini (+1,3%).
Il secondario ha mostrato una variazione del +0,8%, solo grazie alle costruzioni (+4,8%), mentre l’industria in senso stretto ha subito un calo dello 0,8%. In entrambi i comparti la crescita è stata solo maschile. L’agricoltura ha mantenuto, sostanzialmente, gli occupati del primo semestre 2024 (-0,1%) a causa di una contrazione delle donne (-5,9%) che ha annullato l’incremento sul versante maschile (+1,7%). La distribuzione degli occupati complessivi vede avanzare moderatamente il terziario a discapito del secondario: terziario 177.400 (70,3%, +0,6 punti), secondario 64.700 (25,6%, -0,5 punti), agricoltura 10.300 (4,1%, -0,1 punti). Per quanto riguarda gli indicatori del mercato del lavoro, il tasso di attività è cresciuto nel primo trimestre, ma ha ceduto leggermente nel secondo, il tasso di occupazione è salito in entrambi i periodi e il tasso di disoccupazione è sceso sia nel primo che nel secondo quarto.
Nel corso del primo semestre del 2025, rispetto all’analogo periodo dell’anno prima, si osserva una forte crescita anche della domanda di lavoro delle imprese trentine. Rispetto ai primi sei mesi del 2024, le assunzioni crescono, infatti, di 2.937 unità e del +3,9%. Questo aumento peraltro si accompagna a un saldo occupazionale positivo, con un numero di assunzioni e trasformazioni a tempo indeterminato che è di 14.720 unità superiore a quello delle cessazioni dal lavoro.
Da gennaio a giugno, le ore di cassa integrazione autorizzate sono aumentate del 75,2% rispetto allo stesso periodo del 2024, raggiungendo 1.190.798 ore, equamente distribuite tra primo e secondo trimestre. L’incremento ha riguardato soprattutto la cassa integrazione straordinaria (Cigs), cresciuta di oltre 250.000 ore (+1.175,9%), dopo aver toccato il livello minimo nel primo semestre 2024. La cassa integrazione ordinaria (Cigo) è aumentata del 38,6%, attestandosi a 912.174 ore, e continua a rappresentare lo strumento più utilizzato, con più di tre quarti delle ore concesse nel semestre. Per il terzo anno consecutivo la cassa integrazione in deroga (Cigd) è rimasta inutilizzata. Le attività coinvolte sono quelle del ramo industria (in crescita dell’85,8%), beneficiarie del 72,9% delle ore e quelle del ramo edilizia (+52,4%), che hanno assorbito la quota rimanente. Il comparto delle attività meccaniche è il più coinvolto, in quanto destinatario di un terzo di tutte le ore concesse nel semestre.
Fontanari: "Crescono occupazione e terziario, ora investire su competenze, qualità e contratti territoriali"
«I numeri confermano un mercato del lavoro che tiene, che cresce e che mostra una vitalità importante nel terziario.
L’aumento degli occupati e il calo molto marcato della disoccupazione sono segnali che non vanno sottovalutati: testimoniano la capacità delle imprese trentine di investire, di assumere e di restare sul mercato nonostante un quadro nazionale e internazionale complesso».
Marco Fontanari, vicepresidente di Confcommercio Trentino con delega al lavoro, commenta i dati sul mercato del lavoro nel primo semestre 2025 presentati questa mattina da Agenzia del Lavoro e Provincia.
«Questi dati raccontano con chiarezza - commenta Fontanari - dove si apre la vera sfida: la difficoltà a trovare competenze adeguate. È una priorità che le imprese del commercio, del turismo e dei servizi vivono ogni giorno, spesso con grande fatica. Il mismatch non è più un fenomeno episodico, ma strutturale: senza un rafforzamento delle politiche formative e di orientamento rischiamo di frenare proprio quei settori che maggiormente contribuiscono a sostenere l’economia provinciale».
«In questo quadro diventa cruciale anche il tema della conciliazione vita–lavoro. Creare occasioni nuove, più attente e sostenibili, significa rendere il territorio competitivo. Il Trentino può essere un pioniere, un riferimento nazionale: molto è stato fatto, ma è un ambito che va continuamente valutato e aggiornato. Il terziario cresce più degli altri comparti, soprattutto grazie alle attività di servizio: è un segnale forte, che richiede però politiche territoriali coerenti. Urbanistica, mobilità, rigenerazione dei centri urbani: sono leve decisive per sostenere il commercio di prossimità e attrarre nuova forza lavoro. Un territorio che funziona è un territorio che lavora. Ed è qui che si gioca una parte essenziale dello sviluppo trentino nei prossimi anni».
«C’è poi il nodo dell’housing lavorativo, sempre più decisivo per attrarre e trattenere professionalità. Alla stessa missione appartiene la valorizzazione dei contratti di riferimento: devono garantire dignità economica e non solo, perché un lavoro ben retribuito fa bene ai lavoratori e fa bene alle imprese. Come sistema Confcommercio Trentino ci siamo adoperati per il rinnovo del contratto territoriale del commercio e del turismo, e continuiamo a contrastare ogni forma di dumping territoriale».
«Guardiamo a questi dati con fiducia - conclude Fontanari - ma anche con realismo: per consolidare questa traiettoria positiva serve uno sforzo comune - istituzioni, sistema formativo, imprese e rappresentanza dei lavoratori. E ci aspettiamo che la manovra di bilancio nazionale lasci qualcosa in più nelle tasche dei lavoratori: sarebbe un segnale importante per sostenere i consumi e rafforzare quella crescita che oggi i numeri, finalmente, raccontano».
Allarme dei Sindacati
Occupazione in Trentino. Nella manifattura allarme posti di lavoro Presentato il 40° Rapporto annuale. Il Mercato del Lavoro mostra indicatori complessivi positivi, ma c’è un problema di qualità. Al Trentino primato per la crescita di contratti a tempo determinato Se non è una vera e propria emorragia di posti di lavoro nel manifatturiero trentino poco di manca. Nei primi sei mesi dell’anno, infatti, l’industria ha perso 430 nuove attivazioni, con una diminuzione del 7,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Parallelamente, altro segnale di preoccupazione, crescono in modo considerevole le ore di cassa integrazione che raggiungono nei primi sei mesi dell’anno 1.190.798 (+75,2%). In un quadro generalmente positivo del Mercato del lavoro locale con una crescita del 2,5% degli occupati, qual è quello delineato dal 40° Rapporto sull’occupazione, non mancano dunque i segnali di allarme. “La tenuta dell'occupazione nel manifatturiero è a rischio come, purtroppo, era chiaro dalla tendenza che era già in atto nel 2024 e che trova conferma nell’analisi del Rapporto – dicono i tre segretari generali di Cgil Cisl Uil Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Largher -. Perdere attivazioni nell’industria vuol dire ridurre l’occupazione di qualità, con buone retribuzioni, stabili e anche con una componente significativa di professionalità. I nostri appelli alla Giunta provinciale sono stati finalmente ascoltati ed è stato annunciato un Piano straordinario per l’Industria. Auspichiamo che oltre l’annuncio ci siano anche strategie e risorse concrete che vanno definite rapidamente”. A preoccupare non è solo l’industria, ma più in generale la qualità dell’occupazione che si è creata in Trentino. Il lavoro a termine è cresciuto rispetto all’anno precedente e resta comunque su livelli più elevati delle regioni limitrofe. In Trentino, infatti, è il 19% del totale, il 14,5% in Alto Adige, il 13,7% nel Nordest, il 14,7% nella media italiana. A pagare il prezzo più alto della precarietà lavorativa sono i giovani e le donne. E’ a tempo determinato il 34,3% dei rapporti di lavoro nella classe di età compresa tra i 15 e i 34 anni. “Il contrasto alla precarietà lavorativa, soprattutto tra i giovani, deve essere una priorità delle politiche attive. In particolare con misure di incentivo che premino chi offre un’occupazione stabile. Senza un posto di lavoro sicuro ogni arma contro la denatalità è spuntata”. Un discorso che vale anche per l’occupazione femminile: tra le donne cresce in modo importante l’occupazione nell’ultimo anno, però resta comunque sotto la soglia delle regioni europee più simili al Trentino. Le donne inoltre hanno troppo spesso occupazioni precarie, il 9,2% delle volte in più rispetto agli uomini. “Il Rapporto evidenzia che la partecipazione delle giovani donne al mercato del lavoro in Trentino è in linea con le migliori performance dei Paesi Europei. C’è dunque una potenzialità importante che va valorizzata con misure conciliative e di stabilizzazione lavorativa che aiutino le donne a restare sul mercato del lavoro, anche dopo aver creato una famiglia. Anche la contrattazione di secondo livello, puntando su conciliazione e flessibilità organizzativa, può essere uno strumento utile per andare in questa direzione”. E’ proprio la contrattazione, però, un altro punto debole del mercato del lavoro locale, se è vero com'è vero, che 2.200 lavoratori in Trentino non hanno contratti firmati dai sindacati confederali. “Vuol dire che 550 aziende applicano accordi contrattuali al ribasso, che riducono retribuzioni e diritti. Questo per quanto ci riguarda è un dato inaccettabile, che va contrastato con determinazione agendo anche sulla leva delle misure pubbliche di sostegno alle imprese e sugli appalti pubblici. Per noi resta un punto fermo: i soldi pubblici non possono sostenere imprese che riducono salari e diritti. Su questo il Patto sui salari è chiaro”, concludono i tre sindacalisti.