TRENTO - Che cos’è davvero il lusso, oggi? Non più sfarzo e formalità, ma autenticità, esperienze uniche e la capacità di far sentire ogni ospite speciale. Con questa domanda, e con il primo dei sei Cook Tales, si è aperta la quarta edizione del Trentodoc Festival, che ha messo al centro il tema “Status, esperienza, accoglienza: cos’è il lusso contemporaneo?”.

L’evento, ospitato nella splendida loggia del Romanino al Castello del Buonconsiglio, ha favorito il confronto tra protagonisti d’eccezione del mondo dell’enogastronomia e dell’ospitalità, con la moderazione del giornalista di Corriere della Sera Gabriele Principato. Foto @Daniele Mosna - Archivio ufficio stampa Pat.
L'appuntamento ha messo in luce come, negli ultimi anni, il concetto di lusso sia profondamente cambiato. “Il lusso non è più ostentazione, ma qualità, autenticità ed emozione” ha sottolineato Matteo Lunelli, presidente e Ad delle Cantine Ferrari. “Oggi i consumatori cercano esperienze e valori da condividere con i brand. Il Trentodoc, con le sue bollicine, è convivialità e accoglienza: un brindisi che vuole essere memorabile”.
Della stessa opinione Rossella Cerea del ristorante "Da Vittorio” di Brusaporto (Bergamo), che ha ricordato come “un tempo lusso significava sfarzo e opulenza, mentre oggi è sinonimo di semplicità e unicità. Il vero valore sta nel far sentire ogni ospite speciale, lasciandogli un ricordo tangibile e diverso dal mordi e fuggi”.
Per Maurizio Bufi, chef de “Il Fagiano” del Grand Hotel Fasano (Brescia), il cambiamento è evidente soprattutto in cucina: “Se prima lusso era sinonimo di cene sfarzose, oggi è dare la possibilità a tutti di gustare una cucina di ricerca, sostenibile e legata al territorio. La vera ricchezza è valorizzare le materie prime con le nostre mani e regalare un’esperienza”.