TRENTO - L’intervento in sala Depero di Claudio Soini, presidente del Consiglio della Provincia Autonoma di Trento
Care cittadine e cari cittadini qui presenti,
desidero porgere a tutti voi il più cordiale benvenuto nella magnifica Sala Depero in occasione dell’annuale ricorrenza della “Giornata dell’Autonomia”.
Un saluto speciale all’Autorità per le minoranze linguistiche, che assieme agli enti di riferimento rappresenta popoli che sono alla base della nostra autonomia e che sono un vivo esempio di responsabilità.
Oggi è una giornata speciale, siamo qui per rinnovare il legame tra la nostra comunità trentina e le sue istituzioni autonome e per guardare così con fiducia e speranza al futuro.
Ottant’anni fa, nell’estate del 1945 - lo ascolteremo tra poco in modo approfondito - mentre Alcide De Gasperi guidava l’Italia nella ricostruzione, a Trento nasceva dal basso una forte spinta all’autogoverno. Fu una mobilitazione di popolo. La nostra Autonomia è davvero nata dal basso, dalla volontà popolare, è questa la sua radice profonda: non un privilegio concesso dall’alto, ma una responsabilità conquistata e condivisa da tutti.
Credo che quella lezione resti attuale. Viviamo in un momento storico in cui la vitalità della nostra Autonomia speciale è messa alla prova da sfide preoccupanti: l’astensionismo elettorale in crescita (basti pensare che alle ultime elezioni provinciali si è recato alle urne solo il 58% degli aventi diritto, mentre poco meno del 55% è il dato complessivo dell'affluenza alle elezioni comunali 2025); la frammentazione sociale e politica; il progressivo indebolirsi del senso di comunità.
E dall’esterno avvertiamo ancora i rischi di centralizzazione: dentro a un contesto internazionale sempre più fosco e mutevole, osserviamo il riemergere di concetti che pensavamo superati, quali Stato, difesa, sicurezza e guerra. Accompagnati talvolta da spiacevoli conseguenze in termini di pressioni uniformatrici che guardano con diffidenza alle nostre prerogative speciali.
Queste sfide - astensionismo, sfiducia, frammentazione, tentazioni centraliste - sono come crepe pericolose nelle fondamenta della casa dell’Autonomia.
Dobbiamo chiedercelo: che fare di fronte a tutto questo? Come possiamo difendere la nostra Autonomia e la nostra specialità?
La risposta non può che essere collettiva e coraggiosa. Non credo ai profeti di sventura: ogni sfida è semplicemente un’indicazione di sviluppo, un’occasione di crescita. A un potere esecutivo forte deve accompagnarsi una crescita di responsabilizzazione dei territori.
Sono personalmente convinto che la strada per il futuro della nostra autonomia passi quindi per una maggiore responsabilità condivisa. Serve un nuovo protagonismo diffuso. Lo stesso De Gasperi, pur al timone negli anni difficili della ricostruzione, sapeva di avere bisogno di una squadra coesa e di una comunità alle spalle.
Responsabilità condivisa significa che ciascuno – cittadini, istituzioni, territori – è chiamato a fare la propria parte. Non rassegnazione, ma partecipazione con coraggio e convinzione, come in tanti ci testimoniano ogni giorno. Il futuro dell’Autonomia si costruisce con la somma di tanti piccoli gesti di buona volontà, camminando insieme, fianco a fianco.
In questa visione, ciascuno di noi è protagonista e co-responsabile.

Per tradurre questa visione in azione concreta, il Consiglio provinciale, che ho l’onore di rappresentare, deve impegnarsi a rafforzare - con l’aiuto di tutti - i pilastri e gli spazi dialettici del nostro Autogoverno. Ecco quindi quattro “cantieri” aperti nella costruzione della nostra casa comune:
Il primo: statuto speciale e le riforme.
Abbiamo recentemente approvato con larghissima maggioranza un parere favorevole alla sua revisione. Al termine di quella seduta, ho voluto ringraziare pubblicamente i consiglieri per l’ottima discussione e per l’importante risultato conseguito insieme.
È un segnale forte: sul terreno della specialità il Trentino sa fare squadra, al di là delle divisioni.
Vigileremo sull’iter a Roma, perché il nuovo Statuto dovrà garantire competenze rafforzate e strumenti più efficaci in settori cruciali.
Non dobbiamo avere timore delle correzioni o delle imperfezioni di questo percorso: l’autonomia è sempre stata, fin dall’inizio, un cantiere aperto. Lo ricordava Alcide De Gasperi in un comizio del 1948: «Quando mai avete visto nascere un progetto bello e pronto senza difetti? Così voi considerate l’autonomia del Trentino-Alto Adige: è una grande esperienza, ed è questa la sua importanza». De Gasperi stesso e, dopo di lui, molti altri hanno dimostrato l’importanza di questa esperienza e quanto il Trentino può dare all’Italia.
Un ruolo di avanguardia che anche un territorio come il nostro ha saputo interpretare, dimostrando che una terra poverissima qual era la nostra aveva le risorse umane e morali per riscattarsi attraverso il lavoro, affrontando la fatica senza temerla e con il passo paziente dei montanari.
L’Italia, con la revisione dello Statuto, ci chiede di fare di nuovo la nostra parte su scuola, università e sviluppo, ambiente, commercio, gestione della fauna, con gli strumenti che l’autonomia ci offre ma soprattutto con la responsabilità e la capacità delle donne e degli uomini di questa terra.
Il secondo: l’aula legislativa e i rapporti istituzionali.
Il Consiglio è il parlamento dei trentini, il luogo dove maggioranza e minoranze, nella diversità dei ruoli, costruiscono le decisioni pubbliche.
In questa fase, a mio parere, il passo più importante è accettare la sfida del cambiamento. Lo dimostrano, ad esempio, la transizione digitale e l’affermarsi di nuove modalità di organizzazione sociale e politica.
Occorre un impegno costante e attento per rendere l’assemblea legislativa sempre più comprensibile ed efficace, una vera “casa di vetro” dove le decisioni maturano alla luce del sole. Ma un Consiglio non vive solo di regole interne: la sua forza sta anche nella capacità di aprirsi al confronto esterno. In questa direzione vanno la seduta congiunta del 28 ottobre prossimo con il Consiglio delle autonomie locali, che ringrazio per il costante confronto, e quella del 18 novembre dedicata alle minoranze linguistiche, esempio concreto di dialogo con i territori.
In questo gioco di squadra è certamente decisivo anche il rapporto di buona e leale collaborazione con la Giunta provinciale.
Il terzo: “Conosciamo Autonomia”.
Con il progetto formativo del Consiglio coinvolgiamo migliaia di studenti, di scuole di ogni ordine e grado, in percorsi di conoscenza e partecipazione. Ogni giovane - e con lui le famiglie e gli insegnanti - che comprende e ama l’Autonomia è un mattone in più che rafforza la nostra casa comune.
Il quarto cantiere: la proiezione euroregionale ed europea.
“Un segno, un messaggio di pace e di speranza”: così il Presidente Sergio Mattarella ha definito la Campana dei Caduti di Rovereto.
È da questa immagine che voglio partire, perché essa rappresenta bene il compito che ci spetta oggi, oltre i nostri confini provinciali: custodire e alimentare il valore della pace. Un compito che ci ha motivato ad aderire convintamente alle celebrazioni per il centesimo anniversario della Campana dei Caduti Maria Dolens: insieme ai colleghi consiglieri abbiamo concordato una seduta straordinaria del Consiglio martedì 21 ottobre presso la Campana. Sarà un’importante occasione di dialogo su temi così significativi.
Siamo parte di una Regione e di un’Euroregione che ci qualificano come costruttori di dialogo, un ponte stabile tra culture diverse, fondato sulla democrazia, sull’autogoverno e sull’amicizia tra i popoli.
E in un tempo in cui in Europa le armi tornano a parlare e le divisioni prevalgono sulla ragione, questo messaggio assume un valore ancora più urgente.
Concludo. Vedo e saluto i rappresentanti delle comunità locali, delle categorie economiche e degli ordini professionali, dei sindacati, dell'associazionismo, del settore pubblico e privato. La vostra presenza è il cuore di questa Giornata. L’Autonomia ha un grande bisogno di voi, della vostra e nostra voglia di costruire, della responsabilità condivisa che la fa vivere. Oggi non si cerca approvazione e consenso, siamo qui per chiedervi una mano: solo con una società viva e responsabile l’Autonomia potrà conquistare il suo futuro".