Ponte di Legno - Iconici, a tratti misteriosi, indubbiamente affascinanti. Sono gli animali selvatici, simbolo di un territorio che ha fatto della loro protezione una vera e propria missione.
Il turismo, come noto, ringrazia. Ogni anno i visitatori delle aree faunistiche locali percorrono i sentieri con la speranza di vivere un incontro magico con camosci, caprioli, cervi, stambecchi, volpi, linci ed ermellini. Un’esperienza tipicamente occasionale che può trasformarsi in un ricordo indelebile. Ma che, precisano gli esperti, deve anche essere vissuta con grande senso di responsabilità. Perché il rischio di mettere involontariamente in pericolo l’animale o di alterare il delicato equilibrio dell’ecosistema, in realtà, è sempre dietro l’angolo.
Lo sottolinea Chiara Baccanelli, responsabile della Casa del Parco dell’Adamello a Vezza d’Oglio, in Alta Valle Camonica. Una donna in prima linea per guidare i turisti nel corretto rapporto con le specie che popolano le valli montane 365 giorni all’anno. Generalmente le ore migliori per avvistare gli esemplari sono le prime del mattino e le ultime del pomeriggio, verso l’imbrunire, quando lasciano le loro tane per abbeverarsi e andare a caccia. Ma attenzione: «La cosa importante – spiega – è non seguire eventuali tracce che si possono trovare. Anche qualora si scorgesse un animale, non va inseguito, per evitare di spaventarlo e di spingerlo verso il pericolo».
Per un ungulato o un altro abitante del bosco, infatti, una corsa incontrollata in preda alla paura può provocare cadute e scivolate, finendo per essere fatale. «Diciamo che la fortuna di vedere un animale deve essere compensata da un comportamento responsabile: buona regola è restare immobili e godersi lo spettacolo, magari facendo un video per immortalare il momento. Ma senza avvicinarsi o forzare. L’animale è a casa sua. Siamo noi gli ospiti».
Tra i principali errori da evitare, al primo posto c’è quello di dar loro da mangiare. Perché se è vero che gli animali selvatici spesso sono attratti dai cibi, dai loro odori e da gusti diversi rispetto a quelli di cui si nutrono di solito, è anche vero che non hanno un apparato digerente idoneo per digerirli.