TRENTO - A 19 anni, il
campione del mondo del lungo porta sul palco la freschezza di un talento naturale e la sicurezza di chi sa già gestire la ribalta.
Mattia Furlani è l’oro che illumina il
Festival dello Sport di Trento. Carisma, spontaneità e un sorriso disarmante: il ragazzo di Grottaferrata è la nuova faccia dell’atletica italiana, quella capace di far sognare anche chi resta con i piedi ben piantati a terra. All’Auditorium, per accoglierlo, parte la colonna sonora di Superman. «Ho rivisto tante volte il mio salto, direi che tutte le riproduzioni su YouTube sono mie», se la ride.
"Da dove vengo? Dalle vacanze: sono stato alle Mauritius. Ora, con il team, iniziamo a organizzare il lavoro, lo faremo rispettando la mia crescita biologica. Non ho ancora mai affrontato una preparazione da adulto, da fisico già formato. Sono contento di aver investito su me stesso, sulla preparazione, sulla prevenzione. Molti ragazzi che vogliono eccellere nell’atletica non si muovono con questo bene in testa. Il risultato lo devi cercare, volere. Prendete un mostro come Duplantis: ogni anno fa meglio, perché si presenta sano, integro. A Tokyo ho fatto il salto perfetto, ho dato tutto e mi ero imposto di conquistare almeno una medaglia. Mio fratello dice sempre che il salto migliore è il quinto. Sono rimasto tranquillo anche dopo il primo, sapevo di stare bene.
Sapevo che, se azzeccavo quello giusto, non ci sarebbe stato nulla per nessuno" (Mattia Furlani foto credit Michele Lottio -Pat).
Mattia parla con naturalezza, inframmezzando il racconto con risate: "La sabbia dei salti è odiosa, lo dico spesso: anche dopo una doccia lunghissima qualche granello te lo ritrovi addosso, magari quando sei già a letto". Furlani è sicuro, ma non arrogante: «Beh dai, un po’ di ignoranza ce la devo mettere. Quanto faccio sui 100? Uhm… sotto i 10”3 ci posso andare tranquillamente. Diciamo che, se mi concentrassi, potrei fare tempi importanti, al top in Italia. Voglio mettermi alla prova, magari in un anno meno impegnativo, come il 2026». Ora deve fare i conti con la popolarità: "Ci divertiamo molto. Mi affianca Luca, mio fratello, nel gestire tutto. Non fatico nel tenere insieme questo e il mondo della moda. Nella mia famiglia, a partire da mia mamma Khaty – che sta per diventare nonna – tutti hanno un ruolo. Mia sorella Erika ha iniziato tutto, mi ha ispirato con il salto in alto. Mio padre ha fatto un grande lavoro per aiutarci in campo. Noi siamo partiti da zero: non eravamo né ricchi né benestanti, e a Rieti siamo cresciuti tutti insieme. Abbiamo investito su un progetto, ognuno ha dato il suo, e ora raccogliamo i frutti di tanti anni di sacrifici». Ma nello sport bisogna anche saper perdere: «Sì, è fondamentale. Per me una stagione irregolare è già una sorta di sconfitta. Ora a Larissa Iapichino, che sta vivendo un momento difficile, dico che è in questi passaggi che nasce la motivazione. Le servirà".