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Venerdì 19 settembre 2025
Scattata la raccolta del riso
E’ scattata nelle campagne italiane la raccolta del riso, che quest’anno si svolgerà su una superficie in aumento del 4% e dopo un andamento climatico decisamente migliore rispetto allo scorso anno, anche se sulle rese resta il punto interrogativo. A dare le prime stime sulla nuova campagna è la Coldiretti, con le superficie della Risaia Italiana che ammonta quest’anno a circa 235mila ettari coltivati, confermando al Belpaese il primato in Europa non solo per l'estensione ma anche per la capacità produttiva. La campagna 2025/2026 cade peraltro in un anno particolarmente significativo per la storia del riso che celebra gli 80 anni del Carnaroli, varietà simbolo della tradizione gastronomica italiana.
La raccolta inizia al termine di un’estate regolare dal punto di vista climatico – spiega Coldiretti -, con l’auspicio che la produzione possa seguire l’aumento di superficie, anche se per poter quantificare con esattezza le quantità occorrerà attendere l’evoluzione del meteo nelle prossime settimane e l’avvio delle fasi di essiccazione e pilatura.
L’Italia detiene il primato europeo nella produzione di riso – conclude Coldiretti -, con circa 1,4 miliardi di chili di risone all’anno, secondo Coldiretti. La coltivazione si concentra soprattutto al Nord: il Pavese con 83.000 ettari e le province di Vercelli e Novara con 100.000 ettari complessivi coprono da sole il 90% della risicoltura nazionale. A questa filiera partecipano circa 3500 aziende agricole e oltre diecimila famiglie, tra imprenditori e lavoratori, distribuite lungo tutta la Penisola.
A distinguere il riso italiano non è solo la quantità, ma anche la ricchezza varietale: più di 200 tipologie iscritte al Registro nazionale, come Carnaroli, Arborio, Roma o Vialone Nano, diventate simboli del Made in Italy agroalimentare.
A pesare sulle attese dei risicoltori italiani per la nuova campagna sono però le incognite legate ai costi di produzione e alle importazioni di prodotto straniero. I prezzi dei principali mezzi tecnici, dai fertilizzanti all’energia, hanno visto negli ultimi anni degli aumenti a doppia cifra, sulla scorta di guerre e tensioni internazionali, che li collocano ben al di sopra del periodo pre Covid e guerra in Ucraina.
L’altro problema è legato alle importazioni selvagge e agli accordi commerciali. Un nuovo colpo ai risicoltori potrebbe venire dall’intesa Ue-Mercosur, che prevede l’ingresso di riso a dazio zero fino a 60 milioni di chili, con il Brasile che è oggi il primo produttore extra-asiatico a livello mondiale. Mancano reciprocità e regole comuni: i coltivatori sudamericani usano fitofarmaci vietati in Europa, hanno manodopera a basso costo e controlli meno rigidi. Già oggi il 60% del riso importato in Italia gode di tariffe agevolate – ricorda Coldiretti -, con squilibri sui prezzi e minore competitività per la filiera nazionale. Dal 2009, grazie all’iniziativa Eba, le importazioni dai Paesi meno sviluppati sono passate da 9 a quasi 500 milioni di chili, un dumping aggravato dall’uso di pesticidi vietati e dal sospetto di sfruttamento del lavoro minorile. Ora la stessa dinamica minaccia di ripetersi anche con un possibile futuro accordo Ue-India.
Serve l’applicazione di una clausola di salvaguardia automatica – conclude Coldiretti - che scatti al superamento di una certa soglia percentuale di importazioni rispetto all'anno precedente e reciprocità per garantire che il riso importato rispetti le stesse regole imposte alle produzioni comunitarie.
Ultimo aggiornamento:
19/09/2025 20:14:02