Gli indagati – sino a prima dell’arresto – incassavano i guadagni, accompagnavano sul luogo di lavoro le donne, pretendevano la rendicontazione precisa dei guadagni giornalieri (o anche a seguito di singola prestazione), davano idoneo supporto all’attività fornendo preservativi e ricercando anche alloggi in affitto da dedicare alla prostituzione, imponevano i ritmi e gli orari tassativi di lavoro ricorrendo anche a violenze e a forme di sottomissione.
In particolare gli uomini dell’Arma trentina hanno registrato uno speciale meccanismo di controllo del territorio ad opera degli indagati, con rivendicazione come propri di taluni luoghi (in realtà pubblici) da riservare alle “passeggiate” delle ragazze ogni volta gestite per l’esercizio della prostituzione, nonché la presenza nella rete dello sfruttamento anche di due donne che, oltre a prostituirsi, gestivano altre quattro giovani donne, garantendosi una buona fetta dei guadagni.
Si pensi che una di esse è arrivata a guadagnare sino a 8.000 € in un mese.
Stessa cosa accadeva in Pavia. Infatti, ivi, sempre nella giornata di ieri, i carabinieri hanno tratto in arresto 2 dei 5 soggetti e notificato ad una donna il divieto di ritorno a Trento.
L’indagine, coordinata dal Pm. Davide Ognibene della Procura della Repubblica di Trento, ha vist
o spiccare, dunque, 4 custodie cautelari in carcere ed una ai domiciliari, nonché una misura cautelare del divieto di dimora nel Comune di Trento su ordinanza del Gip del Tribunale di Trento.
GLI ARRESTATI
Zoto Servet, albanese del 1988 di Pavia; Radu Leonard, romeno del 1984 a Trento; Christian Maule, roveretano del 1979; Miranda Zeneli, romena del 1983 a Trento - e (ai domiciliari) Hoxha Erjon, albanese del 1983 di Pavia-.
Oltre alla denuncia a piede libero di un altro soggetto implicato nell’indagine per sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione ma con un ruolo più marginale rispetto agli altri (le cui iniziali sono B.B., albanese ventisettenne), il Gip ha emesso anche un divieto di dimora nel Comune di Trento per T. D., romena del 1988, domiciliata tra Pavia e Trento per l’appunto, avente essa un ruolo di “semplice” favoreggiamento della prostituzione ai danni di una ragazza (sua conterranea) che voleva fortemente potesse inserirsi nel mondo della prostituzione a Trento, anche consentendole di utilizzare il proprio appartamento per gli appuntamenti.
L’indagine e le testimonianze raccolte dalle vittime, sentite proprio in data di ieri 8 marzo, consentono agli inquirenti di dare ragionevolmente un secondo simbolico nome a questa indagine: “Operazione 8 marzo”, a favore delle donne vittime di ogni sfruttamento, nella speranza di averne liberate alcune dai loro aguzzini.