Il tasso di occupazione tra i 15 e i 64 anni scende al 57,6%.
Rispetto al secondo trimestre 2019 i dipendenti a termine sono diminuiti di 677.000 unità (-21,6%) mentre gli indipendenti hanno perso 219.000 unità (-4,1%) a fronte di un -3,6% dell'occupazione complessiva. Lieve incremento (+55mila, +0,4%) per i dipendenti "stabili" su base tendenziale.
Quelli dell'Istat sono dati inquietanti che rappresentano i primi effetti delle scelte adottate dalle istituzioni: la luce in fondo al tunnel non si intravede, visto che l'attenzione di chi comanda il Paese resta più incentrata sui numeri giornalieri, sui 'contagiati', su meccanismi di quarantene e smartworking controproducenti per tutti e non su una pandemia economica che - complici scelte inefficaci e contraddittorie che continuano ad essere adottate, a differenza di altri Paesi - rischia di essere peggiore rispetto all'emergenza sanitaria, come ampiamente prevedibile già dalla scorsa primavera. Nel periodo analizzato dall'Istat era inoltre in vigore il 'salvagente' rappresentato dal blocco dei licenziamenti, altra mannaia all'orizzonte per lavoratori e imprese sull'orlo del baratro.