TRENTO - Il Consiglio delle autonomie locali
ha approvato, con 24 voti favorevoli e 4 astensioni, il Protocollo di finanza locale per l'anno 2026, ovvero l’atto previsto dallo Statuto di autonomia con cui le Autonomie locali concordano con la Giunta il merito delle politiche provinciali, soprattutto finanziarie, indirizzate agli Enti locali.

"I tempi con cui questo protocollo ha visto la luce sono molto tardivi, e questo non ha consentito di sviluppare un pieno confronto fra la Giunta provinciale ed il CAL. Ci auguriamo che l'anno prossimo il confronto possa svilupparsi con tempi e modalità diverse. Il protocollo che è stato negoziato consente comunque di mettere in sicurezza i bilanci dei comuni, e di programmare investimenti in un settore strategico come quello dell'edilizia scolastica. Molto rilevante è inoltre l'impegno, condiviso con la Provincia, ad affrontare e chiudere nel corso del 2026 alcune partite importanti per il sistema delle autonomie locali trentine, dalla revisione dei modelli organizzativi dei comuni al riparto del fondo perequativo. Ringrazio l'Assessore provinciale, e la Struttura che l'ha supportata con professionalità, per il confronto avuto, certamente ristretto nei tempi, ma sempre leale nei modi"
ha dichiarato il Presidente del CAL, Michele Cereghini.
"Questo protocollo, accanto agli aspetti finanziari, tocca obiettivi che la Provincia ritiene strategici per lo sviluppo della capacità amministrativa degli enti locali: la gestione degli appalti nel nuovo quadro della qualificazione delle stazioni appaltanti, la valorizzazione del personale e la individuazione di nuovi modelli organizzativi per l'organizzazione delle funzioni di competenza comunale, previo monitoraggio e mappatura delle esigenze nei diversi territori" ha evidenziato
Giulia Zanotelli, Assessore provinciale agli Enti locali "Il protocollo dà anche risposte ai comuni con particolari tensioni sulla parte corrente del bilancio, non soltanto per il 2026 ma per il triennio 20256-2028. C'è poi un budget significativo, pari a 40 milioni di euro, per nuovi investimenti in edilizia scolastica, e una nuova modalità per accedere all'indebitamento, per un importo fino a 14 milioni di euro. Viene ribadito l'impegno a concludere la revisione dei criteri di finanziamento ai corpi di polizia locale, e viene incrementata la quota di cofinanziamento per i contributi al servizio di tagesmutter."
Nella discussione,
Franco Ianeselli, sindaco di Trento, ha presentato le osservazioni, condivise dal Capoluogo con i Comuni di Rovereto, Riva del Garda ed Arco, e critiche rispetto al metodo con cui la Giunta provinciale ha affrontato la stesura di questo Protocollo, giudicato non rispettoso del dato normativo e dello spirito dello Statuto di autonomia, che invece, pone l'accordo fra Provincia e Comuni alla base delle scelte di pianificazione economica del sistema autonomistico. Non condivisibili, inoltre, per i comuni citati, le modalità di erogazione del contributo ad abbattimento delle rette per i servizi socio-educativi alla prima infanzia, unilateralmente individuate ed annunciate dalla Provincia, nella forma di un contributo diretto alle famiglie, a ristorno delle tariffe applicate dai comuni. Ben più lineare, e anche coerente con quanto previsto dal nostro ordinamento statutario, sarebbe stato trasferire ai comuni risorse sufficienti per consentire loro di abbattere le rette applicate alle famiglie. L'auspicio è che, nel coinvolgimento del Consiglio delle autonomie locali sulle modalità di attuazione del contributo, le storture determinate da questo modo di procedere possano essere quantomeno attenuate. Con riferimento alle risorse di parte corrente, va dato atto dell'impegno, non scontato, della Provincia a sostenere i comuni soprattutto rispetto agli oneri derivanti dai rinnovi contrattuali del proprio personale. I costi sostenuti dai Comuni risultano, comunque, pesantemente appesantiti dall'inflazione verificatasi negli ultimi anni. Se alcuni comuni manifestano difficoltà a chiudere in equilibrio i propri bilanci, è giusto sostenerli, ma ciò non può ricadere esclusivamente sulle spalle degli altri comuni, e in particolare delle città.
Giacomo Redolfi, sindaco di Mezzana, ha osservato come I tempi di discussione e formazione del Protocollo di finanza locale rimangono purtroppo invariati da anni. Ciononostante, quest'anno sono stati raggiunti risultati importanti, pur nella ristrettezza del confronto. È positivo che il protocollo affronti i temi organizzativi dei comuni, ponendo le basi per un monitoraggio delle esigenze e per un confronto successivo che sarà determinante. Altrettanto importante è la garanzia di chiusura dei bilanci per i comuni in sofferenza, ora resa strutturale per il triennio 2026-2028, che consentirà di procedere con nuove assunzioni. Apprezzabile è anche il fatto che il protocollo assicuri la piena copertura degli oneri di rinnovo dei contratti collettivi del personale: si tratta di una spesa rilevante per un'azione strategica di adeguamento delle retribuzioni, che consente anche ai piccoli comuni di rimanere competitivi sul mercato del lavoro. Sono risultati che non devono essere sminuiti.
Per quanto riguarda i nidi d'infanzia, è innegabile che il servizio si stia configurando come sempre più essenziale in tutti i territori. I tempi e i modi con cui si è giunti all'introduzione della misura provinciale di abbattimento delle rette non sono stati forse i migliori, ma occorre guardare al risultato, senz'altro positivo per le famiglie. Auspicabilmente, il prossimo anno si potrà individuare uno strumento migliore; nel frattempo, è però importante avviare la misura.
Anche per
Alessio Zanoni, sindaco di Riva del Garda, i tempi che hanno condotto alla chiusura del protocollo sono stati molto compressi. Sul tema dei nidi d'infanzia, lo spirito della misura provinciale è condivisibile, ma sono importanti anche i metodi, che devono essere rispettosi dell'autonomia e delle competenze dei diversi livelli di governo. Ha inoltre ricordato come, insieme alla collega Fiorio, abbia chiesto di rivedere la normativa dell'IMIS, consentendo ai comuni non soltanto di ridurre le aliquote applicate agli alloggi turistici, ma anche di inasprirle, nel tentativo di disincentivare questa modalità di utilizzo del patrimonio residenziale che, nell'Alto Garda, sta desertificando il mercato delle locazioni di lungo termine. Su questo punto, si è riusciti a ottenere soltanto un impegno della Giunta provinciale ad approfondire la tematica.
Luca Fattor, sindaco di Romeno, ha riconosciuto come ill lavoro svolto per giungere al protocollo, per quanto serrato nei tempi, è stato positivo e ha dato esiti importanti. In particolare, va sottolineato l'impegno politico assunto dalla Giunta ad assicurare, anche per gli anni 2027 e 2028, almeno l'invarianza della quota integrativa al fondo perequativo.
Luca Paolazzi, sindaco di Lavis, ha evidenziato come si tratta del primo Protocollo a cui partecipa da componente del CAL e della Giunta. L'auspicio era quello di un maggiore spazio per il confronto e per l'accoglimento delle istanze presentate dagli enti locali, e la speranza è che ciò possa concretizzarsi alla prossima occasione. Sul tema dei nidi, ha dichiarato, siamo tutti d'accordo sulla centralità del servizio. Tuttavia, abbiamo perso un'occasione per attuare una misura su cui vi è piena condivisione nelle finalità, nel modo migliore per le famiglie e per la linearità dei rapporti fra Provincia e Comuni. Preoccupa, sotto altro profilo, la presenza di oltre 60 comuni con difficoltà a chiudere la parte corrente del bilancio: si tratta di una questione che va affrontata in maniera strutturale. I comuni possono fare la loro parte, ma anche la Provincia deve mettere in campo risorse adeguate.
Giulia Robol, sindaco di Rovereto, ha osservato come il Trentino si sia sempre distinto, anche nelle classifiche nazionali, per la qualità dei servizi offerti ai cittadini. Sono risultati che si sono raggiunti valorizzando costantemente la cooperazione fra Provincia e Comuni. Negli ultimi anni gli stessi servizi continuano a essere richiesti con forza dai cittadini, ma anche i costi per erogarli sono aumentati, mentre le risorse destinate ai grandi comuni rimangono ferme o addirittura vengono tagliate. È positivo che la Provincia metta a disposizione risorse per calmierare le tariffe sui nidi, ma questo va fatto coinvolgendo i comuni, che sono responsabili di quei servizi e, come tali, sono in prima linea nel garantirne quotidianamente la funzionalità. Più in generale, nelle politiche finanziarie a favore dei comuni va tenuta in giusta considerazione la specificità delle città, che sono poli erogatori di servizi anche a favore dei cittadini dei centri minori.
Alessandro Santuari, sindaco di Baselga di Pinè, ha, infine, annunciato il voto favorevole al protocollo, ringraziando il Presidente del CAL e la Struttura per il lavoro di confronto con la Provincia, giudicato positivo negli esiti nonostante la tempistica ristretta nella quale si è sviluppato.
Guardando ai contenuti principali del Protocollo, viene ribadita l’importanza di avviare un
lavoro strutturato sulla riorganizzazione degli Enti locali, indispensabile per definire in modo stabile l’assetto del personale impegnato nei servizi ai cittadini, sia nelle funzioni di back-office, sia nelle attività di front-office. È un percorso che richiederà coraggio, visione e un approccio non episodico, perché rappresenta una condizione ormai imprescindibile per garantire sostenibilità organizzativa e qualità dei servizi nei prossimi anni.
Le
politiche tributarie dei Comuni sono state pressoché confermate, pur con l’impegno ad aprire un prossimo confronto con i competenti Assessorati provinciali, per rivedere le politiche IMIS relative agli alloggi turistici.
Per quanto concerne la spesa corrente, il
Fondo perequativo/ di solidarietà base è stato definito in 146,9 milioni di euro. All’interno di questa cornice, la Provincia ha assunto interamente gli oneri derivanti dal rinnovo dei contratti del comparto autonomie locali, inclusi quelli relativi al nuovo sistema di progressione professionale, oggi in fase di completamento. È un segnale importante, perché il nuovo sistema richiede un diverso approccio finanziario rispetto al passato e comporta effetti strutturali sulla qualificazione – e sulla spesa - del personale degli Enti. Le risorse assegnate, anche per il passato, a copertura delle spese per il personale, verranno ripartite in base alla consistenza attuale degli organici: ciò consentirà di recuperare fondi dagli Enti che negli anni hanno ridotto il personale per destinarli a quelli che, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, hanno dovuto ampliarlo per garantire i propri servizi.
La
quota integrativa del Fondo perequativo, pari a 20 milioni di euro, già sperimentata nel biennio 2024-2025, è confermata, con alcuni accorgimenti (copertura pluriennale) volti a dare maggiore stabilità agli Enti più in sofferenza. Una scelta che va nella direzione giusta, anche se non siamo certi potrà fornire a tutti risposte esaustive e sulla quale, sin da subito, dovremo aprire con la Provincia un confronto. In questo scenario,
l’incremento dei fondi originariamente previsti, di circa 900 mila euro per il 2026, pur non risolutivo, offre un
ulteriore margine per sostenere i comuni in situazioni di tensione finanziaria all’interno di un sistema che, ricordiamo, si basa responsabilmente sulla solidarietà tra Comuni, ma che necessita anche di un doveroso intervento provinciale. Pressioni finanziarie che, nel tempo, immutate le altre condizioni non potranno certamente ridursi qualora i trasferimenti provinciali di parte corrente non venissero adeguati alla dinamica della spesa corrente, così da renderli coerenti sia con i processi di riorganizzazione previsti, che con la dinamica della spesa corrente autofinanziata.
Per quanto concerne i trasferimenti assegnati per sostenere
specifici servizi comunali, assume particolare rilevanza il sostegno al personale coinvolto dal rinnovo del contratto collettivo nazionale (CCNL) e del contratto integrativo provinciale (CIP) delle cooperative sociali. Anche per questo, come pure per un maggior sostegno al nido familiare – tagesmutter, i trasferimenti destinati ai servizi socio-educativi alla prima infanzia hanno ricevuto un consistente incremento. È tuttavia doveroso segnalare che, sugli Enti locali, graverà parte del
maggiore onere connesso alla gestione dei servizi socio - educativi alla prima infanzia, generato da quanto precisato, ma anche dall’introduzione dei nuovi posti generati dagli investimenti effettuati, in particolar modo finanziati sul PNRR. Occorre ricordare, nel contesto dei servizi socio educativi alla prima infanzia, che, sia l’incidenza del nuovo indicatore ICEF, sia le tempistiche dell’integrazione finanziaria immaginata dalla Provincia e diretta alle famiglie, potrebbero comportare nel 2026 degli effetti non certo trascurabili. Per quanto riguarda il c
ontributo alle famiglie, previsto dalla Giunta provinciale per ristorarle delle tariffe di frequenza dei nidi, pur non condividendo, per le ragion sopra riportate, le modalità di intervento individuate dalla Provincia, nel Protocollo votato oggi le Autonomie locali hanno comunque accettato di
coordinare le proprie politiche tariffarie con il nuovo incentivo, in attesa della definizione delle modalità attuative delle misure provinciali, da adottare previa consultazione delle Autonomie locali. In assenza di una politica provinciale, volta alla riduzione dei costi a carico delle famiglie,
alcuni comuni hanno, peraltro, attraverso autonome politiche di bilancio, già significativamente ridotto le tariffe a carico delle famiglie. L’intervento provinciale oggi in discussione
non potrà, evidentemente, andare - secondo il CAL -
a penalizzare tali comuni. In alcuni territori, anche a seguito delle nuove gare espletate per la gestione del servizio, è peraltro previsto un significativo incremento dei costi, che avranno sui bilanci comunali un effetto estremamente significativo. Alla luce dell’impegno al mantenimento dell’invarianza delle tariffe applicate alle famiglie, occorrerà monitorare attentamente queste dinamiche per poter rispondere in maniera tempestiva alle problematiche rilevate.
Un ulteriore punto di attenzione riguarda i finanziamenti destinati ai
Corpi di Polizia locale, per i quali entro fine anno, saranno condivisi diversi criteri di distribuzione, coinvolgendo anche realtà sino ad ora escluse da tali finanziamenti.
Infine, per quanto riguarda gli investimenti dei comuni, il Protocollo prevede
quaranta milioni di euro di nuove risorse, indirizzate all’edilizia scolastica. In merito, è stato trovato un accordo su due fondamentali punti, ossia: da un lato sul
rinvio ad un intesa con il Consiglio delle autonomie locali per definire, tra l’altro, le priorità di intervento a riguardo, dall’altro
l’impegno della Giunta provinciale a ragionare con gli Enti locali sulla destinazione di nuove risorse per investimenti che dovessero rendersi disponibili in occasione della manovra di assestamento del bilancio provinciale. Anche in questo contesto,
l’invarianza da diversi anni delle risorse assegnate per i c.d.
investimenti programmati dai comuni pur se, dallo scorso anno - questa è un’innovazione decisamente importante -, previste su un orizzonte pluriennale, potranno così trovare occasione per essere rivalutate, anche per un necessario adeguamento alle già accennate dinamiche della spesa.
Successivamente al voto sul Protocollo di finanza locale, il Consiglio ha preso in esame i testi dei disegni di legge che accompagnano la Manovra finanziaria provinciale, esprimendo il proprio contributo in merito alle norme di interesse per comuni e comunità, che sarà presentato alla Prima Commissione legislativa nell'audizione prevista per venerdì.
Linee guida sul Partenariato pubblico privato
Nel prosieguo della seduta, è stato esaminato e favorevolmente valutato l'aggiornamento alle Linee guida provinciali in materia di Partenariato pubblico privato. Il documento, approvato nel dicembre 2022 e già adeguato nel 2023 a seguito dell’entrata in vigore del nuovo codice dei contratti pubblici, viene ora revisionato a seguito del decreto correttivo statale. Si tratta di un utile Vademecum, relativo alla gestione della procedura di affidamento in concessione di lavori o servizi mediante Finanza di progetto, ad iniziativa privata o sollecitata dall’Ente. Questo utile strumento è rivolto tanto agli operatori economici quanto alle amministrazioni. La nuova versione delle linee guida esplicita utilmente anche i casi in cui non risulta conveniente - e pertanto è sconsigliato - il ricorso al Partenariato Pubblico Privato, ove non appaiano conseguibili l’effettivo trasferimento del rischio operativo sul concessionario e il concreto conseguimento di un plusvalore per l’amministrazione pubblica rispetto a una modalità di gestione più “tradizionale”.
Alessandro Santuari, sindaco di Baselga di Piné e assessore competente per la materia degli appalti, ha posto l'accento sull'essenziale apporto del NAVIP e di Cassa del Trentino nella valutazione delle proposte che coinvolgono gli Enti locali, che altrimenti non sarebbero sufficientemente attrezzati per affrontare procedure tanto complesse, e nel valutare compiutamente la convenienza economica di tali proposte.
Nella discussione, Germano Preghenella, sindaco di Rovere della Luna, è intervenuto salutando positivamente il provvedimento, che auspica possa incentivare un ricorso più sistematico allo strumento del PPP, che - dove utilizzato in maniera oculata - può rappresentare una opportunità importante anche per le amministrazioni locali.
Comuni ad alta tensione abitativa: condivisa la conferma dell'elenco esistente
La legge 9 dicembre 1998, n. 431, recante “Disciplina delle locazioni e del rilascio degli immobili adibiti ad uso abitativo”, prevede all’art. 8 l’applicazione di agevolazioni fiscali a favore dei proprietari che stipulino contratti di locazione secondo la modalità “concertata” nei Comuni ad alta tensione abitativa di cui all’art. 1 del decreto-legge 30 dicembre 1988, n. 551, convertito con modificazioni nella legge 21 febbraio 1989, n. 61. Il CIPE ha demandato, sin dal 2002, a Regioni e Province autonome l’individuazione di detti Comuni entro una soglia predeterminata di popolazione, riconoscendo peraltro la facoltà delle Province autonome di Trento e di Bolzano di procedervi con più ampi margini di autonomia. Nell’ultimo aggiornamento, operato nel 2002, la Provincia di Trento ha proposto di formare l’elenco dei comuni ad alta tensione abitativa, utilizzando il criterio della popolazione in ordine decrescente. Ciò ha consentito di includervi Trento, Rovereto, Pergine Valsugana, Riva del Garda e Arco.
il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha recentemente richiesto alle Regioni e alle Province autonome di attivare le procedure per l’aggiornamento dell’elenco. Mediante il provvedimento proposto, la Giunta intende adottare un diverso criterio di selezione dei comuni ad alta tensione abitativa, rispetto a quello impiegato in precedenza. In particolare, si è ritenuto di poter considerare nell’individuazione dei Comuni ad alta tensione abitativa, oltre al criterio della popolazione residente, anche un criterio che tenga conto della vocazione turistica dei Comuni trentini dove l’offerta di alloggi a fini residenziali risulta di fatto limitata, a vantaggio delle locazioni turistiche brevi, applicando a tal fine l’indicatore composito del grado di turisticità dei Comuni elaborato da ISPAT. L'applicazione di tale criterio aggiornato porta, comunque, alla proposta di individuare quali comuni ad alta tensione abitativa, nell’ordine, i comuni di Riva del Garda, Arco, Trento, Pergine Valsugana e Rovereto, ovvero i medesimi già classificati tali in precedenza. Proposta che ha incontrato, oggi, il parere favorevole del CAL.
Modifica degli ambiti turistici: necessario un maggiore coinvolgimento di tutti i territori coinvolti
A seguire, il CAL ha esaminato la proposta di modifica regolamentare, promossa dalla Giunta provinciale in accoglimento della richiesta, formulata dal Comune di Mori, di transitare dall'ambito di promozione turistica "Vallagarina, Rovereto e Monte Baldo" all'ambito "Garda trentino, Valle di Ledro, Terme di Comano e Valle dei Laghi".
La legge provinciale n 8/2020, nel ridefinire la ripartizione del territorio provinciale in ambiti turistici, a cui corrisponde l'accreditamento delle diverse APT, ha previsto che ciascun comune possa richiedere alla Giunta provinciale di transitare ad un diverso ambito territoriale, fermi restando il numero massimo di ambiti previsto dal comma 2 dello stesso art. 5, il principio di contiguità territoriale dell'ambito turistico nonché l'organicità rispetto ai fini del marketing turistico e un ottimale dimensionamento complessivo di almeno un milione di presenze turistiche annue. Tale numero minimo di presenze può essere derogato dal regolamento di esecuzione della legge in relazione al numero di posti letto alberghieri.
In data 20 ottobre 2025, è pervenuta al Servizio turismo e sport la richiesta di variazione della configurazione territoriale d’ambito da parte del Comune di Mori (prot. n. 813401), che prevede lo spostamento dall'attuale ambito n. 11. Rovereto, Vallagarina e Monte Baldo all’ambito n. 7. Garda trentino, Valle di Ledro, Terme di Comano e Valle dei Laghi. La motivazione della richiesta è legata alle caratteristiche del territorio e dell’offerta turistica da esso espressa, che è ritenuta più̀ in sinergia con quanto espresso dall’ambito del Garda.
Nell'esaminare la proposta di delibera - illustrata da Gianni Morandi, sindaco di Nago Torbole e assessore competente in materia di turismo - è emerso come la richiesta del Comune di Mori, risulti presentata nel pieno rispetto di una procedura prevista dalla legge, e come sussistano tutti i presupposti di legge per poterla accogliere. Tuttavia, rispetto a tale operazione, sono maturate posizioni diversificate, sia tra le altre Amministrazioni comunali facenti parte dell'ambito di provenienza che di quello di destinazione. Posizioni che - nella procedura delineata dalla legge, non vengono fatte emergere, e che invece dovrebbero essere tenute in considerazione in una scelta che rimane comunque discrezionale, e dovrebbe soppesare non soltanto le ragioni di chiede il trasferimento da un ambito all'altro, ma anche degli altri territori che ne sono coinvolti.
"La legge sulla promozione turistica, approvata nel 2020 senza alcun voto contrario, ha previsto una procedura di variazione degli ambiti turistici, che ha il fine di consentire il miglioramento delle scelte allora fatte, alla luce dell'esperienza applicativa e secondo valutazioni che devono essere esclusivamente di politica turistica." ha osservato Roberto Failoni, assessore provinciale competente per il turismo. "Il trasferimento di Mori all'ambito gardesano non compromette la prosecuzione dell'esperienza dell'APT della Vallagarina. Vero è che il tema potrebbe porsi, qualora dovessero intervenire altre riorganizzazioni territoriali, ma c'è la disponibilità dell'Assessorato a valutare, se del caso, soluzioni che consentano comunque alla Vallagarina di sviluppare una adeguata politica turistica."
Nella discussione, Giulia Robol, sindaco di Rovereto, ha riconosciuto come la procedura attivata da Mori sia pienamente legittima. La questione è, però, che la legge n. 8/2020 aveva stabilito un ambito, dentro al quale sono state sviluppate politiche turistiche che coinvolgono tutto il territorio lagarino. Se oggi tali scelte vengono messe in discussione, occorre soppesare gli interessi di tutti i territori coinvolti. Sulla stessa linea si è espresso Alberto Scerbo, Presidente della Comunità della Vallagarina, il quale ha rimarcato come il suo territorio abbia, fino all'ultimo, esortato il Comune di Mori a rimanere all'interno dell'ambito lagarino, eventualmente sfruttando la possibilità, prevista dalla legge provinciale, di stipulare accordi con il vicino ambito gardesano. Questo è peraltro il percorso che è stato proposto anche al comune di Brentonico. La preoccupazione, rispetto ad un liberi tutti che consenta al singolo comune di optare per l'ambito turistico di maggior convenienza, si ripercuote inoltre sui comuni più piccoli o meno forti turisticamente, che - in questa logica - rischiano di rimanere spiazzati. Ha, tra l'altro, un valore anche mantenere omogeneità fra l'ambito turistico e quello amministrativo della Comunità, allontanando il rischio che, anche in settori diversi, le logiche di convenienza del singolo municipio vengano anteposte a quelle di sistema. Considerazioni condivise anche dal Sindaco di Avio, Ivano Fracchetti, che pur ha voluto manifestare rispetto per le scelte fatte dall'Amministrazione e dalla Comunità moriana.
Il Sindaco di Riva del Garda, Alessio Zanoni, ha invitato l'Assessore provinciale ad ascoltare con attenzione anche il territorio gardesano, nell'ambito del quale - al di là delle posizioni espresse nell'ambito dell'APT di riferimento - sono emerse diverse voci contrarie anche tra le categorie economiche. Del resto, l'ambito Garda Dolomiti risulta già molto ampio, e la prospettiva di un suo progressivo, ulteriore ampliamento solleva timori rispetto alla capacità dell'APT di promuovere i prodotti di riferimento di tale ambito, ma soprattutto di assicurare servizi adeguati su tutto il suo territorio, e in particolare nei territori dove è riscossa la parte più rilevante della tassa di soggiorno. Il Sindaco di Arco, Arianna Fiorio, ha osservato come i ragionamenti di politica turistica non possano essere scissi da altre e più ampie considerazioni. Il turismo è infatti un volano economico importante sui territori, ma ha anche ripercussioni critiche, ad esempio sul piano dell'accesso alla casa, del traffico e dell'aumentato costo della vita per i residenti. E' fondamentale che le Amministrazioni locali ritornino protagoniste della politica turistica, recuperando un ruolo che la legge del 2020 ha invece, non condivisibilmente, ridimensionato.
Di diverso avviso il Sindaco di Romeno, Luca Fattor, secondo il quale la gestione della politica turistica dovrebbe rimanere nelle prerogative degli operatori del settore, e non vedere coinvolta la politica locale. Ha comunque evidenziato che, se la legge prevede l'espressione del parere del CAL, questo debba esprimersi nel merito, eventualmente prendendosi il tempo per soppesare le diverse posizioni.
Il Sindaco di Baselga di Piné, Alessandro Santuari, è intervenuto infine per portare l'esperienza, valutata positivamente, di variazione dell'ambito turistico, recentemente sperimentata dal suo territorio.
Facendo sintesi delle posizioni espresse - e richiamando la posizione già a suo tempo espressa dal CAL quando, nel 2023, fu esaminata l'analoga richiesta del Comune di Ronzo Chienis - il Presidente Michele Cereghini ha proposto l'espressione di una posizione di astensione sul merito del provvedimento, nel rispetto del percorso avviato dal Comune di Mori. Al contempo, ha proposto che sia evidenziata l'opportunità di una modifica alla norma relativa alla variazione degli ambiti turistici, prevedendo che tutte le Amministrazioni dei territori, coinvolti nelle proposte variazioni, possano esprimere formalmente la propria posizione all'interno del relativo procedimento. Posizione che è stata avallata dal Consiglio nella successiva votazione.
Elenco delle pro loco: via libera alla proposta di regolamento provinciale
Proseguendo, il Consiglio ha espresso parere favorevole alla proposta di modifica regolamentare, presentata dall'Assessore provinciale Roberto Failoni, in merito al regime di iscrizione delle associazioni pro loco all'elenco previsto dalla legge provinciale.
L’art. 18 della legge provinciale 12 agosto 2020, n. 8 (legge provinciale sulla promozione turistica provinciale 2020) dispone l’istituzione presso il Servizio competente in materia di turismo dell’elenco delle Associazioni Pro loco, quale condizione per poter accedere ai finanziamenti provinciali per la realizzazione delle attività previste al comma 1 dello stesso art. 18. In merito ai requisiti e alle modalità di iscrizione e di cancellazione dal medesimo elenco, il comma 3 del citato articolo rinvia al regolamento di esecuzione della legge. In sede di adozione del regolamento di attuazione della l.p. n. 8/2020, le modalità di iscrizione all’elenco delle pro loco non sono state disciplinate, ma si è optato per l’introduzione di una norma transitoria che ha protratto l’applicazione delle disposizioni del regolamento previgente, fino ad una nuova normazione della fattispecie. Con il provvedimento in oggetto, viene stabilita la nuova disciplina regolamentare di iscrizione all’elenco delle pro loco e mantenimento dell’iscrizione stessa.
Tra le novità rispetto alla disciplina previgente, si segnala la possibilità di costituire e vedere iscritte all’elenco provinciale, oltre che pro loco aventi come ambito territoriale il territorio di un comune, circoscrizione o frazione del medesimo, anche pro loco aventi come ambito di operatività una parte della circoscrizione o della frazione in comuni con > 15.000 abitanti, se tale parte di territorio ha almeno 1.500 abitanti e costituisce, sulla base di prove documentali, una suddivisione storicamente rilevante del territorio. Il regolamento assegna, inoltre, alla federazione delle pro loco di un ruolo attivo nel procedimento di iscrizione all’elenco di nuove associazioni, ove viene rimesso alla federazione stessa l’espressione di un parere “in merito al ruolo dell’associazione pro loco nella comunità di riferimento”.
Il regolamento conferma che, per ciascun ambito territoriale di attività (comune, circoscrizione o frazione o parte di frazione, nei comuni maggiori), può essere iscritta all’elenco (e conseguentemente accedere ai finanziamenti provinciali) una sola associazione pro loco. Non sono previsti criteri di selezione in caso di concorrenza di più richieste, ma semplicemente sembrerebbe di comprendere che, nei territori nei quali risulta già iscritta una pro loco, non possa darsi corso all’iscrizione di un ulteriore soggetto. Di conseguenza, assumono rilevanza le casistiche di cancellazione dall’elenco, in relazione alla possibilità che ne discende per altre associazioni di accreditarsi come pro loco del medesimo ambito territoriale. In proposito, si prevede che la cancellazione possa intervenire anche in caso di mancato invio del verbale dell’assemblea annuale, della rendicontazione delle attività soggette a contributo provinciale per due anni consecutivi e pure qualora l’associazione non richieda, per due anni consecutivi, il contributo provinciale stesso. Infine, il regolamento individua una disciplina transitoria che dispone la continuità dell'iscrizione all'elenco provinciale delle pro loco già censite, con una specifica modulazione dei tempi per la loro eventuale cancellazione, nel caso in cui sia riscontrata una inattività delle stesse nelle annualità più recenti.