Trento - “I fondi europei sono un impegno senza precedenti per il nostro Paese e dobbiamo lavorare tutti assieme per garantire un nuovo futuro. In caso di fallimento, gli effetti sarebbero drammatici non solo per l’Italia ma per l’intera costruzione europea”. Così il ministro per gli Affari Europei, Vincenzo Amendola, intervenuto al Festival dell’Economia di Trento sul tema “Pensando a Next Generation Eu” ovvero il Recovery Fund.
Assieme all’economista Roberto Perotti, il ministro Amendola ha “dialogato” (non senza qualche frizione) sulle strategie del governo italiano per l’investimento dei 209 miliardi messi a disposizione da Bruxelles con il Recovery Fund. Le risorse comunitarie - hanno concordato, seppur con qualche distinguo - serviranno a finanziare il piano di ripresa dell’Italia, in parte a fondo perduto e in parte in prestiti. Le questioni riguardano semmai la capacità fare sintesi sulle diverse “priorità” e, soprattutto, superare o aggirare gli impedimenti che ne ostacolerebbero una piena efficacia, a incominciare dalla capacità dell’Italia di spendere questi soldi e dall’efficenza della pubblica amministrazione.
“Il Recovery Fund - ha esordito il ministro Vincenzo Amendola - deve dare vita a una strategia comune tra i Paesi europei. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza di ogni paese dovrà essere sì concertato con le parti sociali, le Regioni e gli Enti locali, ma si dovrà ispirare a un accordo su larga scala con i diversi attori nazionali. Insomma, non siamo davanti a una legge di bilancio ma a un Piano per il futuro con grandi scelte da fare: 37% delle risorse dovranno essere destinate alla transizione verso un'economia sostenibile, il 20% alla transizione digitale, senza dimenticare gli investimenti per infrastrutture e coesione sociale”. Secondo il ministro, l’Europa e l’Italia sono di fronte a una missione, quella di trasformare il Paese: “Grazie alle linee guida italiane ed europee è possibile stilare il nostro Piano di rilancio con chiarezza e nei tempi dettati da Bruxelles, così da accelerare investimenti pubblici e assorbimento delle risorse. Mi auguro che l’opposizione decida di partecipare a questo lavoro di costruzione, anche perché ci aspetta una stagione di riforme, a incominciare da giustizia e pubblica amministrazione”.
Meno convinto si è dichiarato Roberto Perrotti, economista con docenza alla Bocconi di Milano, che ha definito il Recovery Fund “una polpetta avvelenata”.