Milano - Oggi situazione paradossale in tutta Italia con molti cittadini che hanno vissuto nell'incertezza su cosa poter fare dalla giornata di domani, data fissata per l'entrata in vigore del Dpcm con ulteriori limitazioni e chiusure: lo scontro Governo-Regioni è proseguito anche nella giornata odierna prima dello slittamento del provvedimento, che era stato richiesto 'con urgenza' dal ministro Speranza, ma la cui definizione è tardata di giorno in giorno fin dallo scorso weekend.
Nel tardo pomeriggio di oggi la decisione di Palazzo Chigi: tutte le nuove misure previste dall’ultimo Dpcm - quelle riservate alle aree gialle, arancioni e rosse - saranno in vigore a partire da venerdì 6 novembre, ufficialmente "per consentire a tutti di disporre del tempo utile per organizzare le proprie attività".
L'attesa prosegue da parte di tutti per conoscere la suddivisione nelle zone, e pertanto il grado di limitazioni al quale si sarà sottoposti nelle varie regioni italiane: in serata parla il premier Giuseppe Conte.
SCARICABARILE CONTINUO, SITUAZIONE PARADOSSALE PRIMA DEL RINVIO
Lo scaricabarile è proseguito nelle ultime ore con un rimpallo continuo di responsabilità tra Governo e Regioni e un'incertezza nella quale i cittadini sono lasciati ormai da mesi.
"Caro governo, sono le 6 di sera, un bar milanese sta chiudendo e ancora non sa se alle 6 di giovedì mattina potrà riaprire. Quando glielo facciamo sapere?". Aveva raffigurato la situazione con queste parole sulle pagine social il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, nel tardo pomeriggio commentando il fatto che ancora non è stato reso noto se la Lombardia ricadrà nella zona rossa prevista dall'ultimo Dpcm sull'emergenza coronavirus. Poi il dietrofront dell'Esecutivo e il 'giorno extra' concesso per potersi organizzare. Qui l'aggiornamento: Lombardia zona rossa.
Reazione dura anche dell'assessore regionale lombardo all'Agricoltura Fabio Rolfi: "È assurdo che i bresciani abbiano saputo alle 7 di sera che domani potranno aprire l'attività, portare i propri figli a scuola e spostarsi da un comune all'altro. Forse Conte e Speranza non sanno che qui siamo abituati a lavorare per vivere. I ritardi del governo sono imbarazzanti, così come la scelta di far trapelare ancora una volta le bozze di dpcm e di cartine con ipotetiche zone rosse prima che queste siano state decise, generando confusione e preoccupazione nei cittadini. In Lombardia vivono più di 10 milioni di abitanti, siamo la prima regione italiana e abbiamo sul nostro territorio andamenti differenti anche in termini epidemiologici. Per questo è necessario da parte del governo anche un approccio differenziato nelle decisioni relative alle restrizioni, in base ai dati dei diversi territori".