Trento - Il ddl Manica sulle centraline idroelettriche torna in commissione. Su proposta dello stesso proponente, dopo la presentazione e l’avvio della discussione è stato rinviato in commissione, con voto unanime, il ddl di Daniele Manica (PD) che riguarda le piccole e medie concessioni idroelettriche. Il consigliere ha ricordato che nelle scorsa legislatura ha presentato una mozione contro la ipotizzata diga sull’Adige nei pressi di Nomi dalla quale è nato un dibattito sul livello di sfruttamento dei nostri torrenti. Una pressione ambientale legata dalle piccole derivazioni aumentate di numero in seguito a un meccanismo drogato messo in moto dal premio finanziario dello Stato. Ciò ha reso appetibile finanziariamente, più che industrialmente, le centraline. Un meccanismo che, per Manica, ha determinato la crescita eccessiva degli impianti. Da quella mozione del 2014 si è arrivati ad una moratoria di un anno che bloccò molti progetti, fino all’articolo 7 del Piano delle acque che strinse le maglie per le autorizzazioni. Il ddl in discussione, ha aggiunto Manica, parte dalla convinzione che molti progetti hanno solo una ragione finanziaria e che l’influenza delle piccole derivazioni sull’autosufficienza energetica non è paragonabile ai grandi impianti e quindi non giustifica il sacrificio ambientale. Quindi, Manica, e questo è il nucleo del ddl, non ritiene che ai concessionari debba essere concesso di espropriare terzi per realizzare i progetti in base alle pubblica utilità. Il ddl, con un emendamento al primo testo che prevedeva il no all’esproprio solo ai privati, estende il divieto anche al pubblico. Una scelta, ha ricordato il proponente, fatta anche per evitare il contrasto con le norme sulla concorrenza.
L’assessore Tonina ha affermato che c’è la disponibilità della Giunta a ragionare su piccole e medie derivazioni c’è. Quindi ha suggerito a Manica di ritirare il ddl tornando in commissione per un lavoro più approfondito. Soluzione, come detto, che il consigliere Pd ha accettato.
Rossi: troppi ddl della minoranza parcheggiati.
Ugo Rossi (Patt) ha affermato che sta accadendo spesso che proposte che vengono dalla minoranza o non vengono affrontate o viene richiesto di parcheggiarle, così come è accaduto che alcune finiscano “notte tempo” nella finanziaria. Insomma, il capogruppo Patt ha detto che è chiara la volontà di fermare leggi che hanno la firma di consiglieri di minoranza, quando ci sono nel corpus giuridico della Pat norme della minoranza o testi unificati bipartisan. Rossi ha ricordato che è ancora fermo il suo ddl sui congedi parentali. Tema, peraltro, messo in evidenza dall’emergenza Covid.
Ghezzi: da Tonina un no senza motivazioni.
Paolo Ghezzi (Futura) ha constatato con amarezza profonda che a fronte di una spiegazione chiara da parte del proponente del ddl l’intervento, tra l’altro forzato da Manica, del vicepresidente moderato “democristiano”,il volto dialogico della Giunta Fugatti, in realtà anche in questo caso ha detto un no senza motivazioni. Una prassi consolidata che nel caso di un ddl come quello di Manica appare un “capolavoro”. Un no tutt’altro che dialogico, un esempio di “fugattismo” che il parlamento trentino non merita.
Tonina: si sta pensando al riordino delle piccole e medie concessioni.
Tonina, affermando di non essere toccato dall’aggettivo “democristiano” ha ribadito che, in base alla sua storia politica, non sarà mai leghista come sanno i suoi colleghi di Giunta. Ha poi ricordato che in Terza commissione lui ha riferito il perché del suo parere negativo soprattutto per motivi giuridici.