-

Campana dei Caduti: forte sostegno al progetto di pace

Il Consiglio provinciale di Trento ha approvato all’unanimità una risoluzione contro ogni guerra

TRENTO - Il Consiglio provinciale si è riunito oggi alla Campana dei Caduti ed ha approvato all’unanimità una risoluzione che impegna l’assemblea a respingere ogni logica di guerra, a sostenere il progetto di pace regionale e euroregionale; a promuovere la cultura dell’Autonomia; a favorire una prospettiva di autonomia e responsabilità dei cittadini e della sussidiarietà; a collaborare con gli enti incardinati del Consiglio e con la Fondazione Campana dei caduti per condividere momenti di diffusione della cultura della pace e ai valori costituzionali e autonomistici. L’incontro, inedito, tra Consiglio e Campana, si è concluso con i cento rintocchi di Maria Dolens.

La riunione del Consiglio provinciale alla Campana dei Caduti è stata aperta dal Reggente Marco Marsilli che ha ringraziato il presidente Soini per l’iniziativa. Un fatto inedito, ha detto in sintesi, che rappresenta un grande riconoscimento. Il fatto che il Consiglio poi abbia deciso di adottare una risoluzione per la pace onora la Campana che nella pace trova la sua ragione. Inoltre, ha continuato Marsilli, dimostra che la Fondazione ha sempre di più un radicamento territoriale. Il punto più importante però è l’omaggio dell’assemblea provinciale al centenario di Maria Dolens e di Rovereto città della pace. Riconoscimento che si aggiunge ad una lunga serie di incontri, compresa la visita del Presidente Mattarella, e di eventi culturali. Il Reggente ha poi sottolineato i conflitti che ancora stanno martoriando il mondo, oltre alla questione Mediorientale e Ucraina. Infine, Marsilli ha riferito che i rintocchi di Maria Dolens dal 1925 a oggi, al netto del periodo bellico e della fusione della campana, si possono calcolare in tre milioni. Rintocchi, ha concluso, di fratellanza.
La sindaca di Rovereto Giulia Robol ha sottolineato l’importanza della scelta del Consiglio di venire alla Campana in occasione del centenario. Una scelta politica importante, quella di riunirsi sul Colle di Miravalle, dove la Campana è un emblema del no alla guerra. Il valore della Campana e di Rovereto di città della pace ha un grande valore per tutto il Trentino. Un popolo, ha aggiunto, che può e deve parlare la pace, come afferma la risoluzione, e lo ha fatto costruendo l’autonomia nata in un territorio di confine che ha vissuto il trauma che oggi stanno vivendo altri popoli. La sindaca ha sottolineato la tragedia della Palestina che è sotto gli occhi di tutti e che costituisce una drammatica sveglia per tutti i popoli democratici su cosa significa la libertà e la democrazia. La presenza del Consiglio alla Campana, ha aggiunto la sindaca, ha un valore politico enorme e ci spinge a considerare il dolore del mondo e le nostre capacità di cooperare per sollevare chi soffre. Il Trentino ha un tessuto di solidarietà e di volontariato che ha permesso alla nostra terra di risollevarsi dai drammi delle guerre. Un grande lascito che dovrà essere trasmesso ai trentini e alle trentine che verranno. Per questo non possiamo essere piccoli e soli e voltarci dall’altra rispetto al contesto internazionale. Il Trentino, ha concluso, ha il compito di costruire la pace evitando ciò che divide e cercando invece ciò che unisce.
Il vicepresidente della Giunta Achille Spinelli ha affermato che Maria Dolens appartiene al mondo intero e i 100 anni non sono solo un traguardo ma una voce che ci richiama alla responsabilità di costruire quotidianamente la pace. Per farlo serve un impegno concreto, quello che si è incarnato nel percorso di un’autonomia nata dal dialogo. Un’ autonomia figlia della pace anche per questo il Trentino è orgoglioso di avere Maria Dolens. Un’importanza che è stata riconosciuta dal Presidente della Repubblica. Celebrare i 100 anni della Campana, ha chiuso, è un impegno da trasmettere alle generazioni future.

Il presidente del Forum per la pace e i diritti umani, Antonio Trombetta, ha detto che questo organismo rappresenta ben 78 associazioni che lavorano per la pace e i diritti umani. Anche Trombetta ha sottolineato l’importanza dell’Autonomia che ha costruito una comunità di pace come lo sono sempre state le comunità di montagna. Il Forum pace racconta un Trentino che si impegna per la solidarietà internazionale e per la diffusione della cultura della pace e dei diritti umani. Un lavoro intenso, questo del Forum, che ha organizzato centinaia di incontri in tutto il Trentino e fornisce consulenze ai comuni su questi temi. C’è poi l’impegno nella formazione degli studenti con 114 iniziative. Tutto questo viene fatto con soli due dipendenti, ha ricordato, ma con la partecipazione delle associazioni. Le comunità ha detto parlano di pace anche perché c’è una legge; un’urgenza sempre più presente visto quello che sta succedendo nel mondo. La pace, ha detto ancora, si deve costruire attorno noi con il coraggio di stare dalla parte dei diritti. Tenendo conto che chi parla di pace oggi non è un ingenuo ma un vero realista.

Il Presidente Soini ha poi aperto ufficialmente la riunione ricordando che “Maria Dolens nacque da questa intuizione potente: di fronte alla violenza e allo smarrimento, le donne e gli uomini di allora seppero invocare riconciliazione e rifiutare le logiche di potenza. E non è un caso se questa visione, che credo abbia ancora molto da dire al mondo di oggi, sia nata proprio in Trentino. Siamo qui per riaffermare il valore di una cultura che costituisce la fibra più profonda del nostro popolo: la cultura della pace”. “Un Trentino – ha detto inoltre - che, dopo la Prima guerra mondiale, seppe risollevarsi dalle macerie materiali e morali di quella “inutile strage” denunciata da Papa Benedetto XV”.”Un Trentino che, dopo il secondo conflitto, si è riscattato da una povertà diffusa con il lavoro, la solidarietà e il sacrificio.

Un riscatto reso possibile anche dalla nostra Autonomia, che è stata – ed è – uno degli strumenti più intelligenti e forti per costruire e mantenere la pace. Forti di questa tradizione e di questa identità – ha affermato il Presidente - siamo qui per ribadire valori che, in un tempo incerto, rischiano di perdere terreno”. Claudio Soini ha continuato il suo intervento di apertura ricordando che “in Europa emerge chiara l’esigenza di rinnovare la fiducia nelle istituzioni democratiche, in un tempo in cui l’incertezza e la complessità rischiano di indebolire il legame tra cittadini e istituzioni”. “Questa sfida può essere vinta solo dalle democrazie stesse, a partire dal basso, dimostrando di saper offrire risposte concrete ai cittadini, preservando la libertà nell’ordine e costruendo sistemi in cui ciascuno possa sentirsi protagonista”.”È una sfida – ha concluso - che riguarda pienamente anche il nostro Consiglio provinciale: se vogliamo essere costruttori concreti di pace, dobbiamo lavorare per un’istituzione più efficace, più vicina alla gente, più libera da schemi ideologici. Dobbiamo farlo con umiltà e pazienza, ricordando – come diceva Alcide De Gasperi – che «il metodo democratico, che pure è il migliore che il consorzio umano abbia inventato, è tutt’altro che semplice. Continui discorsi, continue agitazioni, una Camera, due Camere, elezioni sopra elezioni, quanta fatica! Ma è il meno peggio che possa toccare al mondo».

Gli interventi
Eleonora Angeli (Lista Fugatti) ha affermato che la Campana parla con la stessa forza di 100 anni fa e ci ricorda quanto sia importante mutare il dolore in dialogo. Maria Dolens un luogo di incontro di relazioni umane, che oggi di fronte a 120 conflitti ci chiama a lavorare tutti per la pace e per costruire una società più giusta e umana.

Francesco Valduga (Campobase), ex sindaco di Rovereto, ha voluto sgomberare il campo dal campanilismo perché la Campana, ha detto, è a Rovereto ma non è di Rovereto. E’ qui perché qui passava il fronte dello Zugna e sono tanti gli episodi che hanno testimoniato che i soldati che si confrontavano sono stati capaci di relazioni e di atti di umanità. Fatti che dimostrano che l’uomo non è fatto per la guerra ma per la collaborazione. Ma si deve partire dalle persone e dalle comunità, come ci ha insegnato Antonio Rosmini. La nostra storia dimostra quante capacità di composizione ci sia stato nel nostro territorio: il binomio autonomia e collaborazione, il volontariato. Autonomia poi è assunzione di responsabilità e non ci si può fermare alle tradizioni e al folklore. Non ci si può, insomma, per fare un esempio concreto, fermare ad un’Euregio che si ferma ai cartelli.
Parlando della risoluzione Valduga ha detto che, anche se unitaria, va portata avanti con concretezza. Su Gaza è stata votata una mozione che contiene impegni concreti, aiuti umanitari, la creazione di corridoi umanitari. E, ha aggiunto, l’impegno della protezione civile per la Palestina va nella direzione della concretezza. Insomma, il pensiero deve farsi azione. Ci vuole pensiero, ci vuole azione e ci vuole cuore – ha concluso – per creare percorsi di pace.

Alessio Manica del Pd la nostra presenza ha detto non deve essere un fatto formale, ma il riconoscimento della Campana come eccellenza dell’Autonomia che è nata come capacità di autogoverno ma anche come strumento di pace come base necessaria per lo sviluppo dei popoli. La Campana, ha detto, suscita l’idea della lungimiranza; la parola ostinazione con la quale si è lavorato per fare di questo luogo un luogo internazionale. Ostinazione che è parte costitutiva di una rete che lavora pace nel nostro territorio. La terza parola, scelta da Manica, è ambizione; l’ambizione di dare alla comunità internazionale una parola di pace. Poi Manica ha parlato dell’ipocrisia che si è vista nei conflitti in corso prima di tutto nell’invasione di Gaza. L’ultima parola è speranza; quella che per il consigliere Pd hanno trasmesso le piazze in queste settimane, come testimonianza che non siamo costretti ad accettare la forza nella relazione tra i popoli. Il consigliere Pd su questo ha citato il dottor Corradini del quale i roveretani devono essere orgogliosi. Guai, ha concluso, se si vedesse questa giornata solo in modo retorico, ma si deve partire dalla situazione internazionale.

Francesca Parolari (Pd) ha ricordato i conflitti in corso e quello di Gazache ha definito un genocidio, l’Ucraina, le guerre africane spesso alimentate da gruppi fondamentalisti. Il mondo sta vivendo – ha aggiunto – una terza guerra mondiale che è combattuta anche con i mezzi come la fame e la carestia. Ma la pace ha bisogno di giustizia e ha bisogno anche del nostro impegno individuale e collettivo che in Trentino è evidente nella solidarietà e nel volontaria. Un modello che non si può però dare per scontato perché ci sono troppo criticità, dall’individualismo all’eccesso di burocrazia. Una pace coltivata da donne e uomini che deve essere accompagnata da politici e politiche che sappiamo andare oltre gli interessi di parte.

Filippo Degasperi (Onda) ha ricordato che i trentini hanno una memoria della guerra perché sono stati protagonisti involontari di due guerra di aggressione all’altra Europa. Quindi, è giusto che i trentini lavorino perché queste tragedie non si ripetano. Ma in questo momento torna l’idea che per evitare la guerra ci si deva armare, in base al principio si vis pacem para bellum. Una frase che i romani usavano come idea di pacificare attraverso il genocidio. Degasperi ha definito folle l’operazione di riarmo in corso. Quindi, la prima cosa da fare è richiamare i nostri rappresentanti a Roma e Bruxelles che con leggerezza votano i programmi di riarmo. Siamo di fronte ad una finanziaria, ha aggiunto, che prevede 12 miliardi di investimenti militari. E questo per difenderci dalla potenziale dall’aggressione dell’altra Europa. Le civiltà, ha aggiunto, si suicidano con le guerre e l’Unione europea sta rinnegando le sue radici e se si vuole essere custodi dello spirito di Maria Dolens ci si deve impegnare che il bronzo torni alla sua funzione originaria.

Andrea de Bertolini (Pd) ha ricordato che non c’è mai stato un momento in cui non si sia dovuto affrontare il tema della guerra con loe sue vittime innocenti. L’aver assunto la guerra come strumento delle relazioni e il dominio sugli altri è diventata una sorta di coazione a ripetere alla quale si deve opporre, partendo dalla Campana, per un imperativo morale e per risvegliare le coscienze. Ed importante farlo qui nella terra di una pacificazione tra le comunità di confine: quella trentina e quella del Sudtirol. De Bertolini ha poi posto l’accento sulla tutela delle minoranze. Il diritto – ha aggiunto – può impedire l’odio e riconoscere le vittime e i loro diritti. Con la guerra – ha consluso – l’uomo perde sempre.

Luca Guglielmi (Lista Fassa), ricordando la storia, la resilienza della Campana, che ha saputo e sa smuovere le coscienze. Anche quella degli amministratori che devono lavorare a favore dei cittadini. La Campana continua a creare ponti e ha ricordato la raffigurazione di Maria Dolens in sala Depero, un’arte la sua, disse, che si sarebbe capita dopo il 2000. Un richiamo quindi alla responsabilità verso le generazione future.

Mirko Bisesti (Lega) ha sottolineato l’importanza della Campana e dell’importanza di parlare di pace da qui, a pochi metri da quello che fu un tragico fronte. E ha sottolineato la cultura di pace che sta alla base della nostra autonomia speciale. La pace – ha affermato – sarà l’ultima parola della storia.

Vanessa Masè (La Civica) ha detto che oggi si sta riflettendo sull’Autonomia come strumento di pace. Autonomia che ha visto un lungo percorso di dialogo, ma anche di scontro, e che ha portato ad un frutto maturo fondato sulle differenze come ricchezza. La quietanza liberatoria del 1992 fu una pietra miliare nella pacificazione europea. Un esempio di soluzione che è stato citato nel caso Ucraino e nel conflitto tra India e Pakistan. Per questo si deve rinnovare l’autonomia come fatto di pace. Solo così il Trentino potrà continuare a parlare di pace non per retorica ma per esperienza vissuta.

Maria Bosin (Patt) ha ricordato che la pace non è mai definitiva e oggi la guerra infuria nei territori ucraini che videro i nostri trentini protagonisti nella Prima guerra mondiale e nella seconda. Il Trentino ha radici profondi nella pace che risale alla storia tirolese, al Land Libell in base al quale la guerra è ammissibile solo ed esclusivamente per difesa. Ma l’autonomia è stata ed è un grande esempio di convivenza e di responsabilità. E dove c’è responsabilità – ha detto ancora – c’è pace. Un modello per le aree travagliate dai conflitti.

Michele Malfer (Campobase) una pace – ha affermato – che non riconosce le differenze non è pace. Il consigliere ha ricordato poi la figura di Alex Langer che sottolienava l’importanza di costruire ponti. I cento anni della Campana ci ricordano che la pace è un processo che va costruito con costanza.

Michela Calzà (Pd) ha detto che la pace si costruisce attraverso la giustizia, il riconoscimento della diversità come ricchezza, della difesa dei diritti del lavoro. Alla fine della seconda guerra si costruì con l’idea di realizzare l’Europa dei popoli, il sogno di Spienelli, di Schuman. Una ricostruzione che nacque anche dal basso, dai comuni anche con la costituzione del movimento dei gemellaggi nato negli anni ‘50. Importantissima anche la nascita dell’autonomia che è diventata un modello e che ha saputo creare anche uno strumento come il Forum per la pace. La pace – ha concluso -non è silenzio ma è voce come quella di chi ha manifestato per Gaza.

Paola Demagri (Conosciamo Autonomia) ha ricordato che la risoluzione ribadisce che l’unico modo per evitare la guerra rimane la democrazia e la libertà. La Campana, ha detto, è lezione viva per il presente che ci interpella e per il futuro che si costruisce assieme. La pace, ha detto ancora, si nutre di autonomia; autonomia che offre soluzioni concrete. Una cultura, questa dell’autonomia, che va promossa tra i giovani.

Paolo Zanella (Pd) si è focalizzato sulla gravità dei tempi che stiamo vivendo. Maria Dolens lanciò il suo massaggio in vista di una nuova guerra alimentata da spirito coloniale e nazionalista. Spirito che sta riemergendo. Dopo la seconda guerra la ragione è riemersa con la dichiarazione dei diritti dell’uomo del ‘48 e con la costruzione dell’Unione europea che ha portato a buoni risultati. Anche l’autonomia ha funzionato molto bene sul piano della convivenza, ma che non è ancora giunta all’integrazione che voleva Alex Langer. I semi dell’intolleranza e dell’odio rimangono anche nella nostra regione. Oggi, ha detto, si sta affrontando una fase di declino culturale, del “se vuoi la pace prepara la guerra” e dalla crisi dello stato sociale che favoriscono il conflitto. Siamo, ha detto, ad un bivio della storia: la via della pace, che significa democrazia e partecipazione e quella dell’individualismo, dell’ingiustizia e dell’efficientismo. La politica locale ha degli strumenti eccezionale per la costruzione della pace: la Campana e il Forum.

Daniele Biada (FdI) ha affermato che la storia del popolo trentino è un esempio, con l’Alto Adige, di una grande esperienza di costruzione nella costruzione della pace perché con responsabilità hanno saputo trasformare il conflitto in dialogo. Euregio, i gemellaggi, la Campana sono elementi che ci ricordano che la pace è possibile.
Ultimo aggiornamento: 21/10/2025 21:25:23
POTREBBE INTERESSARTI
ULTIME NOTIZIE