TRENTO - Il
Consiglio delle autonomie locali ha espresso, nella seduta di oggi, la propria intesa sul riparto del budget destinato alle Comunità di valle per lo svolgimento dell’attività istituzionale, e per l’espletamento delle funzioni in materia di politiche socio-assistenziali e diritto allo studio.
“Un provvedimento importante, che arriva all’esame del CAL dopo un confronto proficuo tra le Comunità e la Giunta provinciale. La proposta che oggi discutiamo consente di confermare le risorse attese dalle Comunità per il 2025, ferma restando la disponibilità ad effettuare gli approfondimenti necessari per migliorare l’efficienza delle Comunità nella capacità di utilizzare le risorse assegnate” ha commentato il Presidente Michele Cereghini. È quindi intervenuto Alberto Scerbo, Presidente della Comunità della Vallagarinae rappresentante delle Comunità all’interno del CAL, il quale ha espresso soddisfazione per la disponibilità della Provincia ad approfondire ulteriormente il tema della razionalizzazione degli avanzi. Un tema su cui servirà confrontarsi, per trovare soluzioni che migliorino l’impiego delle risorse, senza determinare una loro riduzione che potrebbe tradursi in una contrazione dei servizi.
Il Protocollo d’intesa in materia di finanza locale per il 2025, sottoscritto in data 18 novembre 2024 tra la Provincia Autonoma di Trento e il Consiglio delle autonomie locali, ha quantificato in complessivi Euro 136.343.375,00.= l’entità del budget per l’anno 2025, così composto:
Euro 26.525.370 = corrispondenti al fondo per attività istituzionali;
Euro 96.818.000= corrispondenti al fondo socio-assistenziale, di cui euro 2.138.500,00.= relativi all’attività “Spazio Argento”;
Euro 13.000.000= corrispondenti al fondo per il diritto allo studio.
Era stato, inoltre pattuito che: “con riferimento alla quota riferita al Fondo socio-assistenziale, le parti, al fine di assicurare un utilizzo ottimale delle risorse, si impegnano ad avviare un approfondimento tecnico per l’individuazione di nuovi criteri e modalità del relativo riparto, considerato che dall’analisi dei dati di bilancio delle Comunità emerge un equilibrio di parte corrente nettamente positivo.”
A seguito di un confronto con le Comunità, svoltosi negli ultimi mesi, è maturata la proposta di riparto, oggi votata dal CAL, che prevede la riunificazione delle tre componenti del budget in un unico fondo, al fine di agevolare una più fluido impiego dello stesso, e che rinvia al 2026 le valutazioni relative ad ulteriori interventi di razionalizzazione, considerata la difficoltà di intervenire ad esercizio finanziario ormai inoltrato, ed in un contesto in cui le Comunità hanno da pochi mesi rinnovato i propri organi politici.
L’attività di analisi delle dinamiche che determinano l’avanzo strutturale di risorse in parte corrente nel bilancio di talune comunità necessita di essere ulteriormente sviluppata, anche nel quadro di una riflessione più ampia sui criteri di finanziamento di tali enti, e sui bisogni registrati nei diversi territori. A questo proposito, il CAL ha manifestato la propria disponibilità a dare vita ad un gruppo di lavoro con la Provincia, che possa elaborare proposte in vista del prossimo Protocollo di finanza locale.
Nella discussione, apprezzamento è stato espresso da Franco Ianeselli, Sindaco di Trento, per la volontà di approfondire ulteriormente il contesto prima di introdurre azioni di razionalizzazione. Ciò tenuto anche conto che diversi territori, tra cui il Capoluogo, dedicano storicamente alle competenze in materia socio-assistenziale risorse ulteriori rispetto a quelle stanziate dalla Provincia. Nello stesso senso si è espressa anche Giulia Robol, Sindaca di Rovereto, rimarcando la centralità dei servizi assicurati dagli Enti locali in ambito socio-assistenziale.
L’Assessore provinciale Mario Tonina è intervenuto, in conclusione, per confermare la volontà di offrire alle Comunità un orizzonte triennale di programmazione delle risorse, ed ha auspicato la rapida costituzione di un tavolo di lavoro per affrontare i temi in oggetto, nel quadro di un confronto che dovrà svilupparsi assieme agli Assessorati competenti in materia di Enti locali e di istruzione.
Piano provinciale per le demenze
Parere favorevole alle azioni previste per la XVII Legislatura
Sono circa 10.000 le persone affette da forme di demenza in Trentino, secondo le stime dell’Istituto superiore di sanità. L’incidenza dei casi, pressoché totalmente concentrati nella fascia over 65, è più marcata nelle persone over 80, e supera il 30% negli anziani con più di 90 anni. Attualmente, risultano in carico al sistema sanitario trentino poco meno di 6.000 casi, ovvero 60% del totale). Numeri che, con l’incremento dell’aspettativa di vita media, sono destinati ad aumentare. La buona notizia è che, secondo le evidenze scientifiche più recenti, in circa il 45% dei casi l’insorgere della patologia può essere evitato con adeguate strategie di prevenzione, riconducibili alla promozione di sani stili di vita, a valide politiche di invecchiamento attivo.
“Se la cittadinanza viene è informata e coinvolta su questi temi, diventa più facile per chi vive queste patologie, e per i familiari che la assistono, affrontare la malattia e continuare a sentirsi parte della propria comunità”, ha commentato il Presidente del CAL, Michele Cereghini.
L’Assessore Mario Tonina – dopo avere augurato a Michele Cereghini ed all’intero Consiglio di poter espletare al meglio il proprio mandato, ed aver ringraziato Paride Gianmoena per il percorso condiviso nel precedente mandato – ha ricordato di aver voluto confrontarsi con le Comunità su questo provvedimento. Un confronto che l’Assessore auspica di poter proseguire, a 360° sui temi che riguardano il sociale e la sanità, con gli stessi Presidenti, ed anche con i Sindaci. Nel merito del provvedimento, l’Assessore ha sottolineato l’esigenza di coinvolgere diversi attori nella gestione del fenomeno della demenza, puntando su efficaci politiche di prevenzione, e strategie di assistenza alle persone che sono affette da queste patologie, che riconoscano e vadano a supportare anche il ruolo dei caregivers familiari.
Sul fronte della prevenzione e dell’assistenza alle persone con demenza, gli Enti locali – attraverso i servizi socio-assistenziali, ma anche orientando adeguatamente le proprie politiche nei settori della cultura e dello sport – sono chiamate a svolgere un ruolo rilevante. Nello specifico, il piano contiene la proposta di implementare azioni mirate di prevenzione, attivando anche in Trentino, saranno infatti attivate le palestre della memoria: luoghi di aggregazione ad accesso gratuito, in cui gruppi di anziani svolgono attività di stimolazione delle funzioni cognitive, guidati da volontari formati da neuropsicologi dei CDCD.
Strategico è, inoltre, l’impegno sollecitato, nei confronti dei comuni e delle comunità, nella promozione delle comunità amiche della demenza, ovvero contesti di frazione/paese dove si investa in attività di informazione e sensibilizzazione di diverse categorie di cittadini/esercenti servizi essenziali, al fine di creare contesti dove la persona affetta da demenza possa comunque abitare la comunità e ricevere assistenza ed accettazione. A questo proposito, sono state già previste specifiche azioni all’interno dei piani di comunità, che si prevede di rifinanziare nella corrente legislatura.
Altre azioni, che interessano maggiormente gli aspetti dell’integrazione socio-sanitaria e delle politiche sanitarie, riguardano il potenziamento della rete dei professionisti, il potenziamento della rete dei servizi (anche nell’ottica del nuovo modello di medicina territoriale ex D.M. n. 77/2022, che fa perno sulle case di comunità), la raccolta e il monitoraggio di dati epidemiologici.
Prima del voto, che ha visto il CAL esprimere parere favorevole rispetto al Piano presentato, Arianna Fiorio, sindaca di Arco, è intervenuta per sottolineare l’importanza di creare, e soprattutto animare, luoghi di aggregazione a favore degli anziani: un’urgenza su cui Provincia ed Enti locali devono lavorare in sinergia. Alessio Zanoni, sindaco di Riva del Garda, ha portato la testimonianza di un progetto già avviato sul suo territorio, che conferma l’importanza di un approccio di comunità alla tematica. Apprezzamento è giunto anche da Alida Cramerotti, sindaca di Aldeno, con la richiesta di poter coinvolgere i referenti del Piano in eventuali presentazioni sul territorio delle azioni previste. Alberto Scerbo, presidente della Comunità della Vallagarina, ha assicurato, infine, il sostegno delle Comunità all’attuazione del Piano, in linea con le azioni già avviate negli anni precedenti.
Linee di indirizzo per il sostegno alla domiciliarità degli anziani
Parere favorevole ai primi riscontri del lavoro del Sottocomitato Welfare Anziani
Entro il 2038 si stima che gli over 75 in Trentino aumenteranno da circa 66.000 ad oltre 85.000 persone, pari al 14% di tutta la popolazione. Con l’incremento dell’aspettativa di vita media, inoltre, le condizioni di salute delle persone anziane si fanno sempre più complesse: circa la metà degli anziani non autosufficienti presenta anche patologie neurologiche e psicologiche, in aumento i casi di demenze e le patologie degenerative.
L’attuale sistema di servizi a favore delle persone anziane si articola in interventi di carattere socio-assistenziale, di competenza delle Comunità, e interventi di ambito socio-sanitario. A loro volta, i servizi socio-assistenziali e socio-sanitari si articolano in servizi domiciliari, semiresidenziali e residenziali, e sono erogati con il coinvolgimento di soggetti accreditati, tra cui le APSP ed gli Enti del Terzo settore.
Come ha ricordato nella sua introduzione l’Assessore provinciale alla salute e politiche sociali Mario Tonina, con una delibera del dicembre 2024, la Giunta provinciale, sollecitata dai diversi attori del sistema, ha attivato un gruppo di lavoro – tecnicamente, un sotto-comitato nell’ambito del Comitato di programmazione sociale – con l’intento di elaborare una nuova strategia per qualificare e innovare il complesso delle misure atte a facilitare la permanenza della persona anziana presso il proprio domicilio, sostenere le funzioni di cura familiare e favorire lo sviluppo di interventi territoriali integrati. “La sostenibilità futura del modello di assistenza agli anziani – ha commentato Tonina - può trovare soluzione soltanto attraverso un investimento su una pluralità di misure: consolidamento della rete delle RSA, sviluppo di una buona gestione della domiciliarità, e investimenti sulla prevenzione delle patologie più ricorrenti. Garantire una assistenza dignitosa agli anziani è anche un obbligo morale per la nostra società, il cui benessere si deve alle fatiche di chi oggi è bisognoso di assistenza. Sono certo che il Consiglio delle autonomie locali, e gli Enti locali tutti, sapranno raccogliere queste sfide, ed assicurare la loro collaborazione.”

Il documento oggi presentato conclude la prima fase di lavoro del Sotto-comitato, e individua, a seguito di un lavoro di ricerca e indagine che ha coinvolto in maniera significativa anche la rete dei familiari, le condizioni che rendono sostenibile la domiciliarità. Partendo da questi presupposti, apre la strada ad una seconda fase di progettazione a livello territoriale: nei prossimi due anni, le Comunità, attraverso le Cabine di regia di Spazio Argento e quindi in una logica di area più ampia, saranno chiamate ad individuare nuove modalità organizzative per i servizi erogati, tra i quali riveste un ruolo centrale il servizio di assistenza domiciliare.
Poiché la cura domiciliare degli anziani coinvolge la rete familiare in maniera continuativa, le azioni di supporto dovranno tenere sempre presente – oltre alle esigenze dell’anziano – anche quelle dei familiari a supporto.
La domiciliarità va intesa come filiera territoriale di servizi tra loro integrati, per facilitarne l’accesso (anche sperimentale) da parte degli utenti. Le soluzioni proposte devono essere adattabili alle condizioni dell’utente e della famiglia, ed i setting di assistenza devono poter essere adeguati con flessibilità al mutare delle esigenze. I caratteri di sicurezza e identità, che la domiciliarità offre all’utente, devono essere inoltre, per quanto possibile, ricreati anche quando le condizioni non consentono il permanere al domicilio privato, e si rende necessario l’inserimento in strutture di domiciliarità intermedia (es.
appartamenti protetti), o in RSA.
L’output previsto da questa seconda fase di sperimentazione - a cui si giungerà con l’affiancamento del sotto-comitato e di Fondazione Demarchi che fornirà supporto alle sperimentazioni territoriali – è la definizione di un nuovo modello di organizzazione ed integrazione dei servizi a sostegno della domiciliarità degli anziani, coerente con le esigenze e le risorse presenti sul territorio della cabina di regia.
Il modello individuerà i caratteri fondamentali dei servizi che lo compongono, e orienterà quindi le conseguenti scelte in ordine alle modalità di erogazione/affidamento e finanziamento degli stessi.
Le modalità di affidamento potranno spaziare dalla co-progettazione all’appalto (pur tenendo conto del suo carattere residuale nel settore socio-assistenziale), rispetto ad un ambito territoriale coincidente con la singola Comunità, oppure ancorato alla più ampia dimensione della cabina di regia. Il modello organizzativo potrebbe, inoltre, confermare l’impostazione di servizio a tariffa, oppure anche puntare sull’organizzazione di equipe dedicate all’erogazione del servizio nel suo complesso sul territorio di riferimento, con un meccanismo di finanziamento forfettario.
Luca Fattor, sindaco di Romeno, ha condiviso l’opportunità di potenziare i servizi a supporto della domiciliarità ma ha evidenziato come, allo stesso tempo, il sistema delle RSA debba essere adeguatamente dimensionato, in ogni territorio, per poter prendere tempestivamente in carico le situazioni che nel contesto domestico non sono più gestibili. Giulia Robol, sindaca di Rovereto, ha apprezzato il lavoro presentato, che mette in relazione, anche in questo caso, diversi attori delle politiche sociali e sanitarie.
Il CAL, a seguito dell’esposizione del contenuto del provvedimento, ha espresso parere favorevole alla sua definitiva adozione.
Edilizia pubblica: nuove regole per le domande di alloggi a canone sostenibile
Parere favorevole alle modifiche regolamentari
Rendere più efficiente e veloce procedimento di assegnazione deli alloggi a canone sostenibile: questo l’obiettivo sotteso alle modifiche al regolamento di attuazione della legge provinciale n. 15/2005, che ha oggi ottenuto il parere favorevole del CAL.
“La proposta che oggi presentiamo discende da un lavoro di approfondimento, effettuato dalla Struttura provinciale, in collaborazione con le Comunità, e punta a snellire la gestione di un procedimento strategico per rendere più efficiente l’assegnazione degli alloggi di edilizia popolare.” ha osservato l’Assessore provinciale alle politiche per la casa, Simone Marchiori.
L’analisi, condotta dal Servizio Politiche per la casa, ha infatti evidenziato un numero estremamente elevato di domande di alloggio sociale raccolte ogni anno, indipendentemente dalla reale offerta abitativa pubblica e senza che siano note ai richiedenti le tipologie e le caratteristiche degli alloggi sociali che vengono successivamente proposti dall’ente locale. Questo favorisce la formazione di lunghe graduatorie difficili da esaurire, genera aspettative per l’utenza poco realistiche e fuorvianti e determina un inutile e onerosa gestione amministrativa da parte degli enti locali. A tale dato si va poi a sommare un’ulteriore criticità, legata ai numerosi rifiuti degli alloggi proposti in locazione, che rallentano notevolmente le procedure di assegnazione da parte degli enti locali. Alla luce di quanto sopra, ed a seguito di un confronto con le Comunità ed il Comune di Trento, titolari della competenza amministrativa nella materia, è stata sviluppata una nuova strategia di gestione del processo, che prevede l’emanazione di bandi mirati alla locazione di specifici alloggi, le cui caratteristiche siano previamente poste a conoscenza degli utenti. In questo modo, si auspica che le richieste possano corrispondere a nuclei familiari effettivamente interessati a vedersi assegnato l’alloggio, riducendo il numero delle posizioni da verificare ed i rifiuti delle assegnazioni, precedentemente dovuti ad una non concordanza tra aspettative e soluzioni proposte. Si introdurrà̀, inoltre, la modalità̀ telematica di compilazione e presentazione delle domande: a questo proposito, sarà la Provincia a fornire alle Comunità la piattaforma informatica necessaria. In tema di graduatorie, al fine di garantire maggior celerità nell’assegnazione degli alloggi si propone di ridurre sia il termine di approvazione delle stesse (90 giorni) sia quello di accettazione o rifiuto dell’alloggio da parte dell’interessato (5 giorni). Per responsabilizzare il nucleo familiare in caso di rifiuto o mancata accettazione dell’alloggio idoneo proposto e preventivamente scelto dallo stesso e in caso di mancata stipulazione del contratto di locazione, si prevede di innalzare il termine, da 5 a 6 anni, entro cui il medesimo nucleo
non può presentare domanda presso lo stesso ente locale. In tema di cambio alloggio su richiesta del nucleo familiare, si introduce il termine di tre anni dalla stipula del contratto di locazione per poter chiedere il cambio alloggio. Si aggiunge inoltre, quale motivo per il cambio disposto da ITEA S.p.A., l’insorgenza di conflittualità sociali nell’edificio ove è inserito l’alloggio.
“Dall’istruttoria effettuata dalla Giunta, è emersa una condivisione generale della misura, con la sollecitazione ad individuare strumenti che consentano comunque di monitorare adeguatamente il bisogno abitativo: bisogno che potrebbe, infatti, non essere più rappresentato dal numero di domande presentate, poiché esse saranno presentate soltanto in presenza di alloggi che siano potenzialmente interessanti per l’utenza” ha evidenziato il Presidente del CAL Cereghini. A questa sollecitazione ha dato risposta la Struttura provinciale, segnalando che l’utenza, accedendo alla piattaforma per la presentazione delle domande, potrà compilare una domanda per un alloggio disponibile, ma anche compilare un questionario relativo alla sua situazione di bisogno, qualora non siano, al momento, presenti opportunità che corrispondano alle esigenze del nucleo familiare.
Arianna Fiorio, sindaca di Arco, ha rimarcato l’esigenza di dotarsi di strumenti di monitoraggio del bisogno abitativo, individuando anche strumenti ulteriori rispetto alla compilazione del questionario previsto e poc’anzi presentato. Questo per evitare che una riduzione delle domande presentate possa far pensare impropriamente ad una riduzione del bisogno. Alida Cramerotti, sindaca di Aldeno, ha messo in luce la necessità di accompagnare l’introduzione di un canale digitale per la presentazione delle domande con la previsione di sportelli che possano supportare il cittadino della compilazione. Franco Ianeselli, sindaco di Trento,ha espresso condivisione rispetto al cambio di modalità di raccolta delle domande proposte, e ha riconosciuto efficace l’affiancare allo stesso un questionario per rilevare bisogni non soddisfatti. Naturalmente ulteriori valutazioni sull’adeguatezza delle risposte fornite, rispetto alle esigenze manifestate, potranno essere effettuate anche avvalendosi dell’Osservatorio sulla condizione abitativa. Giulia Robol, sindaca di Rovereto, ha invitato a valutare la possibilità di integrare il nuovo sistema, ritenuto condivisibile, con un accompagnamento ed indirizzo ai nuovi bandi di coloro che non trovino immediata soddisfazione al loro bisogno.
Alberto Scerbo, presidente della Comunità della Vallagarina, è intervenuto per confermare che il provvedimento nasce da un percorso condiviso con le Comunità. Ha evidenziato, inoltre, l’importanza del monitoraggio dei bisogni, che potrà avvenire tramite i questionari ma anche attraverso altri strumenti di cui le Comunità dispongono.
Contributi alla locazione in aree periferiche e svantaggiate.
Parere favorevole al bando.
Sono 112 i Comuni trentini, nei quali sarà operativa una misura di sostegno triennale al pagamento dei canoni di locazione, per chi intenda trasferirvi la residenza o costituire un nuovo nucleo familiare. Una misura che - ha commentato l'assessore provinciale Simone Marchiori - affiancandosi alle altre recentemente varate, intende contrastare lo spopolamento delle aree periferiche e svantaggiate, da intendersi secondo un’accezione non strettamente economica, ma collegata al grado di presenza di servizi ed opportunità per la popolazione residente. In questo senso, può essere anche una risposta al bisogno di accesso alla residenza nei territori turistici.
Nella individuazione di un criterio di selezione dei comuni, è stato coinvolto l’Istituto di statistica della provincia autonoma di Trento (ISPAT), il quale ha elaborato un indicatore statistico che tiene conto di 30 parametri di base individuati con riferimento a due gruppi, il primo riguardante la dotazione infrastrutturale e le caratteristiche del territorio, il secondo riguardante la situazione sociodemografica del comune che consente di classificare i comuni secondo il grado di perifericità e di svantaggio. L’applicazione dell’indicatore ha ricondotto i comuni trentini a sei diverse fasce. La fascia 6 indica i comuni più periferici e svantaggiati mentre la fascia 1 comprende i comuni caratterizzati da minor perifericità e svantaggio. I comuni interessati dall’incentivo in questione sono quelli collocati nelle fasce dalla 6 alla 3.
E’ prevista l’attivazione del contributo a sostegno di quei nuclei familiari che, a partire dal giorno successivo alla data di approvazione del Bando e fino al 31 dicembre 2026, trasferiscono la residenza anagrafica in un alloggio in locazione sul libero mercato in uno dei comuni periferici e svantaggiati elencati nell’Allegato A. In coerenza con la finalità della norma che intende stimolare il ripopolamento e prevenire lo spopolamento delle zone periferiche, si prevede di riconoscere il contributo anche al richiedente che proviene dallo stesso comune in cui è ubicato l’alloggio oggetto di contributo solo se il nucleo familiare destinatario dell’alloggio è di nuova costituzione.
Il soggetto richiedente deve essere cittadino italiano o di altro Stato appartenente all’Unione europea oppure cittadino di Paesi terzi purché in possesso del permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo o del permesso di soggiorno almeno biennale se in costanza di lavoro, dipendente o autonomo, o se iscritto alle liste dei centri per l’impiego.
Il nucleo familiare destinatario dell'alloggio e ciascun componente non devono avere la titolarità, riconducibile per intero rispettivamente al nucleo o al singolo componente, di un diritto di proprietà, usufrutto o abitazione su altro alloggio, ad esclusione di quello assegnato all’altro coniuge o convivente di fatto a seguito di provvedimento giudiziale. Sono esclusi i contratti di locazione stipulati dal soggetto richiedente con il coniuge non legalmente separato, con il convivente di fatto, con i parenti entro il secondo grado o con gli affini di primo grado, nonché i contratti aventi ad oggetto alloggi di edilizia abitativa pubblica locati a canone sostenibile, moderato o a canone concordato oppure alloggi locati a canone agevolato nell’ambito di specifici progetti di abitare collaborativo.
Il contributo viene riconosciuto per un periodo di tre anni e viene erogato a partire dalla data di trasferimento della residenza del nucleo familiare. Riguardo alla sua entità, si prevede l’erogazione di un contributo base (3.000 Euro annui) che viene maggiorato al verificarsi di particolari condizioni, ossia quando tutti i componenti del nucleo familiare destinatario dell’alloggio sono giovani o se nel nucleo familiare destinatario dell’alloggio è presente una coppia di giovani (+250 euro annui), quando il nucleo familiare destinatario dell’alloggio è una famiglia numerosa (+500 euro), quando nel nucleo familiare destinatario dell’alloggio è presente almeno un soggetto invalido (+500 euro), quando il nucleo familiare destinatario dell’alloggio possiede un indicatore della condizione economica patrimoniale familiare (ICEF) non superiore a 0,41 (+500 euro).
Le risorse provinciali disponibili verranno ripartite, sulla base dell’effettivo fabbisogno calcolato in relazione alle domande pervenute, tra le Comunità/Territorio Val d’Adige, che si occuperanno anche di gestire le fasi di raccolta delle domande, istruttoria ed erogazione del contributo. L’erogazione avverrà annualmente, previa verifica del permanere del requisito della residenza e della dimora abituale nell'immobile, e dell’avvenuto pagamento dei canoni.
Giacomo Redolfi, sindaco di Mezzana, è intervenuto per rilevare come sia necessario, nell'individuare criteri di accesso a misure di questo tipo, considerare anche la situazione di comuni che non manifestano, nel complesso una condizione di spopolamento, ma che rispetto ad alcune frazioni più remote, sono invece interessati da questa problematica. Gianni Morandi, sindaco di Nago Torbole, e Alessandro Santuari, sindaco di Baselga di Piné, hanno rilevato come, soprattutto nei comuni turistici dove si è assistito ad una riduzione degli alloggi a disposizione per le locazioni di lungo termine, sarebbero necessarie misure anche a tutela della residenzialità di chi già abita questi territori.
A seguito dell'illustrazione del provvedimento, e della discussione, il Consiglio ha espresso il proprio parere favorevole alla misura in oggetto.