L'intervento di monsignor Lauro Tisi, vescov0 di Trento, in occasione della festività di San Vigilio.
"Nel nostro parlare quotidiano, è ormai abituale l’espressione inglese fake news.
Le cosiddette fake news, tradotte con “notizie false“, portano a improbabili ricostruzioni dei fatti, alimentano rancori e indignate prese di posizione, dando vita spesso ad accesi dibattiti che non raramente sconfinano nell’insulto, infangando il buon nome delle persone.
Il problema è serio e desta, giustamente, un vero e proprio allarme sociale. Azzardo, però, una provocazione: la nostra vita personale è, spesso, una fake news.
La prima lettera di Giovanni lo dice con parole molto precise: “Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi”. (1Gv 1, 8)
Come non riconoscere, infatti, che la vita di ciascuno di noi, a cominciare da me, presenta accanto a elementi positivi, tutta una serie di vuoti, d’inconsistenze, d’incoerenze che la rendono spesso poco credibile? Dare ad essi un nome, potrebbe essere una salutare opportunità per riconoscere che l’umano personale di ognuno di noi si presenta incompiuto e attraversato dal grido e dalla sete.
Questo non è tanto un dato religioso legato alla fede, quanto piuttosto un dato di realtà da cui partire se vogliamo costruire un futuro per tutti noi, Chiesa e società.
L’illusione di avere la verità in tasca è la nemica dichiarata del gusto per il dialogo. La convinzione di sapere e di argomentare su tutto, toglie la gioia di imparare. Semplificazioni imbarazzanti, che si muovono solo tra bianco e nero, ci tolgono la capacità del discernimento del dato di realtà. La grandezza delle persone si misura dalla capacità di dire, anzitutto a se stessi: “Non so, voglio capire, ho paura, ho sbagliato, mi assumo la responsabilità, rispondo in prima persona”.
Mi piace pensare che questo sia anche l’identikit dell’umanità del nostro San Vigilio.