A volte queste soluzioni possono arrivare attraverso la competizione, ma spesso sono il frutto di unioni e fusioni. Per Mancuso "lo straordinario insegnamento della biologia è questo. L’unione di due cellule, di due elementi diversi, produce un organismo più complesso, una cellula eucariota. L’evoluzione in ambito biologico è prevalentemente un prodotto di unione, di simbiosi”.
Venendo agli scenari attuali, la pandemia di Covid-19 ha dimostrato che il concetto di nazione non esiste, è puramente artificiale. Il virus è partito da una città cinese e oggi lo si ritrova ovunque, grazie ad una diffusione che è stata rapidissima. Questo sembrerebbe deporre a favore di un approccio ai problemi maggiormente basato sulla cooperazione e, appunto, l'unione. “Ma le nazioni – ha chiosato Cipolletta – non sono consapevoli di questo. La crisi non sta producendo un nuovo governo mondiale. L’Oms, un organismo sovranazionale, è stata fortemente delegittimata dagli Usa. La ricerca scientifica viene sviluppata all’interno delle singole nazioni con l’obiettivo di produrre un vaccino che serva in primo luogo ai propri cittadini. Il sovranismo spinge a chiudere i confini non solo nazionali ma regionali”. L’idea di un governo globale, in grado di rispondere efficacemente a crisi come questa, è insomma più che mai lontana.
Per tornare alla biologia, in una comunità di piante le conoscenze, le informazioni di cui dispone ogni singolo elemento sono comparabili con quelle di tutti gli altri. Nessuna singola pianta ne possiede “in più” rispetto alle altre. Quindi, in effetti, in natura, “uno vale uno”. Nella teoria economica classica, quando si presuppone che ogni homo oeconomicus disponga delle stesse risorse ed informazioni per competere liberamente sul mercato, ci si avvicina a questo modello. Ma quando dalla teoria si passa alla realtà, è evidente che ad esempio il gestore di una banca sa di finanza molto di più di un qualsiasi risparmiatore, così come è ovvio che un medico dispone di un bagaglio di conoscenze specifiche molto maggiore rispetto a quello di un paziente.
Così, non solo gli uomini sono diversi, ma se ci spostiamo nell’universo della biologia l’uomo non è uguale alle altre specie, è un superpredatore, che consuma una quantità infinitamente superiore di risorse. “Noi stiamo consumando risorse che sarebbero toccate alle generazioni future – ha detto ancora Mancuso. – La terra è un sistema chiuso. E se in un sistema chiuso continuiamo a consumare senza misura, le risorse finiranno. Nessuna altra specie lo farebbe. Nessuna comunità di piante consumerebbe tutte le risorse che le sono necessarie”.
La soluzione non è né il “pessimismo radicale” né il ritorno al Medio Evo. La tecnologia, ha osservato Cipolletta, offre una risposta a questi problemi basata sull’efficienza. Tuttavia l’efficienza delle tecnologie aumenta a sua volta la domanda di beni e di materie prime da consumare. La soluzione, quindi, secondo Mancuso, non può fondarsi sulla mera efficienza tecnologica. Sembra inevitabile che metta al centro dell’attenzione l’organizzazione dei rapporti fra le comunità umane e fra l’uomo e le altre specie viventi.
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