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Trento: "Anziani, serve più innovazione nelle politiche di welfare"

Trento - "Anziani, serve più innovazione nelle politiche di welfare". E' il messaggio che arriva dal convegno di Spi e Auser del Trentino su invecchiamento attivo e domiciliarietà delle cure, Grosselli (Cgil): "La giunta dimostri di presidiare questi temi, recuperi il tempo perso e apra all’ascolto".


Trento - panoramica - Gdv"Prevenzione e integrazione delle risorse finanziarie e umane. E’ questo il duplice obiettivo a cui devono rispondere tutte le politiche sociali, comprese quelle rivolte agli anziani". Lo ha ribadito Andrea Grosselli, segretario della Cgil del Trentino, concludendo il convegno su invecchiamento attivo e domiciliarietà delle cure promosso da Spi e Auser del Trentino questa mattina alla sala conferenze del Muse. Il primo importante banco di prova sarà l’avvio della sperimentazione dello Spazio Argento. La delibera della Giunta provinciale è attesa per questo venerdì. Al di là del passaggio formale, atteso da tempo, l’attenzione del sindacato è sui contenuti. “Non vorremmo che la sperimentazione dello Spazio Argento si rivelasse solo una scatola vuota dove allocare la governance di un nuovo soggetto – ha chiarito Grosselli -. La questione vera sono gli obiettivi e la capacità di innovazione sociale che queste realtà saranno in grado di generare, valorizzando e importando anche sul nostro territorio positive esperienze che sono state fatte altrove”.
Per farlo è indispensabile integrare le risorse finanziarie perché diano sostanza ai progetti e mettere insieme le diverse risorse umane e il loro patrimonio di competenze, sia nel pubblico sia nel privato sociale. I decisori politici devono dimostrare di puntare in questa direzione, compiendo una precisa scelta di campo che è quella del coinvolgimento e della compartecipazione nelle decisioni. “Questa Giunta ha la responsabilità di aver rallentato in modo ingiustificato l’avvio dello Spazio Argento. Nel tempo che rimane da qui alla fine della legislatura c’è la necessità di presidiare queste tematiche, non privilegiando logiche di parte o facili consensi, ma dimostrando una visione di lungo periodo che tenga insieme le esigenze dei territori, delle valli e dei maggiori centri urbani in un’ottica di innovazione delle proposte centrate sulla prevenzione”.


L’auspicio della Cgil è anche che l’Esecutivo inverta la rotta sul metodo. “Ci auguriamo che le organizzazioni sindacali vengano coinvolte nell’avvio e nella valutazione della sperimentazione, coerentemente con gli impegni verbali assunti dall’assessora Segnana e non tradotti in concreto. Se, invece, la giunta preferisse alla logica del confronto e dell’ascolto quella dell’andare avanti da sola, per quanto ci riguarda insieme a Cisl e Uil ci prenderemo lo spazio che è dovuto al migliaia di persone che rappresentiamo aprendo il dialogo direttamente con le amministrazioni coinvolte nella sperimentazione dello Spazio Argento”, conclude Grosselli.


IL DIRITTO DI INVECCHIARE A CASA PROPRIA - Ruggero Purin, segretario generale SPI/Cgil del Trentino


"Come Spi/Cgil e AUSER del Trentino abbiamo pensato e voluto da tempo questo momento di riflessione sulla tematica dell’invecchiamento della popolazione e del suo impatto sulla società e sul sistema di welfare locale. Nel mio intervento cercherò di descrivere i percorsi di carattere sindacale e di contrattazione sociale che hanno portato al varo della legge provinciale 14/2017 sul welfare anziani con l’istituzione di “Spazio Argento”, evidenziando alcuni dei profondi cambiamenti che stanno attraversando la nostra società.


- Il progressivo invecchiamento della popolazione da un lato e il basso livello di natalità dall’altro. Mentre la speranza di vita per uomini e donne è rispettivamente di 80,8 anni e 85,2, ogni coppia fa in media 1,4 figli. L’Istat prevede che il tasso di dipendenza dagli anziani, cioè il rapporto tra gli ultra sessantacinquenni e la fascia di età fra i 15 e i 64 anni, che ora è al 36%, raggiungerà nel 2050 il 62,7%. In Trentino la speranza di vita è in assoluto la più elevata del paese, le persone di 65 anni e oltre sono 119.381 al 1° gennaio del 2019 (il 22,1% della popolazione residente); le persone con più di 80 anni sono il 6,9% dei residenti, in crescita rispetto al 2,5% del 1981. Si calcola che gli anziani con disabilità con più di 65 anni sono circa 23.000 di cui non autosufficienti circa 10.000 (di questi oltre 7.000 sono malati di alzheimer). Circa 4.500 persone sono assistite in RSA (le cui liste di attesa si sono allungate a ca. 600 domande). Tutte le altre persone con bisogni gravi sono a carico o seguite in prevalenza dalle famiglie;


- il crescente fenomeno della povertà, in molti casi legato alla tema del lavoro inteso come mancanza di lavoro ma anche come aumento del lavoro povero;


- la crescita della presenza delle donne nel mondo del lavoro, anche se impiegate molto spesso in attività povere o a part time involontario.


L’insieme di questi processi determina una crescita della domanda di protezione e di promozione sociale delle persone e delle famiglie e richiede un aggiornamento complessivo del sistema di welfare.


Permettetemi una breve digressione su quest’ultima riflessione, a difesa del mondo che rappresentiamo, per rivendicare maggiore rispetto verso i pensionati da parte di una classe politica che usa ormai troppo spesso il metodo della contrapposizione e l’accusa di corporativismo ma realizza poi a discapito della categoria politiche contraddittorie e divisive.


I pensionati in Italia sono circa 16 milioni, rappresentano una parte importante del Paese che si fa carico e aiuta figli e nipoti, che lo tiene unito soprattutto in questa fase di disorientamento complessivo, memori delle lotte fatte per la conquista di diritti civili e di uno stato sociale solido, universale ed inclusivo. Siamo una risorsa per la nostra società, non un peso o un “problema” come qualcuno vorrebbe dare da intendere. Il nostro concorso al welfare nazionale, come si evince anche da uno studio realizzato per la Fondazione Di Vittorio, vale dieci miliardi e, nonostante la perdita del potere di acquisto subita in questi ultimi anni, senza il nostro aiuto costante e concreto, la condizione di povertà diventerebbe ancora più drammatica per una quota consistente di popolazione. Se a tutto questo aggiungiamo il fatto che tre milioni di pensionati convivono con una persona non autosufficiente è facile capire e giustificare il malessere che serpeggia nella popolazione anche rispetto al ritardo ingiustificato con il quale si avvia una riforma importante per le famiglie e le persone fragili della nostra provincia.


In Trentino, dopo un lungo lavoro di approfondimento con il concorso di tutte le parti sociali, del terzo settore e delle istituzioni locali, si è pervenuti alla definizione all’approvazione della LP 14/2017 “Spazio Argento” con un consenso quasi unanime da parte dell’allora Consiglio provinciale.


Una scelta che certificava la centralità delle politiche per gli anziani nell’ambito delle politiche sociali e sanitarie della nostra Provincia. Lo Spazio Argento, infatti, nasceva quale strumento di valutazione e di monitoraggio dei bisogni, per la presa in carico unitaria della domanda di servizi delle persone anziane e delle loro famiglie. Con l’obiettivo strategico di pianificare, razionalizzare e riqualificare il sistema dei servizi domiciliari, attuare politiche di prevenzione, integrando e rafforzando i servizi socio/sanitari pubblici e del privato sociale sul territorio. Ma c’é anche un significato più ampio di tipo culturale che investe la qualità della vita delle persone anziane per un invecchiamento attivo attraverso il sostegno e la promozione del volontariato, dell’associazionismo, il contrasto alla solitudine, lo sviluppo di politiche di comunità, culturali e del tempo libero, l’educazione a stili di vita adeguati.

In questa dimensione la scelta della domiciliarità delle persone anziane resta l’obiettivo strategico, come quello di promozione di nuovi modelli di politiche abitative e di interventi per l’adeguamento a standard di sicurezza delle abitazioni pubbliche e private.


Purtroppo questo percorso di riforma ha subito una pesante battuta d’arresto con l’insediamento nell’autunno 2018 dell’attuale Giunta che ha evidentemente ritenuto non prioritario occuparsi del tema, rinviando di oltre un anno l’avvio dello Spazio Argento, escludendo di fatto da subito il sindacato dalla concertazione di merito sulle problematiche della riforma.


Eppure relazioni sindacali responsabili ed una cultura del rispetto del dialogo e delle regole, ha garantito al Trentino nel periodo della grande crisi lo sviluppo di politiche sociali innovative soprattutto verso le famiglie, gli anziani, la non autosufficienza e la definizione di nuovi strumenti del welfare inclusivo e sostenibile a vantaggio delle fasce più deboli, frutto di un dialogo sociale che ha sostenuto e valorizzato la partecipazione sociale e favorito una diffusa rete di solidarietà ed accoglienza.


Una società complessa non si governa senza il coinvolgimento e la partecipazione dei cittadini, dei soggetti della rappresentanza sociale e. in particolare del lavoro.


Solo da poco, dopo una richiesta formale e diversi appelli, la Giunta provinciale ci ha finalmente informato del varo della delibera che avvia la sperimentazione, della durata di 12 mesi, di Spazio Argento in tre territori della provincia: il Territorio della Val d’Adige, la Comunità delle Giudicarie e la Comunità del Primiero, i quali dovranno individuare il modello organizzativo di Spazio Argento, le azioni da realizzare, predisporre i relativi progetti che dovrebbero contestualmente partire entro il 1 aprile 2020. Infine, entro 4 mesi dalla conclusione della sperimentazione saranno adottate le linee di indirizzo per la costituzione in ogni comunità del modulo organizzativo. Quindi la riforma sarà attuata in via generalizzata, ben che vada, non prima dell’autunno del 2021!! Sempre scongiurando il rischio che la possibile ridefinizione dell’assetto istituzionale della Provincia e delle sue articolazioni, da tempo annunciata (vedi peraltro lo smantellamento delle gestioni associate ) e la scadenza elettorale che a maggio 2020 vedrà il rinnovo di gran parte delle amministrazioni comunali della provincia, non rinvii a tempi indefiniti la messa regime della nuova governance dei servizi agli anziani.


Resta quindi importante e strategico per il cambiamento dell’approccio all’invecchiamento che anche la fase sperimentale parta con il piede giusto, coerente con gli obiettivi della riforma che sono prevenzione e domiciliarità.


Investire nel campo della prevenzione è una sfida alla quale non possiamo sottrarci sia perchè rende sostenibile e riduce in prospettiva il costo della cura e della non autosufficienza, sia perché mantenere l’anziano in stato di bisogno a casa propria fa bene alla persona sia autosufficiente che non.


Ma questo passaggio non può essere fatto a costo zero, l’assistenza agli anziani ha bisogno di risorse aggiuntive. Si tratta non solo di modificare i processi di natura organizzativa del sistema pubblico ma anche di investire nella crescita degli standard minimi di qualità dei servizi e delle competenze delle persone. Di promuovere e sostenere la formazione continua, verificare l’adeguatezza degli organici sia dal punto quantitativo che dei profili professionali, comprese le competenze professionali degli operatori dei soggetti accreditati. Ciò va attuato anche attraverso il confronto con le categorie sindacali che rappresentano gli operatori del settore socio-assistenziale dei soggetti pubblici e del terso settore. Ridefinire i regimi tariffari dei servizi socio-assistenziali affidati ai soggetti accreditati sulla base dei livelli qualitativi delle prestazioni offerte e delle dinamiche contrattuali tempo per tempo vigenti.


Ci rendiamo conto delle difficoltà di bilancio che sta attraversando la finanza pubblica nazionale, compreso il bilancio della PAT, ma come detto in precedenza va fatto uno sforzo aggiuntivo a tutela e sostegno delle famiglie e delle persone più fragili che sempre più numerose corrono il rischio di essere lasciate sole e scivolare lentamente verso l’area della povertà.


A questo fine ci siamo mossi anche sul piano nazionale a sostegno di una legge quadro sulla non autosufficienza, una legge di civiltà non più rinviabile, per un’emergenza nazionale di cui nessuno parla. Siamo ancora fermi al paradosso che a un paziente allo stadio terminale della malattia venga richiesto il pagamento di servizi di degenza nella RSA, servizi che dovrebbero rientrare nei livelli essenziali di assistenza garantiti dal servizio sanitario pubblico, pur in presenza di numerosi pronunciamenti della magistratura che ne confermano l’obbligo.


Nella nostra Provincia, con le competenze primarie in materia non siamo all’anno zero, anzi. Il fatto è che su questa materia non si vuole avviare una seria riflessione sulla necessità del suo adeguamento, se non accampando le solite lamentazioni sul fatto che le risorse non ci sono e magari poi investire le risorse disponibili sulla base di mere logiche di scambio.


Concludo questo mio intervento con un appello alla Giunta, alla politica locale, alla società civile, all’associazionismo, ai rappresentanti del terzo settore, non prima di manifestare apprezzamento per la sensibilità e l’attenzione con la quale il Comune di Trento, qui rappresentato dall’assessora alle politiche sociali Maria Chiara Franzoia, ha inteso coinvolgere anche un rappresentante indicato dal Sindacato unitario dei pensionati al Tavolo Territoriale della sperimentazione. Al momento non abbiamo analogo riscontro da parte delle altre due Comunità di Valle interessate. E’ ormai una necessità improrogabile riprendere un confronto a tutto campo per pianificare soluzioni e risposte adeguate alla crescente domanda di tutela e di inclusione sociale che viene dalle persone e dalle famiglie. Per un rafforzamento del welfare locale all’altezza dei tempi e dei profondi cambiamenti in atto anche nella nostra comunità (basti pensare alla forte costante crescita dei nuclei familiari composti da una sola persona, la gran parte anziani) ritengo prioritario e utile riaprire un confronto di merito su alcuni temi che sono:


- Fondo regionale per la “non autosufficienza”: per quanto riguarda le risorse perché non recuperare il vecchio progetto regionale di un fondo a carattere universalistico per la realizzazione di “progetti volti al finanziamento e/o alla copertura di misure in caso di non autosufficienza anche per il tramite del risparmio previdenziale o attraverso enti ed organismi, anche associativi o mutualistici”.? Oppure agevolare e sostenere l’introduzione di tutele specifiche ed interventi in caso di non autosufficienza, a favore degli aderenti, da parte dei fondi di sanità integrativa, a partire da Sanifonds Trentino, integrando i sistemi in particolare sul lato dell’assistenza in caso di non autosufficienza.


- Aggiornare gli strumenti di sostegno al welfare locale arrivando gradualmente ad una modalità di voucherizzazione progressiva dell’assegno di cura (oggi per lo più si tratta di un assegno cash) e rivedere la disciplina ICEF per la compartecipazione alla spesa per i servizi di assistenza domiciliare (ad esempio per portare la detrazione dei costi per le badanti dall’attuale 60 al 100%) concorrendo, in quest’ultimo caso, a rendere anche maggiormente trasparente il settore.


- Migliorare l’assistenza a domicilio delle persone anziane o non autosufficienti, anche in funzione dell’invecchiare a casa propria, promuovendo l’adozione e la diffusione, nell’ambito delle nuove tecnologie informatiche e digitali, di strumenti più avanzati e innovativi, quali il telesoccorso e la telemedicina.


- Sostenere e promuovere nuove politiche abitative, sia attraverso l’adeguamento degli alloggi pubblici e privati per renderli rispondenti ai migliori standard di sicurezza e agibilità interna ed esterna, sia favorendo esperienze di un abitare condiviso, anche nell’ottica di un recupero e di riqualificazione a fini sociali del patrimonio pubblico dismesso".


LA RICERCA - Il quadro che ne emerge dalla ricerca è particolarmente articolato e sicuramente richiederà approfondimenti.


Pochi dati rendono chiaro quanto appena detto. Nella provincia a fronte di 113.496 anziani al 2016 abbiamo, 95.414 pensionati e 158.115 pensioni, con un rapporto pensioni/pensionati di 1,7 superiore a quello di area e nazionale.


Per quanto riguarda il reddito abbiamo nella provincia un reddito lordo annuo pro capite di 18,623 euro, se riferito al numero di pensionati e, invece, di 11.238 euro se riferito al numero di pensioni. A livello di Nord Est questi dati sono rispettivamente 18.965 euro e 12.779 euro mentre a livello nazionale sono 18.939 euro e 12.784 euro.


Nel complesso i pensionati in provincia sono lo 0,8% del totale nazionale, circa la stessa percentuale per quanto riguarda il numero di pensioni (0,9%) e l’ammontare del reddito lordo annuo da pensioni provinciale (0,9%).


Nel Nord Est i pensionati sono il 20,2% del totale nazionale, la stessa percentuale per le pensioni e per il reddito da pensione. Riguardo al genere il numero di pensionati uomini in provincia è il 44,7% mentre le donne il 55,3%. Nel


Nord Est il numero di uomini è il 44,5% il 55,5% le donne. In Italia la percentuale maschile è di 45,7 e quella delle donne di 54,3


Il numero delle pensioni degli uomini in provincia è il 40,9% e il 59,1 le donne. Nel Nord Est le pensioni maschili sono il 41,6% e quelle delle donne sono il 58,4%. In Italia le pensioni maschili sono il 42% mentre le donne il 58%.


Riguardo il reddito in provincia quello percepito dagli uomini è il 56,1% e quello delle donne il 43,9%. Nel Nord Est la quota di reddito degli uomini è del 55,2% e il 54,8 quello delle donne. In Italia il rapporto è del 54,9% per gli uomini e il 45,1% per le donne.

Ultimo aggiornamento: 29/01/2020 23:26:13
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