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Sci, Coldiretti/Ixè: i numeri sul lockdown natalizio. Giorgio Rocca: “Se chiudono gli impianti, ci sarà una rivolta”

martedì, 24 novembre 2020

Livigno – I limiti alle vacanze sulla neve colpiscono 3,8 milioni di italiani che lo scorso anno sono andati in vacanza in montagna nelle feste di fine anno. E’ quanto emerge da una analisi Coldiretti/Ixè in riferimento alle dichiarazioni del premier Giuseppe Conte che per contenere la diffusione della pandemia Covid ha escluso “tutte le occasioni di socialità tipiche del periodo natalizio” a cominciare da “vacanze indiscriminate sulla neve’”. Si tratta di una decisione destinata ad avere effetti non solo sulle piste da sci ma sull’intero indotto delle vacanze in montagna, dall’attività dei rifugi alle malghe fino agli agriturismi già duramente colpiti dal lockdown di primavera e dall’assenza dei turisti stranieri secondo Campagna Amica. La montagna è la destinazione privilegiata degli oltre 10 milioni di turisti di Natale e Capodanno che lo scorso anno hanno trascorso in media sei giorni fuori casa per una spesa complessiva di 4,1 miliardi di euro. A pagare il prezzo più salato alle limitazioni – sottolinea la Coldiretti – sono le strutture impegnate nell’ alloggio, nell’alimentazione, nei trasporti, divertimenti, shopping e souvenir secondo l’analisi della Coldiretti con 1/3 della spesa destinata alla tavola. A preoccupare sono anche le altre limitazioni, coi vincoli a cenoni e pranzi in casa e fuori che impatteranno sui consumi.

Sul tema della chiusura degli impianti di sci, dopo gli appelli – poi inascoltati – giunti dai campioni Tomba e Brignone, oggi è netta la posizione anche di Giorgio Rocca, ex vincitore della Coppa del Mondo, in un’intervista a Open: “Se la crisi parte a inizio stagione, diventa davvero un problema. Ovviamente è una misura che colpisce tantissime persone – dagli albergatori, ai noleggiatori e le scuole sci. Prendiamo tutti una mazzata pazzesca, perché la montagna vive di turismo. Per fortuna è andato bene il settore biking d’estate, ma non basta, soprattutto per chi vive soltanto di questo. La gente non dorme la notte. Se non aprono gli impianti ci sarà la rivolta“.

Alla domanda se non fosse meglio accettare la chiusura con aiuti del Governo rispetto ad aprire in condizioni a livello imprenditoriale insostenibile, la risposta è chiara: “Ci vorrebbero troppi soldi… Io stesso, che ho una piccola società, faccio fatica a immaginare che alcune delle persone che lavorano per me possano essere soddisfatte guadagnando anche solo l’80% di quello che avrebbero guadagnato lavorando“.



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