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Ono San Pietro: Pasquale Iacovone ha ucciso i figli Andrea e Davide per vendetta. I giudici: "Era lucido, capace di intendere e volere"

Ono San Pietro - Pasquale Iacovone ha ucciso per vendetta nei confronti dell'ex moglie. E' questa la motivazione principale della sentenza di condanna di Pasquale Iacovone, l'imbianchino 43 enne che il 16 luglio 2013 uccise i figli Andrea e Davide, 9 e 12 anni, morti carbonizzati nell’appartamento dove si trovavano con il padre, separato dalla moglie Erica Patti.pasquale iacovone


Secondo i giudici della Corte d'Assise d'Appello di Brescia che lo scorso novembre ha confermato l'ergastolo per il 43enne, si è "trattato di una vendetta disumana per infliggere alla moglie l’ultima definitiva sofferenza". Non c'è stata alcuna intenzione di suicidarsi, perché questo gli avrebbe impedito di completare la sua vendetta che prevedeva appunto di guardare lo strazio indicibile provocato alla moglie.


"L’imputato - si legge nella sentenza del presidente del collegio giudicante della Corte d'Assise d'Appello di Brescia, Enrico Fischetti - aveva rancore ed odio inaudito verso la moglie aveva deliberato di imporre un’ultima definitiva sofferenza.

Uccidere i figli ed assaporare il gusto tremendo di vederla soffrire in modo indescrivibile di fronte corpi carbonizzati".


Inoltre per i giudici della Corte d’Assise d’Appello, Pasquale Iacovone, rimasto ustionato nel rogo che volontariamente appiccò in casa, simulò il tentativo suicidio.


Ecco alcuni passaggi della sentenza: "Questa era vendetta disumana - si legge nelle 110 pagine di motivazione della sentenza di condanna all'ergastolo - non poteva comprendere un’attività suicidiaria perché l’imputato per assaporarla doveva vedere la donna in faccia per godere della sua sofferenza. Tale comportamento ha tenuto anche nel corso dell’udienza di appello, dopo un vano tentativo di sottrarsi lucidamente al giudizio, guardando la moglie ancora una volta piegata nella sua disperazione senza rimedio".


La Corte ha poi ricostruito il duplice omicidio: "Agevolato dal sonno dei due figli Iacovone li ha barbaramente soffocati e poi è iniziata una lunga opera di spandimento della benzina per procurare l'incendio".


Infine per i giudici Pasquale Iacovone era capace di intendere e volere. "La sua azione - concludono i giudici della Corte d'Assise d'Appello - era frutto di una lucida e consapevole azione finalizzata e pensata da alcuni giorni".

Ultimo aggiornamento: 18/02/2016 23:25:51
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