Uccidere i figli ed assaporare il gusto tremendo di vederla soffrire in modo indescrivibile di fronte corpi carbonizzati".
Inoltre per i giudici della Corte d’Assise d’Appello, Pasquale Iacovone, rimasto ustionato nel rogo che volontariamente appiccò in casa, simulò il tentativo suicidio.
Ecco alcuni passaggi della sentenza: "Questa era vendetta disumana - si legge nelle 110 pagine di motivazione della sentenza di condanna all'ergastolo - non poteva comprendere un’attività suicidiaria perché l’imputato per assaporarla doveva vedere la donna in faccia per godere della sua sofferenza. Tale comportamento ha tenuto anche nel corso dell’udienza di appello, dopo un vano tentativo di sottrarsi lucidamente al giudizio, guardando la moglie ancora una volta piegata nella sua disperazione senza rimedio".
La Corte ha poi ricostruito il duplice omicidio: "Agevolato dal sonno dei due figli Iacovone li ha barbaramente soffocati e poi è iniziata una lunga opera di spandimento della benzina per procurare l'incendio".
Infine per i giudici Pasquale Iacovone era capace di intendere e volere. "La sua azione - concludono i giudici della Corte d'Assise d'Appello - era frutto di una lucida e consapevole azione finalizzata e pensata da alcuni giorni".