Secondo l'accusa i fratelli Bettoni avrebbero miscelato sostanze pericolose senza autorizzazioni e non avrebbero rispettato le normative relative al trattamento dei rifiuti.
Contestata anche la transnazionalità del reato: 23mila tonnellate di celle elettrolitiche contenenti cianuri e floruri arrivate dall'Australia e finite nell'impianto dell'ex Selca tra il settembre del 2009 e il febbraio del 2010.
Il processo nei confronti ex fratelli Flavio e Ivano Bettoni, gli ex titolari della Selca, l’azienda di Berzo Demo fallita a giugno 2010 è arrivato in conclusione. Ora - dopo la richiesta di condanna avanzata oggi dal Pm - la parola passa al giudice Maria Chiara Minazzato. Secondo quando emerso nel processo a Forno Allione non è avveniva alcun trattamento: i rifiuti restavano tali e venivano rivenduti alle acciaierie come materia prima o ai cementifici come combustibile in giro per l’Italia o in Europa.
Dalle deposizione degli agenti della Forestale i prodotti arrivano a Berzo Demo e ripartivano senza essere lavorati con un guadagno triplo L’azienda dei fratelli Bettoni incassava per ritirare i rifiuti; non li trattava; infine li rivendeva. Il Nucleo per la tutela ambientale della Guardia di Finanza ha indicato nell'ultima udienza i dati: "nel 2009 la Selca ha ritirato 24mila tonnellate di rifiuti, di cui 20 mila pericolosi, e questi rifiuti hanno fruttato un milione e 200mila euro".
Il giudice Maria Chiara Minazzato ha aggiornato il processo e la sentenza è attesa per il 10 aprile.