Da qui la necessità di intervenire su un territorio molto ampio, superando gli ambiti delle singole aree protette e i confini provinciali, per sviluppare un’azione comune continua: una progettualità su larga scala mai adottata prima per un’azione sinergica senza precedenti".
I COMMENTI - "Attorno ai partner, protagonisti dei vari interventi - prosegue il presidente Caccia -, ruotano inoltre molti soggetti sostenitori: vari comuni del Parco, consorzi, aziende e associazioni locali, che hanno fornito il loro contributo sin dalla progettazione, e che proseguiranno la loro collaborazione nelle fasi attuative e nel mantenimento delle aree recuperate".
"Siamo orgogliosi di essere partner di un progetto altamente qualificante che coinvolge il nostro e altri territori - spiega il presidente del Parco delle Orobie Valtellinesi Walter Raschetti -: per la prima volta si interverrà in maniera sistematica in diverse zone omogenee che necessitano di essere recuperate. Le attività che verranno realizzate consentiranno il ripristino di condizioni ottimali in maggenghi e alpeggi, grazie alla collaborazione delle comunità locali, e garantiranno la loro conservazione negli anni, con evidenti benefici innanzitutto sul fronte naturalistico ma anche sociale ed economico".
"Questo progetto, al quale abbiamo aderito senza esitazione da subito, è un’ulteriore conferma e testimonianza dell’impegno, a favore del Parco della Grigna Settentrionale, della Comunità Montana Valsassina Valvarrore, Val d’Esino e Riviera, del quale è ente gestore – precisa il Presidente Carlo Signorelli - Esso costituisce un’azione importante di potenziamento e miglioramento degli agro ecosistemi a forte vocazione naturalistica, perché interviene a potenziare la biodiversità e la connessione ecologica negli alpeggi nella Comunità Montana e nel Parco".
MARTINOTTA - Medesima soddisfazione per il risultato raggiunto e per la fattiva collaborazione tra aree protette viene espressa anche da parte del sindaco di Corteno Golgi, Ente gestore della Riserva Naturale – ZSC delle Valli di Sant’Antonio, Martino Luigi Martinotta (nella foto). "Da sempre impegnati nella conservazione del patrimonio naturale agropastorale, questo progetto consente di massimizzare gli sforzi per la riqualificazione e la conservazione degli alpeggi, interventi necessari per contrastare la scomparsa di habitat e la perdita di biodiversità, ma anche per supportare la pratica dell’alpicoltura, presidio per la conservazione del capitale naturale dell’ambito montano".
IL PROGETTO - L’area interessata copre 2300 chilometri quadrati, pari al 10% dell’intero territorio regionale, nelle province di Lecco, Bergamo, Sondrio e Brescia, per 110 Comuni e 8 Comunità Montane, e il progetto coinvolge tutti i principali istituti di tutela che vi operano: tre parchi regionali, una riserva naturale, numerose zone afferenti a Rete Natura 2000 e due parchi locali di interesse sovracomunale. A unire, e a caratterizzare, questa porzione di territorio è la biodiversità naturale che, nei secoli, si è mantenuta grazie all’attività agricola che ha permesso la nascita e la conservazione di agrosistemi oggi minacciati dal bosco che avanza a seguito del progressivo abbandono. Il mantenimento della biodiversità e dei servizi ecosistemici che essa eroga passa attraverso il recupero e la conservazione degli ecosistemi pastorali, dal quale scaturiscono benefici non solo sul fronte naturalistico, ma anche paesaggistico, del rischio idrogeologico e delle economie legate all’agricoltura e al turismo.