Oggi in Val di Non tutti i formaggi tradizionali prodotti dai caseifici sociali sono a latte pastorizzato".
È stato sbagliato iniziare la produzione proprio dal caseificio di Coredo (ancorché nello stabilimento di Tuenno)? "Dal punto di vista tecnico no, perché Coredo - come tutti gli altri caseifici - garantisce le migliori condizioni di produzione. Dal punto di vista della sensibilità e dell’opportunità sicuramente sì, e di questo Concast ha già avuto modo di scusarsi".
“Giusto attendere che la giustizia faccia il suo corso in merito a responsabilità individuali - afferma il presidente Stefano Albasini - ma comprendiamo che questa scelta abbia acuito un dolore che per la famiglia Maestri si rinnova ogni giorno. Più che chiudere un caseificio o lasciarlo fuori dalla produzione di territorio ci siamo concentrati sulla salubrità generalizzata dei formaggi e sulla qualità complessiva, richiedendo a tutti i caseifici i medesimi standard affinché sia tutelata sempre meglio la salute pubblica”.
"Riguardo i formaggi a latte crudo (ribadiamo: non è il caso del Fresco Val di Non), va detto che essi rappresentano la maggioranza della produzione in Trentino perché esprimono la tradizione e la biodiversità di un territorio - non una “moda” - e non è possibile farli in altro modo. È però possibile mettere a frutto tutte le conoscenze acquisite in termini di prevenzione e di buone prassi, anche informando correttamente i consumatori. Su questo, come sulle buone prassi e sui risultati delle analisi, Concast - Formaggi Trentini vorrebbe sinceramente essere "al fianco e non sul fronte opposto al signor Maestri".
“La salute dei consumatori preme a noi come a lui, ma non possiamo penalizzare un intero settore, in cui lavorano con impegno e dedizione centinaia di allevatori. Si può fare di più? Naturalmente sì, come in tutte le cose, e questo sarà il nostro impegno anche per il futuro, come sempre”, conclude Albasini.