Il provvedimento, a cui si erano opposte le associazioni che partecipano al piano di gestione del Parco, tra cui proprio Enpa, è rimasto “quiescente” per quasi dodici mesi ed è stato poi riesumato lo scorso 13 ottobre - in piena campagna elettorale per il rinnovo della Provincia - con una integrazione che, oltre a prevedere consistenti rimborsi per i cacciatori che uccidono gli ungulati, fissa addirittura un prezzo per l'acquisto della loro carne (3,5 euro al chilo). Ovviamente, sempre a beneficio delle doppiette".
Secondo l'associazione BearsAndOthers - Trento, "è svilente vedere che la politica decida di togliere barriere alla caccia, con la giustificazione assurda di volersi sostituire alla regolazione naturale del ciclo biologico di un parco; addurre che abbattere cervi serva per tutelare il resto della fauna è incredibilmente assurdo: la natura autoregola tela ciclo, non a caso ci orsi e lupi che mangiano cervi, e il loro abbattimento andrà a togliere selvaggina per questi grandi carnivori, così da costringerli ancora maggiormente alla ricerca di cibo altrove, magari favorendone ulteriormente l'avvicinamento ai centri abitati", il commento firmato Ornella Dorigatti - Marco Ianes.
LE MOTIVAZIONI E I NUMERI
La giustificazione è racchiusa nei "danni alla rinnovazione forestale e ai prati a sfalcio, interazioni competitive con capriolo e camoscio (con la popolazione dimezzata in vent'anni), impatti su abbondanza e ricchezza del sottobosco, impatti indiretti sui galliformi".
In Val di Sole la popolazione è di poco meno di 3mila cervi, di cui circa 1.880 (il 65%) presenti all'interno del Parco. L'obiettivo è il "raggiungimento e mantenimento di un numero complessivo (primaverile) di circa 900 cervi nel Parco".