Predaia - Il santuario di San Romedio, in val di Non, Patrimonio mondiale dell’Umanità Unesco: un sogno che potrebbe diventare realtà.
Ieri l'apertura dell'iter della candidatura è stata ufficializzata nel corso di un incontro fra il vicepresidente della Provincia autonoma di Trento Mario Tonina, assieme ai dirigenti Roberto Andreatta e Romano Stanchina, e i sindaci dei Comuni più direttamente interessati: Giuliana Cova, di Predaia, Comune all'interno del cui territorio sorge il santuario, Martin Slaifer Ziller, di Sanzeno, e Luca Fattor, di Romeno. Con loro, il soprintendente per i beni culturali Franco Marzatico, il presidente dell’Apt val di Non Lorenzo Paoli, il commissario della Comunità di valle Silvano Dominici, e naturalmente il priore, padre Giorgio Silvestri.
Nel corso dell'incontro Tonina ha illustrato la complessa procedura che potrebbe portare, entro il 2023, all'esame della candidatura da parte del Comitato del Patrimonio Mondiale UNESCO. La proposta, lo ricordiamo, era partita lo scorso anno in Consiglio provinciale, con una mozione della consigliera Paola Demagri, approvata all’unanimità, anche se in passato il tema era già stato proposto all'attenzione delle istituzioni trentine. Per il santuario di San Romedio, i criteri per l'inclusione nel novero dei beni Patrimonio Mondiale dell'Umanità UNESCO potrebbero focalizzarsi sull'eccezionalità del "paesaggio culturale", considerato come l'insieme dei valori religioso-spirituali e paesaggistico-storici del sito.
“Prima di questo incontro – ha sottolineato l’assessore Tonina in apertura dell'incontro, dopo il benvenuto del priore – ho condiviso il progetto con l’arcivescovo di Trento, monsignor Lauro Tisi, che è stato entusiasta della proposta e ha assicurato subito la sua disponibilità, mettendomi in contatto con padre Giorgio. Si tratta di una grande opportunità per tutto il Trentino. Attualmente sono anche presidente della fondazione Dolomiti UNESCO e posso testimoniare che grazie a quel riconoscimento la visibilità delle nostre Dolomiti è divenuta ancora maggiore. Se anche le amministrazioni locali condivideranno questo percorso San Romedio, già molto conosciuto a livello internazionale, ne trarrà grande beneficio. L’importante è essere convinti, e crederci”.
“Lo spirito della candidatura di un bene UNESCO – ha spiegato Andreatta – è quello di garantire a tutti un diritto costituzionale, che è quello della fruizione di luoghi, opere, pensieri e valori che altrimenti rimarrebbero patrimonio di pochi.