MILANO - “Una bella notizia che ci riempie d’orgoglio, soprattutto perché arriva a poche settimane dalle Olimpiadi di Milano Cortina 2026 e certamente saprà entusiasmare chi verrà da noi in Lombardia, ma anche in Veneto e in Trentino per assistere ai giochi invernali. Oltre alle bellezze dei nostri paesaggi, la buona cucina italiana, da sempre conosciuta nel mondo per la sua varietà e la straordinaria capacità di soddisfare i palati più raffinati, sarà un ulteriore elemento di attrattività”.
Così il presidente della
Regione Lombardia Attilio Fontana commenta l’iscrizione della cucina italiana tra i beni non tangibili patrimonio dell'umanità. Lo ha deciso il Comitato intergovernativo dell'Unesco, riunito a Nuova Delhi.

“La Lombardia - aggiungono il presidente Fontana e l’assessore regionale all’Agricoltura, Sovranità alimentare e foreste, Alessandro Beduschi - con il suo esteso patrimonio agroalimentare accoglie con particolare soddisfazione questa decisione importante e storica. È un risultato che parla anche della nostra regione, delle sue filiere d’eccellenza e del lavoro quotidiano di migliaia di produttori".
“Il nostro ringraziamento -proseguono Fontana e Beduschi - va agli operatori, alle associazioni e al Governo che hanno creduto in questa candidatura fino a portarla al successo. Ora abbiamo una responsabilità: trasformare questo riconoscimento in crescita, turismo, nuove opportunità per le filiere agricole e per la ristorazione, e in un rinnovato orgoglio nazionale”.
“La Lombardia- concludono - è da oggi è ancora più stimolata a far conoscere al mondo le sue eccellenze: dai formaggi DOP ai grandi risi, dai salumi ai vini, abbracciando tutta la filiera agroalimentare che rappresenta un pilastro dell’economia italiana”.
Comincioli: riconoscimento con radici nelle campagne
“Un riconoscimento che affonda le sue radici nella tradizione culinaria delle campagne e che premia il lavoro quotidiano degli agricoltori, custodi della biodiversità, dei saperi e delle tradizioni che rendono unica e inconfondibile la nostra cucina nel mondo”.
Così Gianfranco Comincioli, presidente di Coldiretti Lombardia, commenta l’iscrizione della cucina italiana tra i patrimoni immateriali dell’Unesco.
La grande varietà territoriale e storica della Lombardia – afferma la Coldiretti regionale – si riflette nella ricchezza dei piatti tipici delle province, che nascono da una forte tradizione agricola e che possono contare su oltre 300 campioni della tavola, prodotti agroalimentari riconosciuti da regolamenti, metodi produttivi e denominazioni che ne certificano la qualità e la tipicità: si tratta di 34 cibi Dop/Igp, a cui si aggiungono 41 vini Dop/Igp e 273 prodotti alimentari tradizionali.
Una ricchezza che è custodita e valorizzata negli oltre mille agriturismi che in Lombardia offrono il servizio di ristorazione, dove sono al lavoro anche i cuochi contadini che impastano, coltivano, raccolgono e accolgono, restituendo il ritmo semplice e potente della vita rurale.
L’iscrizione Unesco – afferma Coldiretti – dà alla cucina italiana quel che si è conquistata sul campo da tempo, con una sorta di certificazione di alto profilo di cui non potranno che beneficiare filiera e territori coinvolti. Secondo un’indagine Coldiretti/Censis il 94% degli italiani ritiene che il riconoscimento della cucina italiana come patrimonio dell’Unesco sia un’opportunità di sviluppo per l’economia italiana e per l’Italia in generale.
La cucina italiana – spiega Coldiretti – vale oggi nel mondo ben 251 miliardi di euro, con una crescita del +5% rispetto all’anno precedente, secondo l’analisi Coldiretti su dati Deloitte Foodservice Market Monitor 2025. Il riconoscimento – continua Coldiretti – è importante anche per fare chiarezza rispetto alla proliferazione dell’italian sounding, con oltre un italiano su due (53%) che all’estero si ritrova abitualmente a tavola pietanze e prodotti tricolori “taroccati”, secondo Ixe’.
Per sostenere la candidatura e valorizzarne il risultato Coldiretti, Filiera Italia e Campagna Amica, assieme al Ministero italiano degli esteri e della cooperazione internazionale, hanno promosso la creazione dell’Accademia della cultura enogastronomica italiana, nata per favorire la formazione dei giovani aspiranti professionisti del settore: dalle scuole di cucina e alberghiere alle facoltà e dipartimenti universitari dedicati alle scienze gastronomiche, dell’alimentazione e agroalimentari, fino al mondo esteso dei professionisti che già operano sul cibo e nei servizi correlati (acquirenti, ristoratori, distributori, cuochi e pizzaioli, giornalisti ed influencer del cibo). Ma tra i destinatari ci sono anche le reti estere di rappresentanza e di promozione del settore agroalimentare nel mondo, con il supporto attivo delle Ambasciate.
Partner del progetto sono anche la World Farmers Markets Coalition e la Fondazione Evoschool (Fondazione, promossa da Coldiretti e dal Consiglio Nazionale degli Agrotecnici e degli Agrotecnici Laureati e supportata da Unaprol – Consorzio Olivicolo Italiano), oltre alla piattaforma «I love Italian food», un’Associazione no profit che si compone attualmente di circa 25.000 contatti tra buyer, chef e pizzaioli, ristoratori, distributori, giornalisti e influencer.