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Traffico di droga e riciclaggio: arresti della Finanza a Trento

Maxi operazione delle Fiamme Gialle coordinate dalla Procura Distrettuale

Trento - I finanzieri del comando provinciale di Trento, nell’ambito di un’indagine delegata e coordinata dalla Procura Distrettuale della Repubblica di Trento, hanno dato esecuzione ad ordinanze, emesse dal Gip del Tribunale di Trento, che hanno disposto l’applicazione di misure restrittive nei confronti di decine di persone ed il sequestro di beni per milioni di euro per reati contro la Pubblica amministrazione, traffico di sostanze stupefacenti, riciclaggio, autoriciclaggio e trasferimento fraudolento di valori. La maxi operazione con 37 misure cautelari disposte nell'inchiesta con 70 indagati e il sequestro per 12,4 milioni di euro di conti correnti e di bar, pub e ristoranti nel capoluogo e del territorio trentino, sono stati illustrati (nella foto) dal Procuratore capo della Repubblica di Trento, Sandro Raimondi, e dal comandante provinciale della Guardia di finanza di Trento, Danilo Nastasi.

I DETTAGLI
Nella mattinata odierna, i Finanzieri del Comando Provinciale di Trento, nell’ambito di un’indagine delegata e coordinata dalla Procura Distrettuale della Repubblica di Trento – avvalendosi del supporto giudiziario dell’organo di cooperazione giudiziario europeo EUROJUST ed operativo dello S.C.I.C.O., del Nucleo Speciale Tutela Privacy e Frodi Tecnologiche e di altri Reparti territoriali della Guardia di Finanza – hanno dato esecuzione a 4 ordinanze, emesse dal G.I.P. del Tribunale di Trento, che hanno disposto l’applicazione di misure restrittive della libertà personale nei confronti di 37 persone (18 in carcere, 2 agli arresti domiciliari, 13 divieti di dimora e 3 obblighi di dimora nella provincia di Trento, 1 obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria), per reati contro la Pubblica Amministrazione, traffico di sostanze stupefacenti, riciclaggio, autoriciclaggio e trasferimento fraudolento di valori. Contestualmente, sono stati eseguiti provvedimenti di sequestro, per circa 12,4 milioni di euro, che hanno colpito i saldi attivi dei c/c ed immobili riconducibili agli indagati, una società finanziaria che detiene quote di altre 3 imprese (due operanti nel settore immobiliare ed una nella ristorazione) nonché 4 ulteriori attività commerciali (2 bar, 1 pub ed un ristorante/pizzeria) ubicate a Trento, Lavis (Trento) ed Andalo (Trento).

I provvedimenti giudiziari sono stati disposti sulla base delle risultanze investigative emerse al termine di un’indagine condotta dalle Fiamme Gialle del Nucleo di polizia economico finanziaria di Trento, che vede complessivamente coinvolti oltre 70 indagati di nazionalità italiana, albanese e di etnia magrebina. Le investigazioni hanno preso spunto da un’autonoma attività di analisi delle cessioni di attività commerciali nel settore della ristorazione ed alberghiero, condotta dai finanzieri trentini, all’esito della quale è emersa la sospetta operatività finanziaria di alcuni imprenditori della zona, i quali, soprattutto nel periodo pandemico, avevano posto in essere una ripetuta e vorticosa acquisizione di esercizi commerciali (bar, ristoranti ed alberghi), ostentando in maniera evidente il proprio elevato tenore di vita. Le indagini, eseguite mediante servizi di osservazione sul territorio, approfondimento di segnalazioni di operazioni sospette, intercettazioni ed indagini finanziarie, hanno fatto emergere, salvo il principio di presunzione di innocenza e fino a sentenza irrevocabile di condanna, la presenza di 4 distinti gruppi criminali operanti nel territorio della provincia di Trento. Il primo gruppo, composto da 18 soggetti (prevalentemente italiani), ha avuto quale promotore dell’organizzazione un componente di una famiglia di ristoratori locali, il quale, avvalendosi di una fitta rete di collaboratori locali e pusher, è risultato dedito allo spaccio di sostanze stupefacenti del tipo cocaina.

Lo stesso, dopo essersi rifornito da magrebini residenti a Trento, ha utilizzato due esercizi commerciali a lui riconducibili (un pub ed un ristorante/pizzeria) quali basi per la cessione dello stupefacente. Sovente, la droga veniva richiesta dagli assuntori con ordini telefonici, utilizzando il termine criptico di “pizze d’asporto”, alle quali, in base ad alcuni gusti, corrispondevano predeterminati quantitativi di cocaina; in taluni casi, il pagamento è stato corrisposto anche mediante il pos dell’attività commerciale, così realizzando la diretta immissione dell’illecito guadagno nell’impresa. Gran parte del profitto del reato è stato riciclato, con la complicità di un commercialista compiacente e di un intermediario del settore assicurativo, in un sofisticato sistema di polizze assicurative, per poi essere reimpiegato nel tessuto economico. Detti proventi illeciti, a seguito delle preliminari movimentazioni finanziarie, anche in contanti, sono transitati dai conti correnti del suddetto intermediario finanziario, per poi essere investiti nell’acquisto di polizze assicurative. Al momento del riscatto, i relativi capitali sono stati reimpiegati nell’acquisizione e/o gestione di strutture ricettive e di ristorazione ubicate in provincia di Trento nonché nell’investimento delle risorse in orologi di pregio e lingotti d’oro. Durante le indagini, sono emerse ulteriori ipotesi delittuose riconducibili a reati contro la Pubblica Amministrazione.
Infatti, uno dei componenti della suddetta famiglia di imprenditori, coadiuvato dal proprio commercialista, al fine di ottenere un indebito vantaggio per l’acquisto e la gestione di una prestigiosa struttura alberghiera con annesse attività termali, ubicata nella provincia di Trento, ha elargito numerose utilità (ingressi in centri benessere, cene, oggetti preziosi nonché la promessa di dazione di denaro) all’allora Presidente del Consiglio di Amministrazione di una società a partecipazione pubblica che gestisce il suddetto bene. Nello specifico, sono stati captati gli incontri in cui il Pubblico Ufficiale ed alcuni dirigenti della predetta società pubblica hanno concordato e pianificato, con gli indagati, mesi prima della pubblicazione del bando, i requisiti previsti per la vendita della citata residenza, per un importo pari a 10 milioni di euro. Per tali condotte, il G.I.P., oltre alle misure cautelari personali, ha disposto nei confronti dell’imprenditore la misura interdittiva del divieto di contrarre con la P.A. e del divieto di esercitare imprese e uffici direttivi per 12 mesi, mentre, nei confronti del presidente della società pubblica, ha ordinato la misura interdittiva della sospensione dall’esercizio dei pubblici uffici per 12 mesi. Nei confronti di quest’ultimo, è stato anche contestato il reato di peculato, avendo il predetto dirigente fatto acquistare alla società a partecipazione pubblica beni mobili spettanti per l’incarico ricoperto, salvo regalarli ad una persona a sé vicina. Per il commercialista sono stati, invece, disposti l’obbligo di dimora e l’interdizione della professione per un anno. Un secondo gruppo criminale ha visto il coinvolgimento di 10 soggetti, di cui 8 di nazionalità magrebina, dedito al traffico di hashish. Lo stesso, acquistato prevalentemente a Torino e Bologna, è stato spacciato nella città di Trento e nei comuni di Borgo Valsugana e Rovereto. L’ingente quantitativo trattato, ricostruito a seguito delle indagini tecniche e dei riscontri operati, pari a circa 80 Kg, ha consentito all’organizzazione di conseguire profitti quantificati in oltre 7,2 milioni di euro.

Un terzo contesto investigato ha riguardato un’associazione per delinquere, composta da 6 soggetti, di cui 4 di nazionalità italiana, dedita al traffico, anche internazionale, di cocaina, hashish e marijuana. I promotori dell’associazione, dopo essersi riforniti da soggetti dimoranti all’estero (Belgio ed Olanda), hanno trasportato la droga in Italia servendosi di corrieri a bordo di autovetture con doppifondi, per poi procedere alla distribuzione della stessa, specie nella città di Trento, tramite numerosi pusher. Anche in questo caso, è stato utilizzato come luogo di deposito e stoccaggio un bar, sito nel comune di Lavis (Trento) e riconducibile ad un soggetto di etnia serba, ove è stato occultato parte dello stupefacente. Le ricostruzioni investigative hanno permesso di quantificare in circa 50 Kg. la sostanza stupefacente trattata e di quantificare un profitto illecito stimato in oltre 4,7 milioni di euro. Infine, un quarto gruppo criminale è risultato composto da 3 soggetti albanesi e 1 cittadina moldava, tutti dimoranti a Trento, due dei quali, pur essendo già destinatari di pregresse indagini eseguite nel settore del traffico di sostanze stupefacenti – con sentenze di condanna passate in giudicato – hanno investito parte dei proventi illeciti in un nuovo bar sito nel pieno centro storico di Trento, intestando figurativamente l’attività imprenditoriale, al fine di eludere le disposizioni in materia di misure di prevenzione ovvero agevolare le condotte di riciclaggio, ad un prestanome. Oltre alle misure coercitive della libertà personale ed ai sequestri di beni, eseguiti anche in Olanda, sono state eseguite 70 perquisizioni locali nel territorio della provincia di Trento, per un totale di oltre 200 militari della Guardia di finanza impiegati, avvalendosi del supporto di elicotteri della Sezione Aerea di Bolzano. Gli esiti dell’odierna indagine testimoniano, ancora una volta, l’efficacia delle sinergie investigative poste in essere dalla Guardia di Finanza e dalla Procura della Repubblica di Trento, a contrasto della criminalità dei più insidiosi e complessi fenomeni di riciclaggio dei proventi illeciti generati dalle organizzazioni criminali.

Fugatti: "Piena fiducia nella magistratura e nelle Forze dell’Ordine"
"Ringraziamo le Forze dell’Ordine e la Procura per il lavoro svolto con grande professionalità e dedizione. Esprimiamo piena fiducia negli inquirenti e nell’operato della magistratura, certi che verrà fatta piena luce sui fatti oggetto dell’indagine. La lotta per il rispetto della legalità non conosce sosta né confini: le istituzioni devono continuare a collaborare in modo coeso per contrastare ogni forma di illegalità”. È il commento del presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, all’operazione condotta questa mattina dalla Guardia di Finanza nell’ambito di un’indagine coordinata dalla Procura distrettuale di Trento. “In merito ai reati oggetto dell’inchiesta riconosciamo l’importanza e la continuità del lavoro svolto dalle Forze dell’Ordine, anche alla luce di altre recenti inchieste che hanno interessato il territorio trentino. Per quanto riguarda le società coinvolte della Provincia, auspichiamo che l’attività della Procura contribuisca a fare piena chiarezza nel più breve tempo possibile. Rimaniamo in attesa di ulteriori sviluppi fiduciosi del lavoro della magistratura ribadendo il nostro impegno quotidiano a favore della trasparenza e della legalità, valori fondamentali per la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e per il buon funzionamento della vita democratica."
Ultimo aggiornamento: 08/05/2025 00:01:57
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