I militari hanno cercato i contatti tra utenze ed i collegamenti tra i soggetti e avviano le intercettazioni telefoniche.
Nel corso delle indagini è emerso che i sei soggetti sono dediti alla commissione di furti presso vari esercizi commerciali dislocati nel Nord e Centro Italia.
La loro identificazione, essendo senza fissa dimora tranne uno, è stata resa particolarmente problematica dal loro nomadismo (gli indagati infatti spostavano il proprio luogo di dimora in base alle aree nelle quali avevano intenzione di commettere furti), dall’utilizzo di utenze con intestatari fittizi, dal loro idioma e dal regolare utilizzo di documenti falsi.
Questi, ad inizio attività, dimoravano nella provincia di Bolzano e dopo aver commesso il furto a Livigno ed un secondo in un negozio di elettronica della zona commerciale di Sondrio, si sono spostati nel comune di Livorno da dove hanno iniziato a mettere a segno una serie di furti nel Centro Italia.
Nel corso dell’attività d’indagine, oltre ai furti commessi nella provincia di Sondrio, allo stato sono stati identificati quali autori materiali di ulteriori 5 furti perpetrati in altrettanti esercizi commerciali siti nei comuni di Paese (Treviso), Bussolengo (Verona), Thiene (Vicenza), Rosà (Vicenza) e Affi (Verona); sono in corso ulteriori accertamenti su altri furti.
Gli indagati, tutti destinatari di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, sono: A.D., 28 anni, T.I., 28 anni, K.S., 31 anni, tutti senza fissa dimora; T.K., 43 anni, residente ad Appiano (Bolzano), attualmente sottoposto all’obbligo di dimora per furto; E.S., 28 anni, attualmente detenuto a seguito di arresto in flagranza per furto aggravato in Bologna e T.N., 23 anni, attualmente detenuto a seguito di arresto in flagranza per reati contro il patrimonio ed altro in Livorno.
Gli arresti sono stati eseguiti in simultanea nelle province di Bolzano e Livorno nelle prime ore di ieri da parte dei militari della Compagnia di Tirano, con l’ausilio di carabinieri dei Comandi Compagnie del posto. Durante le operazioni di perquisizione sono stati rinvenuti oggetti quali orologi, computer ed occhiali, la cui provenienza è ora al vaglio degli investigatori dell’Arma.
L’indagine è risultata molto complessa anche a causa delle precauzioni e della scaltrezza degli indagati i quali hanno sempre cercato di celare la loro identità e il proprio domicilio: anche quando ordinavano cibo a domicilio, fornivano indirizzi e nominativi diversi: si facevano quindi trovare in strada, aspettavano che l’addetto alle consegne si allontanasse per poi tornare verso casa, distante anche un paio di km dal luogo indicato; fornendo dati differenti, tentavano, in questo caso vanamente, di confondere eventuali “ascoltatori” che fossero sulle loro tracce.
Per spostarsi velocemente e non essere seguiti, non esitavano a percorrevano le strade che lo permettevano a velocità di quasi 180 km/h, venendo però comunque seguiti dai carabinieri di Tirano. La banda prima dei furti, era solita procurarsi droghe pesanti.
Sul posto adottavano una tecnica sofisticata: servendosi di auricolari bluetooth, effettuavano una chiamata alla quale partecipavano in 3 o 4 in base alla difficoltà, successivamente uno si occupava di distrarre il personale del negozio o gioielleria e gli altri di commettere materialmente il furto, per i restanti il ruolo era di palo o autista. Il malvivente che distraeva gli addetti alle vendite, fingendo di parlare con la moglie, dava indicazioni ai complici su come e quando muoversi, sicuro di non essere compreso perché si esprimeva in georgiano.
Per quanto riguarda i proventi dei furti, avevano sviluppato una tecnica per “ripulire” i cellulari, ma la tecnica non sempre funzionava pertanto gli smartphone “ripuliti” venivano ricettati in Italia, i rimanenti venivano avviati al mercato estero. Per gli orologi d’oro, se non ricevevano offerte per loro ritenute adeguate, fondevano il metallo vendendolo grezzo.