Solo il compianto Radici non ha potuto onorare il revival, ma in suo nome c’era la moglie Elena. “Mio marito ha fatto parte di un gruppo fantastico, e quel gruppo ha rappresentato una fase importante della sua vita troppo breve”, ha detto con visibile commozione.
Il gruppo fantastico era tutto lì, compresi i tecnici, testimoni anche loro di un’escalation senza precedenti. “I primi tempi– ha raccontato Oreste Peccedi – eravamo scarsi e quando andavamo in giro per le gare ci sistemavano in alberghi modesti, dove però noi riuscivamo a costruire il nostro cerchio magico. Così, quando siamo diventati importanti e ci offrivano hotel di lusso, noi dicevamo: no grazie, torniamo dove siamo sempre stati, per noi va bene così”.
Era una squadra, una vera squadra: protagonisti ma amici, sano dualismo senza invidie. “Anche io che sono un tipo quieto ogni tanto mi arrabbiavo se le cose non andavano bene – ha spiegato Gustav Thoeni – ma il rapporto tra di noi non ha mai avuto incrinature”. Dal canto suo Piero Gros è trasalito vedendo il video di quella famosa 3Tre di Campiglio ed il proprio gesto di stizza nel momento in cui Radici gli portava via la vittoria. “Non avevo mai visto quell’immagine – ha raccontato – è stato un atto di rabbia, ma non contro Fausto a cui volevo un mondo di bene. Quando si è giovani certe emozioni non si controllano”.
La serata era dedicata al tema dello stile, ovvero quel fenomeno di moda italiana che si affermò di pari passo con i successi degli azzurri. Forte la testimonianza di Silvana Spadafora, titolare di Silvy Tricot, uno dei marchi partner della “Valanga Azzurra”. “Non eravamo solo sponsor e fornitori, ci sentivamo parte di quel magnifico gruppo. Le storie di successo si costruiscono così”.