Si tratta di collaborazioni a cui teniamo molto.»
I SEI NEO DOTTORI
Si è passati quindi a parlare degli animali: non solo di orso, ma anche di specie meno «celebri», seppur di pari dignità e fascino, come la pernice bianca, il francolino di monte, lo stambecco, la marmotta e l'arvicola delle nevi, con un filo conduttore dato dalla connessione biologica con i cambiamenti climatici.
La velocità con cui la temperatura si sta innalzando supera i normali ritmi di evoluzione e di adattamento degli animali presenti sulla terra e gli ambienti alpini sono particolarmente vulnerabili alle variazioni climatiche quindi la salute di questi habitat è considerata un importante indicatore dei trend di riscaldamento globale.
Di fronte agli scompensi del clima ogni specie trova il proprio adattamento biologico in una naturale ricerca della sopravvivenza. Alcune tesi cercano di individuare le migliori tecniche di monitoraggio per il Parco, altre invece sono rivolte al tentativo di valutare le modificazioni nell’uso del territorio da parte degli animali.
Si è scoperto che la popolazione di marmotte sul Brenta è aumentata negli ultimi 15 anni, lo stambecco ha un livello di variabilità genetica molto ridotto e quindi sono necessari ulteriori monitoraggi, altri Mammiferi selvatici e Tetraonidi spostano i loro areali in fasce altimetriche più alte a temperature più basse.
La comprensibile emozione dei neolaureati è stata gestita dalle domande del moderatore Rosario Fichera che, con il suo stile brillante e rigoroso di fare divulgazione scientifica, ha fatto affiorare anche qualche curiosità.
Una formula di presentazione che è stata apprezzata dal pubblico e che ha reso fresca e gradevole una materia che si potrebbe giudicare «difficile».
Questa serata è un ulteriore segnale del corso segnato dalla nuova amministrazione del Parco che vede nella ricerca scientifica un pilastro importante del proprio programma.
La sfida lanciata è quella di riuscire a sfruttare i dati rilevati a favore delle attività di educazione ambientale con l’obiettivo ultimo di lasciare alle generazioni che verranno non solo un ambiente integro ma, soprattutto, un capitale di informazioni per mantenerlo tale.
LE SEI RICERCHE
Lo studio sul confronto di due metodologie di monitoraggio per la pernice bianca (Lagopus mutus) nel Parco Naturale Adamello Brenta. Dottor Alessandro Forti
Effetti del cambiamento climatico sulle popolazioni di Mammiferi selvatici e Tetraonidi nel Parco Naturale Adamello-Brenta
Dottoressa Georgia Salina
Il francolino di monte (Bonasa bonasia L.) nel Parco Naturale Adamello Brenta: analisi dell’efficacia del monitoraggio primaverile al canto Dottor Carlo Zanrosso
Lo stambecco delle Alpi (Capra ibex ibex,L. 1758) nel Parco Naturale Adamello Brenta: analisi della variabilità genetica
Dottor Daniele Beltrami
La comunità di piccoli mammiferi in un ambiente che cambia: un caso di studio nelle Alpi Centrali Italiane
Dottoressa Giulia Ferrari
Modelli predittivi di idoneità ambientale per la marmotta alpina (Marmota marmota L.1758) nel Parco Naturale Adamello Brenta
Dottoressa Marta Galluzzi