Trento - Il declino della fertilità in Italia e nel mondo: la lezione del
Nobel per l'Economia 2000
James J. Heckman, docente e direttore del Center for the Economics of Human Development dell’Università di Chicago.
Nell'ultima giornata della ventesima edizione del Festival dell’Economia di Trento, parlando del tema "Il declino della fertilità in Italia e nel mondo" James J. Heckman, intervistato da Maria Latella, giornalista del Sole 24 Ore e conduttrice di programmi per la Rai e per Radio24, è partito da Malthus, per delineare un affresco storico di umanità in crescita fino a fine '800. Nella fase attuale invece quasi ovunque la popolazione è in calo, tranne che in
Africa e in alcuni Paesi dell'
America Latina. Il paese dove la natalità è più bassa è la
Corea del Sud, ma anche in Cina lo squilibrio si è fatto marcato: ci sono sempre più anziani e sempre meno giovani. Uno dei paesi con più giovani invece è il
Ciad. Il calo della fertilità oggi riguarda i paesi più sviluppati, quindi la tesi di Malthus per la quale la fertilità era condizionata dalla disponibilità di cibo non è più valida.

I fattori più importanti sono quindi altri. Di carattere sociale, ad esempio, fra cui il principale sembra essere la maggiore autonomia della donna, che oggi ha più opportunità, più potere decisionale, più voce in capitolo. Un altro aspetto importante è il fatto che si posticipa sempre di più l'età della prima nascita, in ragione del fatto che si dedica un tempo più lungo alla formazione e all'ingresso nel mondo del lavoro. Il declino della fertilità in Italia e nel mondo
(James Heckman, foto credit Daniele Paternoster, archivio Pat)
Il tema del declino della fertilità in passato era visto come legato alla crescita economica di un paese.
"Dal 1600 - ha spiegato il professore - il tasso di crescita della popolazione è continuato ad aumentare fino alla rivoluzione industriale, poi è calato, anche in modo drastico, scendendo sotto alla soglia del 2,1 (figli per donna ndr). Ma oggi tutti i paesi europei mostrano dei livelli di fertilità negativi, mentre solo in Africa e in qualche paese dell'America Latina ci sono tassi superiori ai livelli di sostituzione. Il pensatore storicamente più importante in quest'ambito è stato Malthus, che ha presentato un modello di crescita demografica, in cui le persone si riproducono in base alla disponibilità di cibo. Se il Pil cresce la popolazione cresce e cala contestualmente la morte per fame. Ma questa teoria non è più efficace in epoca moderna, dove molti altri fattori concorrono a determinate le curve demografiche".
Nei paesi Ocse fra i fattori abbiamo innanzitutto il calo dei matrimoni e la crescita della convivenza, ma dove le convivenze durano a lungo, e sono di fatto dei matrimoni, il tasso di fertilità è più alto, dove i rapporti sono più brevi la fertilità cala. Inoltre, spesso matrimoni e convivenze si spostano in fasce d'età sempre più avanzate. Contrariamente a ciò che sosteneva Malthus, se il reddito cresce, la curva della fertilità non fa altrettanto. In generale oggi dove il reddito è più alto la fertilità è più bassa. Uno dei fattori determinanti per spiegare questo fatto è il cambiamento avvenuto nel ruolo della donna, che oggi ha molto più "potere contrattuale" che in passato, più opportunità nel mondo del lavoro, più autonomia. Non solo: i figli si fanno sempre più tardi. E spesso si decide di non farli del tutto. Gli studi effettuati sulle famiglie mostrano che al loro interno in generale la diseguaglianza fra uomo e donna cala, ma crescono i contrasti legati ad esempio alla condivisione dei lavori di casa. Laddove gli uomini contribuiscono di più, il tasso di fertilità cresce. Questa crescita è di natura ovviamente diversa rispetto a quella che vediamo ad esempio in Africa, dove sono altri i fattori ad incidere, di natura culturale ma non solo. Inoltre anche le politiche sociali hanno un impatto rilevante, come dimostrato ad esempio dagli studi di Amartya Sen. Dove crescono i servizi per le famiglie e le donne, anche la fertilità cresce.