Trento - "Cinque anni fa, a seguito di segnalazioni ricevute dagli attivisti del Tavolo Basta Veleni della Leonessa d’Italia, depositavo un’interrogazione provinciale per chiedere spiegazioni circa il trasporto sospetto di materiale terroso contaminato nella discarica per rifiuti non pericolosi di Villa Agnedo. Da questo atto nascevano verifiche che provavano la presenza di materiale contaminato all’interno della discarica medesima, laddove non avrebbero dovuto essercene. Oggi a Trento è partito il processo per il traffico illecito di rifiuti che vede imputati due dirigenti provinciali e due amministratori della ditta che gestisce la discarica. Nel tentativo di garantire la massima tutela dell’interesse pubblico verso la tutela dell’ambiente e della salute ho cercato di costituirmi come parte civile all’interno del procedimento. Purtroppo la richiesta è stata respinta per ragioni legate alla riforma Cartabia. Resta il fatto, a mio avviso scandaloso, che nessuna parte civile sia stata ammessa, a partire da quegli enti pubblici che in teoria dovrebbero difendere i cittadini ma che in pratica sembrano molto più interessati a difendere i propri componenti", sostiene Alex Marini (nella foto), già consigliere a Trento del M5S.

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Che l’ambiente vada tutelato dalle istituzioni, e con esso la vita dei cittadini è un dato di fatto che dovrebbe essere assodato - prosegue
Alex Marini -. Che il sottoscritto fosse parte in causa del processo in corso è altrettanto chiaro. Il coperchio sul conferimento di materiale inquinante nella discarica di Villa Agendo venne infatti scoperchiato a partire dalla risposta alla mia interrogazione provinciale. Proprio dalla risposta a quell’atto il Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri aprì un’indagine che portò all’individuazione di macroscopiche irregolarità nelle procedure di rilascio delle autorizzazioni ambientali ed incongruenze nel trattamento dei conferimenti rispetto ai parametri di legge. Secondo le autorità giudiziarie, tali irregolarità configurerebbero una specifica fattispecie criminosa nell’ambito ambientale la cui responsabilità è oggetto del presente processo. Oltre a ciò, a causa di quell’iniziativa, subii violenti attacchi personali da parte di personaggi politici che avevano un interesse diretto nell’attività di gestione della discarica. Non solo.
A quanto risulta, un dipendente di Appa avrebbe subito degli atteggiamenti ritorsivi all’interno dell’agenzia, proprio per aver segnalato delle anomalie nelle procedure di analisi dei campioni prelevati dalla discarica".
"Nel corso del mio mandato - aggiunge Alex Marini - misi sotto pressione l’assessore all’ambiente e le strutture provinciali affinché adottassero provvedimenti amministrativi in ordine alla revoca dell’autorizzazione ambientale e avviassero i provvedimenti disciplinari di rito nei confronti dei dirigenti pubblici coinvolti nella vicenda. Chiesi inoltre ripetutamente di considerare la costituzione di parte civile per rappresentare gli interessi pubblici ed ottenere il risarcimento per il danno ambientale cagionato dai soggetti ritenuti penalmente responsabili. Tale tentativo risultò però vano: né la Provincia di Trento, né il Comune di Castel Ivano hanno operato al fine di presentare una richiesta di costituzione di parte civile. Per riparare questo vulnus, oggi, in via sostitutiva, come previsto da un’apposita disposizione del testo unico sugli enti locali e grazie alla generosa disponibilità dell’avvocato Beppe Pontrelli, ho provato comunque a presentare la richiesta di costituzione. Da privato cittadino volevo colmare il vuoto della politica, posto che in Consiglio provinciale l’opposizione è sempre rimasta silente sul tema specifico mentre la maggioranza ha ampiamente dimostrato di non avere a cuore la salvaguardia dell’ambiente rispetto a chi invece sullo stesso lucra".

Gli avvocati degli imputati si sono tuttavia opposti alla richiesta, richiamandosi al fatto che i termini per la costituzione in giudizio fossero già decorsi (uno degli effetti della riforma Cartabia). Il collegio giudicante, non ha avuto altra alternativa che respingere la richiesta e proseguire con il dibattimento senza che nessuna parte civile sia attore nel processo in rappresentanza degli interessi dell’ecosistema e ovvero della casa in cui viviamo.
"Non contesto la decisione del giudice, che in punta di legge è legittima, ma sono costretto a constatare come a questo punto sia lecito chiedersi se a difendere gli interessi generali debbano gli essere gli amministratori degli enti locali oppure qualche santo piovuto dal cielo", conclude Alex Marini.