Infatti - precisa Pedrazzi- sono convinta che non ci si possa basare solamente su dei numeri per approntare degli interventi, poiché il contesto montano non ha allevamenti intensivi e la sua peculiarità sta proprio nei piccoli numeri, che hanno permesso di avere prodotti di nicchia e di grande qualità.
La biodiversità delle praterie alpine utilizzate per secoli a pascolo degli alpeggi è il risultato di attività tradizionali, che oltre tutto portano anche occupazione. Il rischio, inoltre, sarebbe proprio quello dell’abbandono delle terre alte, con la conseguente perdita di valori, tradizioni e qualità dei prodotti a danno e dell'ambiente e della vita stessa delle persone (nella foto
© Fausto Bariselli).
Considerazioni queste che hanno stimolato la sensibilità dell’assessore all’Ambiente Cattaneo ad aprire un tavolo dì confronto allargato, coinvolgendo tutte le commissioni regionali interessate, quindi la Commissione Ambiente, Agricoltura e la commissione speciale Montagna. Sono molto soddisfatta del risultato raggiunto oggi, che potrà consentire dì affrontare quelli che sono i problemi reali del territorio.
"Più si ritarderà il momento delle decisioni a tutti i livelli sulla gestione di questa specie, - conclude Pedrazzi - limitandoci ad effettuare degli studi e delle politiche volti solamente a favorire l'affermazione del lupo sull'arco Alpino e più si dovranno in seguito, mettere in atto delle politiche gestionali e compensative drastiche, a partire dallo stesso lupo”.