TRENTO - In Trentino il precariato nella scuola è un problema al quale non s’intravede soluzione. La strategia di reclutamento scelta dal Dipartimento Istruzione non ha dato risposte. Nella primavera del 2024 proponemmo all’amministrazione una soluzione semplice allineata al resto del Paese, un concorso ordinario stile PNRR per la scuola secondaria – da affiancare in parallelo a dei concorsi straordinari – senza l’imposizione di requisiti di partecipazione stringenti che avrebbe consentito di mettere ordine prima dell’entrata in vigore del nuovo sistema di reclutamento col 1° gennaio 2025. La risposta fu negativa e quello secondo noi fu uno spartiacque. Da lì la nostra richiesta di un piano di assunzioni a tre anni che si è tradotto in un piano di concorsi straordinari della scuola secondaria riservato agli abilitati, ma dopo il primo round di concorsi 2025 capiamo che il volume di assunzioni sulla secondaria non è sufficiente e si è arrivati molto, troppo lunghi sulla decisione di un concorso alla primaria. Da dipartimento e sovrintendenza giungono rassicurazioni che tutti i posti saranno coperti come ogni anno. Certo, ma il punto è quando e come.
Alle 12:00 si è aperto il sistema di “chiamata unica”, un sistema telematico per l’assegnazione delle supplenze che chiuderà giovedì 4 settembre alle 12:00.
In cosa si traduce una procedura di reclutamento così sbilanciata in avanti, a ridosso della prima campanella? Si traduce in un sistema che parte in affanno, in ritardi e inefficienze per studenti e docenti e nella concentrazione di un enorme volume di lavoro in tempi molto compressi scaricato interamente sulle spalle delle segreterie e dei dirigenti scolastici che, anche conclusa la chiamata unica dovranno continuare a inviare proposte d’incarico fino a quando non avranno completato la rosa dei docenti per tutto il mese di settembre e oltre, a scuola già iniziata.
Con questo sistema i docenti precari si vedono esclusi dal primo collegio docenti del 1° settembre, dalle primissime importanti fasi di programmazione dell’anno scolastico e ogni anno collezionano buchi retributivi e contributivi che dovrebbero coprire – il condizionale è d’obbligo perché in pochi lo fanno - con la Naspi per pochi giorni d’interruzione tra il 31 agosto e il primo giorno di scuola. La condizione peggiore è quella dei supplenti brevi che subiscono anche un trattamento economico inferiore di circa duecento euro mensili per la mancata corresponsione di una componente di retribuzione, l’RPD, che noi chiediamo sia garantita anche a loro perché indipendente dalla natura e dalla natura del contratto come sancito ormai dai pronunciamenti di diversi tribunali.
Per cambiare in meglio basterebbe poco. Sarebbe sufficiente anticipare la chiamata unica all’ultima decade di agosto e la presa di servizio al 1° settembre. E’ una richiesta non nuova che facciamo all’Amministrazione provinciale ma giunti a questo punto non è più procrastinabile. Avrebbe un costo tra i due e i due milioni e mezzo, cifra senz’altro alla portata di Piazza Dante, e avrebbe vantaggi significativi per i docenti, per l’organizzazione scolastica e per gli studenti che potrebbero vedere le cattedre piene col primo giorno di scuola. Sarebbe sicuramente un investimento in qualità da ogni punto di vista.
Il quadro presenta un’ulteriore distorsione. Circa un quarto delle cattedre vacanti sono state assegnate mediante l’utilizzo di una previsione normativa controversa che consente ai dirigenti scolastici di confermare un docente a tempo determinato per l’anno scolastico 2025/2026 in presenza delle stesse identiche caratteristiche di cattedra dell’anno appena chiuso. Questo sistema può rivelarsi un’arma a doppio taglio in quanto è uno strumento che non tiene conto di alcuna graduatoria e, soprattutto a partire dall’anno scorso, rischia di mettere in difficoltà molti docenti neoabilitati che potrebbero vedersi “scavalcati” da un collega riconfermato pur di fascia più bassa. “Siamo ben lontani da semplificare, migliorare le condizioni di lavoro dei lavoratori della scuola e dal garantire maggior qualità agli studenti e alle famiglie”.