Il progetto, si legge nel ricorso di 34 pagine, – finanziato con contributo regionale e comunale - “prevede la realizzazione di un parcheggio distribuito su due piani, ognuno di circa 1700 mq con un'area di scavo lunga circa 100 metri, larga circa 18 metri, per una profondità di circa 7 metri".
Secondo i ricorrenti, "l’iter di approvazione del progetto, iniziato con lo studio di fattibilità e conclusosi lo scorso maggio, si è snodato lungo quattro conferenze dei servizi durante nelle quali gli enti intervenuti hanno dimostrato numerose perplessità in ordine al pericolo che l’opera possa pregiudicare la tutela della risorsa idrica".
Infatti, si legge ancora nel ricorso, “l’area individuata per la realizzazione dell’autorimessa interrata è situata nelle vicinanze di un pozzo ad uso idropotabile, all’interno della fascia di rispetto dei 200 metri dalla testa del pozzo”.
Per il legale di Legambiente e dei firmatari del ricorso la “Valutazione idrogeologica finalizzata alla verifica dell’andamento della falda captata dal pozzo comunale di Sulzano”, non ha risolto i dubbi di tutela delle acque. E' stata messa in luce “l’elevata vulnerabilità dell’acquifero captato per la specifica conformazione stratigrafica e del contesto urbano.” Perplessità e preoccupazioni, continua il ricorso, sono state sollevate anche dall’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente (Arpa) e dall’ATO - Ufficio Ambito di Brescia, che hanno espresso al Comune di Sulzano motivati dubbi sulla compatibilità tra le norme poste a tutela della risorsa idrica ed il progetto.
Le persone fisiche ricorrenti, viene ricordato nel ricorso, sono titolari di uno specifico interesse alla corretta osservanza della previsione dettate dall’articolo 94 del D.Lgs. 152/2006 normativa espressione del principio di precauzione e finalizzate a prevenire un pericolo alla salute umana.
Secondo i ricorrenti - conclude Dario Balotta del Circolo Legamabiente Basso Sebino - "l'opera non rispetta la disciplina delle aree di salvaguardia delle acque sotterranee destinate al consumo umano eviola la Direttiva del Parlamento europeo in materia di acque. Violazione dei principi di prevenzione e precauzione di cui all’art. 191 del Trattato UE. Il ricorso si conclude accusando il Comune di Sulzano di “eccesso di potere per istruttoria carente e contraddittoria”.