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Considerando i principali settori, le prospettive di recupero si rivelano particolarmente critiche per quelli del turismo e della ristorazione, che, nel primo trimestre dell’anno, non solo hanno subito importanti riduzioni del fatturato, ma sono anche stati penalizzati dal calo dei flussi turistici e dai cambiamenti nelle abitudini di consumo e spesa. La percentuale degli imprenditori del turismo che ritiene di poter tornare a livelli di attività adeguati solo in tempi lunghi supera infatti il 60%. Dello stesso tenore appare anche la percezione di un’elevata quota di imprenditori dei settori del commercio (56,2%) e dei servizi alle imprese (54%), su cui pesano, in particolare, il calo degli ordinativi e del fatturato. (All.2)
La mancanza di liquidità, in particolare, è un problema primario che riguarda un’ampia platea di imprese e interessa, anche se in misura diversa, tutti i settori. L’indagine rileva infatti che il 47,1% delle imprese attive prevede di dover affrontare carenze di liquidità nei prossimi sei mesi. Le percentuali aumentano se si considerano i settori maggiormente coinvolti nella sospensione delle attività, quali la filiera dell’accoglienza e della ristorazione (61,1%), i servizi alla persona (48,3%) e il commercio (47,6%). Si tratta di un dato confermato anche dal consistente ricorso alle fonti di finanziamento da parte delle imprese nella fase post-Covid: nella rilevazione, riferita al mese di luglio, è emerso infatti che quasi il 61% delle imprese trentine attive aveva richiesto un sostegno finanziario e, nella maggior parte dei casi, per importi fino a 25mila euro.
“È evidente – ha commentato Giovanni Bort (nella foto), presidente della Camera di Commercio di Trento – che, tra gli imprenditori, oltre alla preoccupazione in merito al dilatarsi dei tempi di recupero post-Covid, prevale l’incertezza e la difficoltà di poter operare in mancanza di liquidità. La disponibilità di fondi è infatti il presupposto essenziale per far ripartire un’impresa dopo i mesi di lockdown, per permetterle di produrre e fornire servizi, per fare investimenti mirati, confermare posti di lavoro, garantire tutele e creare benessere. Al momento, però, il quadro che ci si prospetta è tutt’altro che promettente e, a complicarlo ulteriormente, si presentano i nodi, non ancora risolti, che riguardano l’accesso alla cassa integrazione, senza oneri economici, e il blocco dei licenziamenti”.