"In Alto Adige si è adottato un lavoro agile in senso lato mentre in Tirolo, ad esempio, le linee guida per gli orari e il luogo di lavoro sono state molto più restrittive", osserva Cologna.
Lo studio ha evidenziato diversi aspetti per ciascuna delle nove regioni. Tuttavia l'analisi mostra che, con l'introduzione dello smart working, la soddisfazione dei dipendenti è aumentata in tutti quanti i territori. Anche l'equilibrio tra lavoro e vita privata è migliorato, secondo l'indagine. In Trentino l'efficienza e la produttività sono state rilevate durante il periodo del Covid in relazione allo smart working, con un aumento registrato, tra gli altri, nei settori dell'informatica e della sanità.
Secondo il direttore generale della Provincia di Bolzano, Alexander Steiner, lo studio è la base da cui partire per ottimizzare la propria gestione confrontando i diversi modelli adottati. L'amministrazione provinciale altoatesina, ricorda Steiner, aveva mosso i primi passi verso lo smart working già nell'autunno 2019, dopo che la strada era stata aperta a livello statale, ma l'emergenza pandemica ha reso necessaria in un tempo molto breve l'introduzione del lavoro flessibile per tutta l'amministrazione. "Il nostro obiettivo era ed è quello di svolgere il nostro ruolo di moderni fornitori di servizi pubblici in modo efficiente e sostenibile e di farlo in sintonia con le esigenze espresse dai dipendenti e in linea con l'evoluzione del mercato del lavoro", spiega il direttore generale.
La Provincia di Bolzano aveva avviato e coordinato il progetto Arge Alp sullo smart working per poter fare un confronto tra le regioni alpine, scambiare esperienze, paragonare modalità di applicazione nel campo del lavoro agile o dell'home office e promuovere l'implementazione reciproca delle migliori pratiche. Il progetto biennale si è concluso con la pubblicazione dello studio sulle esperienze fatte, sulle sfide e sulle opportunità che questa nuova forma di lavoro comporta per il settore pubblico.