Trento - “Il futuro sta passando”: è stato presentato in Trentino, nel corso di un appuntamento organizzato da Confindustria Trento e Assoimprenditori Bolzano alla Cantina Rotari di San Michele all’Adige, il rapporto 2022 della Fondazione Nord Est.
Il rapporto, dal titolo “Il futuro sta passando - Chi è pronto e chi no”, costituisce un punto di svolta rispetto alla tradizionale narrazione della situazione nordestina, poiché eleva il punto di osservazione, attraverso un’analisi accurata di quello che accade e che accadrà nel mondo sul versante economico, ambientale, sociale, demografico e tecnologico. La Fondazione ha voluto infatti porsi la nuova missione di indagare il futuro più ancora che il presente, così da preparare al meglio il territorio a ciò che verrà. Di qui anche il taglio originale dell’evento, accompagnato dalle performance di un poeta e di un attore, Lorenzo Mullon e Mirko Artuso, “perché il futuro non va solo compreso nelle sue avanguardie ma soprattutto percepito nei segnali deboli, e poesia, musica ed espressioni artistiche affinano nelle menti questa percezione”, come ha spiegato Luca Paolazzi, Direttore scientifico della Fondazione Nord Est, introducendo i lavori.
Ad aprire il pomeriggio di riflessioni Stefania Segata, vicepresidente di Confindustria Trento e Consigliera d’Amministrazione della Fondazione Nord Est. Il Rapporto è stato dunque presentato da Luca Paolazzi, Direttore scientifico della Fondazione Nord Est, e da Gianluca Toschi, Ricercatore senior della Fondazione. Sono intervenuti con loro gli autori Valentina De Marchi, Università di Padova, e Roberto Siagri, Imprenditore, Carnia Industrial Park.
Rispetto al resto d’Italia il Nord-est continua ad essere un’area dinamica. Messo a confronto con alcune macroregioni europee, tuttavia, dimostra negli ultimi vent’anni un netto rallentamento. La dinamica del Pil pro-capite, in continua frenata, spinge il territorio in una spirale contrattiva sia per quanto riguarda gli investimenti sia per quanto riguarda la quota di popolazione laureata, che rimane tra le più basse del continente. Se nel 2000 si collocava al decimo posto tra le novantadue macroregioni NUTS europee per Pil pro-capite, vent’anni dopo il Nord-est occupa il ventottesimo posto. Esplodendo i dati per regioni nella stessa classifica, si registra una perdita di sette posizioni per Bolzano e di ventiquattro per Trento. La sfida sarà dunque quella di far correre nuovamente la “locomotiva d’Italia” (così era stato soprannominato il Nord-est al principio del Terzo millennio) per condurla a una stazione che ancora non si conosce ma che si intuisce all’orizzonte. Attestata la frenata della crescita economica nordestina, sarà a maggior ragione fondamentale saper interpretare i cambiamenti che ci investiranno con forza nei prossimi anni.
Nel ragionare di futuro occorre spogliarsi dell’abito mentale che esista un solo futuro, come inevitabile conseguenza del presente. Invece, esistono molti futuri. “Il futuro è come un arazzo, che viene tessuto da miliardi di mani, con molteplici fili. Anche dalle nostre. Perciò possiamo contribuire a costruire il futuro secondo le nostre pulsioni, competenze, ambizioni e visioni”, ha chiosato Paolazzi.
Il Rapporto si sofferma in particolare su questo, analizzando ciascuno dei megatrend individuati. Tra questi è il concetto di società plurigenerazionale, in base al quale sul posto di lavoro coesisteranno fino a cinque generazioni differenti, ognuna con una propria visione del mondo.