Artogne - In Lombardia sabato 23 e domenica 24 marzo saranno 129 i luoghi pubblici e privati aperti in 51 Comuni in occasione delle “Giornate FAI di Primavera”, presentate al Belvedere “Jannacci” di Palazzo Pirelli.
“La Lombardia ha la necessità di esaltare quel binomio vincente costituito dal patrimonio storico-culturale e da quello paesaggistico – ha sottolineato il Presidente del Consiglio regionale Federico Romani introducendo la conferenza stampa di presentazione -. Occorre continuare a fare sistema tra istituzioni e associazioni, tra pubblico e privato. Per questo il FAI è un partner delle istituzioni pubbliche, e quindi anche del Consiglio regionale, nel promuovere il cosiddetto ‘turismo dei territori’, che rappresenta un importante fattore di sviluppo non solo economico, perché accresce la conoscenza e la consapevolezza dei cittadini della storia e dei valori dei luoghi in cui vivono. L’invito che faccio a tutti i lombardi per il weekend del 23 e 24 marzo è quello di lasciarsi sorprendere dalla ‘grande bellezza’ della nostra regione, dalle ‘emozioni inaspettate’ di luoghi insoliti e spesso inaccensibili, soffermando lo sguardo, spesso distratto, sui tesori dei nostri territori”.
“Con le Giornate FAI di Primavera apriamo centinaia di beni poco conosciuti e spesso non accessibili al pubblico – ha spiegato il Presidente Regionale FAI - Fondo per l’Ambiente Italiano della Lombardia Andrea Rurale -. È un format ormai collaudato e di successo con cui invitiamo le persone a fermarsi a guardare il paesaggio, i monumenti e gli edifici delle loro città e scoprire il bello che in alcuni casi è evidente, in altri invece è da scoprire o riscoprire. Perché siamo convinti che la bellezza sia negli occhi di chi guarda”.
Lo slogan della trentaduesima edizione delle “Giornate FAI di Primavera”, uno degli eventi più importanti e significativi per conoscere il patrimonio culturale e paesaggistico italiano, è “Raccontare l’Italia è il primo passo per tutelarla e valorizzarla”.
L’edizione 2024 coinvolgerà in Lombardia 129 luoghi inconsueti o solitamente inaccessibili in 51 Comuni grazie agli oltre 500 volontari di 17 Delegazioni, 7 Gruppi FAI, 16 Gruppi FAI Giovani e il Gruppo FAI Ponte tra culture. Le visite agli spazi pubblici e privati saranno garantite da più di 1.000 apprendisti ciceroni, studenti appositamente formati che spiegheranno ai visitatori i tesori del proprio territorio sentendosi direttamente coinvolti nella vita sociale e culturale della loro comunità.
Tra i beni lombardi che si potranno visitare il prossimo 23 e 24 marzo ci sarà anche il Grattacielo Pirelli, sede del Consiglio regionale della Lombardia, che dal 1960 caratterizza lo skyline di Milano e che – ha rimarcato Federico Romani – “è un simbolo dell’innovazione, del saper fare e del coraggio dei lombardi. Il Pirellone era un edificio visionario perché più sessant’anni fa immaginava il futuro”.
Comunemente conosciuto come il “Pirellone”, il Grattacielo Pirelli è uno dei simboli della città e con i suoi 127 metri e 31 piani fino al 2010 ha dominato lo skyline milanese. Costruito tra il 1956 e il 1960, è considerato il capolavoro dell'architetto Gio Ponti e del suo studio. A commissionarlo è stato il gruppo industriale Pirelli, capitanato dai fratelli Alberto e Piero Pirelli, i quali desideravano promuovere l'immagine della società con un edificio rappresentativo, in una posizione strategica a ridosso della Stazione Centrale e nell'area destinata al nuovo centro direzionale. Inaugurato il 4 aprile 1960, nel 1978 l’edificio fu ceduto dalla società Pirelli a Regione Lombardia. L'edificio - sotto la guida di Bob Noorda ed Egidio Dell'Orto prima e in seguito di Vico Magistretti - è stato oggetto di lavori di adeguamento. Un secondo restauro nel 2004, dopo l'incidente aereo dell'aprile 2002, ha riportato l’edificio alla sua configurazione originaria. L’edificio oggi ospita il Consiglio regionale della Lombardia e e culmina all’ultimo piano nel rooftop dedicato a Enzo Jannacci, che offre una vista unica sulla città. In cima al grattacielo, dal 2017 risiedono degli inquilini molto speciali: una coppia di falchi pellegrini, Gio e Giulia dal nome del “papà” del Pirellone, Gio Ponti, e sua moglie Giulia Vimercati.
Il Pirellone potrà essere visitato sabato 23 e domenica 24 marzo dalle 10 alle 18 con ingresso ogni dieci minuti senza necessità di prenotazione.
Alla presentazione delle “Giornate FAI di Primavera” hanno partecipato la rappresentante della Commissione europea a Milano Stefania Nardelli, la Delegata FAI Scuola di Milano Olimpia Adobati, il Capo Gruppo FAI Giovani di Pavia Andrea Capucciati e il Capo Gruppo FAI Giovani del Vimercatese Marianna Monguzzi.
È intervenuto, inoltre, l’Amministratore Delegato di Snaitech Fabio Schiavolin che aprirà le porte dell’Ippodromo Snai di Milano San Siro.
Info sul programma completo delle “Giornate FAI di Primavera” 2024: www.giornatefai.it.
La scheda
Questi i luoghi più interessanti che si potranno visitare in Lombardia durante le Giornate FAI di Primavera 2024
Milano
Dolce&Gabbana Beauty (via Kramer) - ingresso riservato agli iscritti FAI
Nel quadrante est di Milano, subito fuori dalle mura spagnole, vide la luce alla fine del XIX secolo il monastero benedettino del Santissimo Sacramento, successivamente danneggiato durante i bombardamenti su Milano nel corso della Seconda Guerra Mondiale e ricostruito nel 1953. A un secolo dagli eventi bellici, nello storico edificio ottocentesco di via Kramer in cui ancora oggi dimorano le monache di clausura, nasce nel 2023 la sede della neocostituita Dolce&Gabbana Beauty. La sede che si ammira oggi è il frutto di un importante intervento di recupero e di riqualificazione architettonica e l’armonica commistione di antico e moderno si apprezza negli uffici e negli spazi di rappresentanza. Qui, rivestimenti in quarzite nera e marmo di Candoglia fanno da tappeto alla lunga galleria culminante in una cappella in cui è presente la statua di Sant’Ignazio Martire (opera di Pietro Ferroni datata 1811-12), in prestito dal Duomo di Milano nell’ambito dell’iniziativa di mecenatismo “Adotta una Statua” promossa dalla Veneranda Fabbrica del Duomo in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Milano. Un’opportunità per valorizzare statue non più in opera sul Monumento rendendole nuovamente fruibili, con lo scopo di avvicinare la cittadinanza ai bisogni della Cattedrale. Sulla navata a piano terra si affacciano quattro sale identiche con ancora evidenti le persistenze strutturali delle originali pareti in mattoni e soffitti alti sei metri. Sul fianco destro dell’imponente corridoio, a chiusura dell'antico chiostro di clausura, sono installati dei serramenti fissi con vetro cannettato, chiusi da un grande cancello in ferro. L'eccezionalità dell'apertura consiste nella scoperta di una realtà imprenditoriale globale, ma con radici meneghine, che muove i suoi primi passi all'interno di un bene storico. Un interessantissimo esempio di rivalutazione del tessuto storico milanese attento al suo passato ma con una visione internazionale e rivolta al futuro.
Galtrucco
Marchio storico della celebre azienda di tessuti della Lomellina di fine Ottocento, la Galtrucco deve la sua notorietà, oltre che alla qualità dei tessuti, alla bellezza delle sue vetrine, al rapporto con i grandi stilisti, all'architettura e agli arredi dei negozi ideati da rinomati progettisti. Il Salone dei Tessuti vide la luce intorno al 1925, quando la famiglia acquistò un vecchio capannone in via San Gregorio 29 per demolirlo e costruirvi una nuova palazzina in stile neogotico destinata ad abitazione e a magazzino per stoccaggio/controllo qualità e metraggi dei tessuti. Cessata la vocazione originaria, il Salone è stato ristrutturato nel 2005 per divenire uno spazio per eventi o esposizioni legati soprattutto a moda e design, pur mantenendo le sue caratteristiche originali: pavimento in legno, colonne con capitelli in stucco, termosifoni in ghisa, boiserie con gli sportelli per l'accoglienza dei clienti e i tavoloni in rovere massiccio per l'esposizione dei tessuti. Galtrucco conserva inoltre l'archivio aziendale, composto da testimonianze della ricostruzione del centro cittadino nel dopoguerra, da fotografie dai primi del ‘900 agli anni Novanta, articoli di giornale, cartoncini pubblicitari, illustrazioni di Brunetta e 299 bozzetti, di cui 160 figurini con modelli degli anni '50, che costituiscono testimonianza dell'epoca d'oro della moda milanese.
Palazzo Marino
Situato nella zona monumentale ottocentesca post-unitaria del centro storico, Palazzo Marino è sede del Comune di Milano dal 1861. Commissionato dal banchiere e commerciante genovese Tommaso Marino per farne la sua residenza, è un capolavoro assoluto della storia dell’arte manierista, costruito fra il 1557 e il 1563 su progetto dell’architetto perugino Galeazzo Alessi, da tempo trasferitosi a Genova e appositamente convocato per l'occasione. Orientato in origine verso Piazza San Fedele, dopo l’Unità d’Italia - divenuto sede comunale - fu concluso con la nuova facciata su Piazza della Scala, grazie all’importante lavoro di restauro di Luca Beltrami nel 1886 che ebbe seguito a un lungo periodo di decadimento dell’edificio. In occasione delle Giornate di Primavera il pubblico potrà attraversare il cortile d’onore originale del Cinquecento, con la raffigurazione a bassorilievo delle Fatiche di Ercole e delle Metamorfosi di Ovidio, per visitare il Salone d'onore con le Muse affrescate dalla scuola dei genovesi Andrea e Ottavio Semino, le Quattro Stagioni a opera di Aurelio Busso e i busti giganti di Marte e Minerva in cocciopesto. L'eccezionalità della visita consiste nell’occasione di ripercorrere un pezzo di storia milanese, quella del primo palazzo cittadino che è anche uno scrigno d'arte e di storia, normalmente chiuso al pubblico. Durante l’itinerario che partirà da Piazza della Scala, si potranno ammirare in sequenza la Sala Marra, la Sala Consiliare, la Sala dell'Orologio in cui sono attualmente esposte le bandiere olimpiche, la Sala della Giunta, con strappi di affreschi di Giambattista Tiepolo, per poi tornare nuovamente in Piazza della Scala.
L’Ippodromo Snai San Siro tra natura, arte e cavalli
Polmone verde, location polifunzionale, e soprattutto luogo aperto alla cittadinanza, in grado di accogliere tutti gli sport equestri ma anche arte e musica, dove passato e futuro possono incontrarsi e regalare ai cittadini un connubio di storia e innovazione. Realizzato dall’architetto Paolo Vietti Violi, l’Ippodromo Snai San Siro venne inaugurato nell'aprile 1920. Il complesso – che si distingue per il suo unico stile liberty – è composto da piste per le corse, campo di gara per l’equitazione, piste di allenamento, tribune e scuderie immersi nel verde. Di proprietà di Snaitech, l’impianto è unico nel suo genere, sia per la vastità degli spazi che per la coesistenza di valori ambientali, architettonici e culturali. Dal 1999 l’Ippodromo Snai San Siro ospita il Cavallo di Leonardo, la scultura di Nina Akamu realizzata sulla base dei disegni di Leonardo da Vinci: collocato davanti a uno degli ingressi principali, il Cavallo ha dato il benvenuto a quasi un milione di visitatori che hanno visitato l’Ippodromo in questi anni. Il Cavallo di Leonardo sarà una delle tappe del percorso FAI previsto quest’anno, oltre a spazi normalmente non accessibili al pubblico come la Palazzina del Peso, la sala Bilancia e il cortile per l’insellaggio. Infine, la grande novità di questa edizione, sarà la nuova Tribuna del Trotto, ex tribuna secondaria, recentemente restaurata e riportata al suo antico splendore.
Stazione Carabinieri - Compagnia Milano Duomo – ingresso riservato agli iscritti FAI
La piccola piazza San Sepolcro, con le sue stradine che la circondano, può essere considerata il centro della Milano archeologica, vero e proprio cuore dell'antica Mediolanum, su cui affacciano antiche chiese, musei d'alto valore culturale, palazzi nobiliari delle grandi Signorie e importanti architetture del Novecento. In particolare, su Piazza San Sepolcro sorge il quattrocentesco Palazzo Castani - rimaneggiato nel Settecento - della cui antica origine rimane traccia nel portale al centro della facciata. La sua storia si intreccia saldamente con quella del Novecento, poiché proprio a Palazzo Castani il 23 marzo 1919 Benito Mussolini fondò i Fasci di Combattimento. Nel 1936, sempre per volontà di Mussolini, questo edificio divenne la sede della “Casa del fascio primogenito” e i lavori per il suo ammodernamento vennero affidati all'architetto Piero Portaluppi che ne ampliò i due lati. Questi interventi sono visibili ancora oggi, in particolare sull'attuale facciata prospiciente via Fosse Ardeatine. Infatti, seguendo il gusto tipico del ventennio fascista contraddistinto da un ritorno al modello dell'arte e della architettura classica, è possibile notare l'ingresso principale rivestito con lastre di granito chiaro e liscio, e con le decorazioni sempre in facciata di quattro vittorie alate. Sempre degli anni Trenta è la Torre Littoria, svettante su piazza San Sepolcro proprio accanto alla facciata antica di Palazzo Castani. All'interno dell'edificio è possibile ammirare un'ampia sala che, al tempo in cui era la sede della Casa del Fascio, fu adibita a sacrario, con pareti ricoperte di granito scuro e ruvido e sul cui soffitto si possono ancora ammirare cinque vittorie alate in bassorilievo realizzate dallo scultore Lucio Fontana. Attualmente l'edificio ospita i comandi dell'Arma dei Carabinieri: Gruppo Milano, istituito nel 1973, Compagnia Milano Duomo, istituita nel 1965 e Stazione Milano Duomo Principale.
Ex Palazzo del Banco di Roma, noto come Palazzo Edison (DLA Piper) – ingresso riservato agli iscritti FAI
La sede milanese dello studio legale DLA Piper sorge nel distretto degli Affari, dove trovano sede altri istituti bancari e istituzionali. Nato come palazzo del Banco di Roma, l’edificio fu costruito tra il 1938 e il 1941 dall'architetto Cesare Scoccimarro nella centrale Piazza Edison, in un lotto di forma triangolare. L’architettura è monumentale e caratterizzata dalla facciata concava del torrione che fa da quinta a Piazza Edison, sulla quale si affaccia. Sul torrione domina un bassorilievo raffigurante la Lupa che allatta Romolo e Remo, mentre sui due lati di Via Bocchetto e Via della Posta sono raffigurate la Dea Roma e Sant'Ambrogio. Nel 2015, il palazzo è stato completamente ristrutturato nelle sue parti interne per accogliere le esigenze degli attuali uffici, mentre sono state restaurate e preservate le parti architettoniche di maggior pregio, quali gli esterni, i fregi e la scala decorata a mosaico. La visita in occasione delle Giornate FAI prevede un percorso verticale: dall'ingresso al piano terra si salirà fino al settimo piano, dalla cui terrazza si gode di una magnifica vista a 360° sulla città, per scendere quindi fino al piano - 4 alla scoperta del labirintico rifugio anti-aereo.
Lo scrigno del barocco lombardo: Santuario di San Giuseppe
La chiesa sorge in via Verdi, nei pressi del Teatro alla Scala, sul confine del quartiere conosciuto come la “Contrada degli Andegari”, che fu tra le prime a Milano a essere pavimentate con mattoni disposti a spina di pesce. Nel 1503 fu fondato il Luogo Pio di San Giuseppe, deputato all'assistenza di giovani donne non sposate. In seguito alla visita del cardinale Carlo Borromeo nel 1568, si realizzò quanto la chiesa fosse ormai troppo piccola per le esigenze dei fedeli della parrocchia, per cui nel 1575 se ne decretò l’ingrandimento, con un progetto affidato a partire dal 1607 a Francesco Maria Richini. Soppresso nel 1784 il Luogo Pio di San Giuseppe nell'ambito delle riforme giuseppine, la chiesa venne chiusa al culto fino al 1809; il Santuario è oggi di proprietà di Intesa Sanpaolo. La chiesa di San Giuseppe è considerata come uno degli edifici più rappresentativi del primo barocco lombardo, nonché uno dei capolavori del Richini: punto di stacco con l'architettura manierista, servì da prototipo per le chiese barocche nell'uso della pianta longitudinale, specialmente nel nord Italia e talvolta in Europa centrale. La facciata, chiaramente ispirata alla chiesa di Santa Susanna alle Terme di Diocleziano di Carlo Maderno, contribuisce a farne un interessante esempio di architettura di tradizione lombarda aggiornata ai nuovi gusti barocchi emergenti a Roma. Lo schema della facciata, con nicchie, colonne e lesene e finestrone fu riutilizzato dallo stesso Richini nel progetto per la facciata della Chiesa di Santa Maria alla Porta. Nelle cappelle laterali e nel presbiterio si scorgono capolavori di autori lombardi quali Giulio Cesare Procaccini, Montalto, Andrea Lanzani. Il complesso dell'altare maggiore, risalente al XVIII secolo, presenta i tipici caratteri della scultura tardo barocca, ed è realizzato in marmi policromi con aggiunte di pietre pregiate.
Sky Italia: nel cuore della Tech-Media Company) – ingresso riservato agli iscritti FAI
Il quartiere di Rogoredo/Santa Giulia rappresenta un esempio perfetto di riqualificazione della periferia. Da diversi anni vive un importante processo di trasformazione con la costruzione di edifici destinati alla realizzazione di un business district ispirato al principio della sostenibilità. L'obiettivo è altresì l'apertura di luoghi destinati alla collettività, favorendo occasioni di aggregazione e di incontro per tutto il quartiere. I residenti potranno quindi contare su luoghi aperti per lo sport e il tempo libero, così come servizi e commercio di vicinato, in risposta alle proprie esigenze. La struttura architettonica di Sky si compone di 2 edifici collegati da un bridge. Il Building 1, dedicato alle aree tecniche, è il cuore pulsante della sede e può contare su diversi Studi televisivi. Il Building 2 ospita le redazioni editoriali (Sky Sport, Sky TG24) e le direzioni di staff. La visita comincerà nella Hall situata al piano terra del bridge, dove i visitatori avranno l'occasione di approfondire le molteplici iniziative intraprese da Sky per minimizzare l'impatto ambientale delle proprie attività: ad esempio, come l'azienda è riuscita a diventare carbon neutral dal 2006, e come sta lavorando per rispettare l'impegno di dimezzare le proprie emissioni entro il 2030. Proseguirà poi all'interno del Building 1, dapprima attraverso gli Studi al piano terra, e a seguire attraverso le Regie al piano 1.Ad esempio: negli Studi 2 e 6, che sono i più grandi, è dove vengono realizzate le produzioni di punta; lavorano per lo più su dirette ed eventi live; possono contare su ledwall ad altissima risoluzione, che permettono di ricorrere alla realtà aumentata per ricreare elementi grafici che contribuiscono ad arricchire la narrazione del programma e a produrre un'esperienza completamente immersiva. Lo Studio 3, chiamato anche Infinite, è lo studio green di Sky: un limbo verde che permette di ricreare scenari sempre diversi, con macchine grafiche molto performanti che reindirizzano la scenografia in tempo reale e riescono ad adattarla in prospettiva, in base all'angolo di ripresa in uso in quel momento. Lo Studio 6 è la Casa dello Sport! Questo studio accoglie le produzioni live di Sky Sport 24, tutti gli show pre- e post-partita di Champions League, Europa League, Serie A e Serie B, Sky Calcio Club e tutte le Produzioni Originali di Sky Sport. Al primo piano del Building 1 visiteremo poi le 6 regie, tutte full HD, di cui 2 dedicate alla Remote Production (per Formula 1 e MotoGP). Le regie video, composte da circa 12 postazioni, sono attive sulle produzioni più impegnative e presidiate da varie figure tecniche. In regia audio sono presenti gli strumenti di controllo dei radiomicrofoni. Infine, le sale apparati ospitano le parti elettroniche delle macchine in utilizzo nelle regie. Torneremo poi nella Hall al piano terra per terminare la nostra visita.
Mirabello, Villa/Cascina rinascimentale in un'oasi di verde
Protagonista del quartiere “Maggiolina” è Villa Mirabello, dimora-cascina quattrocentesca, oggi sede della Fondazione VILLA MIRABELLO Onlus. L'area fu acquistata dalla famiglia Mirabello nel XV secolo e nel 1445 entrò in possesso di Pigello Portinari, un nobile fiorentino che vi fece costruire un complesso a metà tra un casino di caccia e una villa di delizia. Dopo essere stata possedimento dei Landriani, dei Marino e dei Serbelloni, dalla seconda metà del Cinquecento la Villa, utilizzata a soli fini agricoli, andò incontro a una triste decadenza interrotta solo dai restauri di inizio Novecento ad opera degli architetti Perrone e Annoni. Dal 1920 è sede della Casa di lavoro e patronato per i ciechi di guerra di Lombardia, che nel maggio 2011 si è trasformata nella Fondazione VILLA MIRABELLO Onlus. Il complesso di Villa Mirabello si struttura secondo una disposizione ad L. Internamente, conserva le decorazioni araldiche dei Landriani e dei Brivio e alcune tracce di affreschi. All'esterno, presenta una facciata tardogotica in mattoni a vista, con finestre archiacute, spalle in cotto e intonaco graffito. Al centro del piccolo cortile a loggiato si trova la vasca del "mangia bagaj", il drago visconteo, una copia realizzata da Luca Beltrami su modello dell'opera originale proveniente dal Castello di Vigevano. A chiudere la corte c'è l'ala dei rustici, aggiunta al nucleo originario assieme al camminamento coperto che collega la Villa alla adiacente cappella di preghiera dedicata alla “Mater Amabilis”, con affreschi risalenti al Quattrocento. Durante le giornate FAI di Primavera, i visitatori scopriranno le stanze affrescate, recentemente restaurate, all'interno del complesso di Villa Mirabello, che racchiude 6 secoli di storia, e il segno lasciato dalle varie famiglie che ne furono proprietarie, dai Mirabello, ai Portinari, ai Landriani, ai Marino, sino ai Serbelloni-Brivio e vedranno la ristrutturazione dell'edificio ad opera di Luca Beltrami. Oggi la Fondazione Villa Mirabello ONLUS si dedica ai servizi per i più fragili con attenzione agli ipo e non vedenti e a ospitare eventi artistici - culturali e formativi.
Provincia di Milano
Colturano
Palazzo Fregoso
Sorto in epoca medievale, molto probabilmente come grangia dell'ordine Cistercense o degli Umiliati, il complesso appartenne tra i secoli XIV e XV ad alcuni rami della dinastia Viscontea, passando poi al cavaliere Antonio Fileremo Fregoso, poeta e gentiluomo alla Corte ducale degli Sforza, a sua volta sposato con la nobile Fiorbellina Visconti. In seguito, tra i secoli XVI e XVII, i discendenti del Fregoso suddivisero l'edificio in varie proprietà, che pervennero rispettivamente all'Ospedale della Pietà di Milano poi divenuto Pio Albergo Trivulzio e ai conti Scotti Gallarati. Nel Novecento giunse la famiglia Rossi ed infine ai due attuali proprietari Meloni e Maddinelli. L'apertura nelle Giornate FAI prevede la scoperta del palazzo, normalmente non fruibile perché proprietà privata, mediante un itinerario composto da cinque soste che abbraccia un periodo storico che parte dal 1300 fino ad arrivare ai giorni nostri. La storia del Cavaliere Fregoso, poeta cortigiano che si ritirò in esilio volontario nel suo feudo a Colturano dove compose le sue più importanti opere, sarà protagonista della prima parte della visita. In seguito, sarà possibile accedere ad alcune sale del primo piano per scoprire quel che resta degli affreschi biblici e le trasformazioni del palazzo in luogo di lavoro agricolo nel corso del ‘900 dove si coltivava il grano, si faceva il burro e il formaggio. I recenti restauri, effettuati nelle parti esterne, hanno riportato all'antico splendore questo palazzo annoverato fra le antiche dimore storiche italiane e che conserva la stratificazione di secoli di storia che ne hanno mutato più volte l'uso. Nel corso del restauro sono venuti in luce affreschi rinascimentali che potranno essere oggetto di successivi restauri.
Cassano D’Adda
Cassano D’Adda: un museo diffuso
In Giornate FAI si percorrerà un itinerario urbano, passando per il Centro Storico di Cassano, osservandolo come un vero e proprio Museo diffuso. Si presenterà il Castello Visconteo, trecentesco, poi integrato con parti quattrocentesche, l'esterno ed il cortile interno con i suoi affreschi. Si passerà poi al seicentesco Oratorio di San Dionigi, decorato con un ciclo di affreschi ispirati alla vita del Santo; di particolare rilievo quelli del Fiamminghino. Poi la settecentesca Casa Berva, che mostra rari affreschi a soggetto ornitologico, segno della cultura illuminista del tempo, interessata alla natura e curiosa rispetto le nuove specie portate dalle terre lontane che venivano esplorate. Unitamente all'interesse scientifico oggettivo, le decorazioni presentano pregevoli trompe-l'oeil architettonici. Di fronte, si apre il parco Belvedere, originariamente della vicina Villa Rosales, ora parco pubblico comunale. Infine, Palazzo Somaglia, di fine ‘600, contaminazione tra il barocco del secolo uscente e lo stile settecentesco.
Corbetta
Palazzo Brentano
Nel 1731 il conte Carlo Giuseppe Brentano acquistò l'area e contattò fin dall'inizio il famoso architetto milanese Francesco Croce per affidargli il progetto della costruzione che si concluse nel 1738. I Brentano lo possedettero fino al 1839 quando passò agli eredi e da questi ai Carones. Nel 1935 Enrico Pagani, podestà di Corbetta, lo cedette alla congregazione dei Padri Somaschi che vi insediarono un istituto scolastico tuttora funzionante. Il palazzo è articolato sul tipico schema a "U" delle ville di delizia del Settecento. La visita al Palazzo, solitamente non aperto al pubblico, sarà l'occasione per vivere l'esperienza di contrasto tra il suo glorioso passato e l'attuale necessario utilizzo quale istituto scolastico, teso a preservarne al meglio l'integrità storica e architettonica. Attraverso il grande cancello ed il cortile d'onore si accede al corpo centrale preceduto da un'ampia scalinata di granito rosa. Dopo gli ambienti del piano terra e il grande salone d'onore, si passerà al piano nobile attraverso il monumentale scalone. Realizzato in granito, affiancato da una splendida balaustra in pietra arenaria grigia traforata a motivi decorativi e pilastri con vasi e fiamme in ferro battuto.
Provincia di Lecco
Cremella
Villa Del Bono
La Villa fu edificata per volere di Rodolfo Sessa (defunto nel 1912) e di sua moglie Anna Fumagalli (defunta nel 1932) tra il 1890 e il 1895 su progetto all'architetto milanese Cecilio Arpesani. La presenza della famiglia Sessa a Cremella, risale al 1874 quando Carlo Sessa, grande industriale milanese, acquistò la villa Kramer e tutto l'antico monastero delle Benedettine che domina la collina di Cremella. Sul finire del secolo, dato che la villa del padre, venne ereditata dal fratello maggiore Francesco, Rodolfo e la moglie decisero di edificare una dimora ex novo. Nel 1934, la proprietà venne venduta al Senatore Alberto Del Bono, Ammiraglio della Flotta Italiana e Ministro della Marina del Regno d'Italia (1917-1919). I Conti Del Bono sono gli attuali proprietari. La Villa fu progettata e realizzata in stile neorinascimentale toscano, mentre il parco, di particolare pregio arboreo, fu pensato e realizzato all'inglese. Alla villa si accede attraverso un viale alberato che, giunto all'altezza della portineria, si trasforma in vialetti romantici aprendosi sullo splendido parco all'inglese di 60000 mq, attraverso il quale si accede alla villa, che appare come una visione in cima alla collina. L'apertura, nelle giornate FAI, prevede la visita attraverso il Parco, l'esterno delle scuderie caratterizzate da capriate reticolari in metallo, l'area della piscina, interessante realizzazione degli anni Sessanta del Novecento e la casa padronale.