Le nostre organizzazioni sindacali hanno contribuito e sostenuto la modifica della legge 7 condividendo importanza della tracciabilità del prodotto e l’aumento della lavorazione del grezzo, anche per la tutela dei lavoratori e la qualità del lavoro, per contrastare artigiani border-line, anche alla luce del rischio di infiltrazioni mafiose, vedi recenti episodi di cronaca.
Resta infatti per noi prioritario il tema della tutela del lavoro e del contrasto ad ogni forma di abuso, che danneggi in primis i lavoratori, ma anche l’intero sistema trentino.
Proprio in merito a questa questione proponiamo che la Provincia intervenga al fine di garantire il rispetto delle regole e comportamenti omogenei delle attività svolte nel distretto del Porfido anche creando una autorità ad-hoc. Tale intervento avrebbe ovviamente la finalità di ostacolare le infiltrazioni della criminalità che l'operazione Perfido ha portato in evidenza nelle cronache di questi mesi.
Siamo convinti che per lo sviluppo della filiera e la qualità del lavoro e la crescita della occupazione è assolutamente prioritario lavorare il prodotto estratto riducendo la lavorazione del grezzo. Spinte da parte del mondo imprenditoriale per derogare all’obbligo normativo, il cosiddetto 80/20, è molto pericoloso e va contro tutto impianto della legge 1.
I presupposti poi per la realizzazione di un marchio di qualità del porfido, dovranno inevitabilmente partire da questi ragionamenti, e sul obbligo di lavorazione del porfido, marchio che dovrà essere attribuito alle cave e agli artigiani della seconda lavorazione che rispettano le norme e la solidarietà contributiva e retributiva, il rispetto dei contratti di lavoro nazionale e provinciale, e la tutela delle condizioni di lavoro e della sicurezza dei lavoratori.
Sarebbe anche importante definire quali saranno gli organismi che dovranno garantire il rispetto del marchio di qualità. E’ necessario, dunque, che la Giunta provinciale applichi con rigore quanto definito dalla legge 1/2017 evitando deroghe che inevitabilmente rischiano di contrastare la regolamentazione del processo estrattivo e la lavorazione del porfido bene pubblico, con pesanti ricadute sulle condizioni dei lavoratori e sulla legalità del distretto", affermano Sandra Ferrari e Moreno Marighetti della Fillea Cgil del Trentino e Fabrizio Bignotti per la Filca Cisl del Trentino.